Capitolo 14 (MARCO)

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Buongiorno e buon venerdì! Voi non siete contenti che finalmente sia arrivato venerdì? Questa settimana è stata particolarmente lunga e intensa, per fortuna che oggi c'è Marco a tenermi compagnia... oggi, però, vi risparmio il tuffo nel passato con il video delle ragazze di "Non è la rai", ammettetelo, vi sono venuti gli incubi stanotte. :)

Vi auguro una buona lettura! Vi prego, fatemi sapere cosa ne pensate... e se vi va di condividere questa storia con gli amici, a me farebbe davvero piacere! :)


Sabato, 17 maggio 1997 (Marco, 25 anni)

Suono il campanello e sono un po' nervoso. Normalmente quando vengo in questa casa non mi capita mai di esserlo, Giacomo, il padre di Anna, è un tipo alla mano e, se può, mi aiuta sempre con i pezzi della moto, senza trattarmi da delinquente come fanno tutti gli altri. Per un attimo mi viene quasi voglia di girarmi sui tacchi e andarmene ma ci farei la figura dell'imbecille visto che Giacomo mi sta aspettando per lavorare sugli scarichi della moto. Però dentro ci sarà Anna, forse... o forse non ci sarà e la cosa che più mi disturba è che non so se sono più agitato dall'idea di vederla o da quella di non riuscire a strapparle un'occhiata o un sorriso.

Angela, la madre di Anna, viene ad aprirmi con il cesto dei panni sotto il braccio e un sorriso che potrebbe illuminare una notte senza luna. È una bellissima donna e posso capire dove Anna abbia preso quei lunghi capelli scuri, gli occhioni nocciola e la pelle chiara.

«Buongiorno, credo che Giacomo mi aspetti per fare dei lavori sulla moto» le spiego vedendo la sua faccia perplessa ma cordiale.

Un sorriso ancora più grande le si allarga sul volto e si sposta per farmi entrare.

«L'ho mandato a prendermi alcune cose al supermercato, entra pure, sarà qui tra qualche minuto» mi fa accomodare per poi richiudere la porta alle nostre spalle.

La seguo in cucina e, quando vedo Anna seduta al tavolo intenta a fare i compiti, il mio cuore salta qualche battito.

«Anna, puoi offrirgli qualche cosa mentre aspetta tuo padre? Io devo scendere a fare il bucato» le ordina con una disinvoltura che mi fa agitare ancora di più. Possibile che non veda che sono paralizzato di fronte a questa vista?

Anna alza lo sguardo su di me e, appena posa gli occhi sui miei, un sorriso le si allarga sulle labbra fino a fermare il mio mondo.

«Cosa vuoi?» Mi domanda alzandosi dalla sedia, solo in questo momento mi rendo conto che la madre è già scomparsa dietro la porta che dà sullo scantinato. «Abbiamo Coca Cola, Fanta, 7UP, birra...» comincia ad elencare quello che trova in frigo.

Ci impiego qualche secondo a capire quello che mi ha chiesto, a sciogliere la lingua nella bocca arsa e a rispondere.

«Una Fanta va benissimo» non ho sete ma, se lei mi chiedesse di bermi l'acqua del Po, lo farei senza nemmeno chiederle perché.

È bellissima avvolta in quella tuta blu dell'Adidas che le sta un po' larga e con i capelli raccolti in una coda alta sulla testa. Mi porge il bicchiere, mi fa segno di sedermi su una sedia accanto a lei e si risiede al suo posto, davanti alla pila di libri.

«Cosa studi?» Le chiedo prendendo in mano uno dei mattoni che ha di fronte con scritto qualcosa di assolutamente incomprensibile per me.

«Latino, ho un compito martedì» mi spiega arricciando il naso quasi disgustata.

Appoggio il libro e la osservo sorridendo. Mi piace quando siamo noi due da soli perché posso rilassarmi senza dover stare attento a cosa dico o cosa faccio per paura che gli altri capiscano che mi piace un sacco questa ragazza. Lo so che non dovrei neanche guardarla, che è una ragazzina che ho visto crescere ma è più forte di me, adoro come riesce a farmi stare bene solo con la sua presenza. Adoro come riesco ad essere me stesso quando mi gira attorno, senza patemi, senza dover sempre mantenere quella facciata che mi sono costruito e che tutti si aspettano che mantenga.

[COMPLETA]Come in quella vecchia PolaroidWhere stories live. Discover now