Capitolo 3

3 0 0
                                    

Anche oggi gli incubi non mi hanno lasciata sola, e come al solito sono sotto la doccia. Diversamente dagli altri giorni, però devo andare prima in palestra e anticipare il turno in lavanderia, quindi niente corsa. Mando un messaggio a Tom per avvisarlo della mia assenza, e un messaggio anche a Bianca dicendole che passo da casa sua alle 20.45 per prepararci alla serata.

Manca qualche ora al termine del turno, quando entra l'agente Eddy con una camicia in mano e lo sguardo pietrificato "Ehi Eddy, mangiato una ciambella di troppo?!" gli chiedo in tono scherzoso prendendo la camicia per smacchiarla. "Amanda mi ha detto che hai ancora dei problemi a dormire, ne hai parlato con il dottore? Oppure Ethan potrebbe insegnarti qualche respirazione particolare per tranquillizzare la tua mente, oppure..." "No!" gli rispondo in modo brusco "Non ho bisogno di altro aiuto, sto bene così. Davvero! Il dottore mi da le medicine e Ethan mi aiuta già molto, tranquillo e grazie per l'interessamento, ma per favore stanne fuori." Vado nel retro per sistemare la camicia e prendo dei respiri profondi per tranquillizzarmi, quando torno da Eddy noto sul suo volto la stanchezza della giornata e tutti i doveri che porta sulle spalle. "Questa sera esco prima perché festeggiamo l'opportunità di Tomas, quindi ti dispiace se faccio un po' di strada con te?Sempre se non sono d'intralcio... Sai devo andare a casa di Bianca per prepararci" Mi guarda e con un sorriso mette un braccio sulle mie spalle e mi porta con se verso l'uscita.

Arrivati a casa di Bianca, saluto Eddy con un bacio sulla guancia e corro su per le scale. La nonna di Bianca mi fa entrare in casa, e come un uragano, la mia amica mi rapisce per portarmi nella sua cabina armadio. "Ho già organizzato tutto - inizia il suo monologo – tu metti questo nero, io questo rosa e ci incontriamo con Tom da Loui's per un aperitivo..." continua a parlare gesticolando mentre io mi fiondo in doccia e non sento più niente. L'acqua calda mi coccola e la tranquillità di questa casa mi ricorda la mia vecchia casa e mi viene alla mente la canzone che metteva sempre mio padre quando cucinava la cena e... "Alexandra mi stai ascoltando?" le urla di Bianca i fanno tornare in me.

Ci vestiamo, trucchiamo, acconciamo e alle 22 siamo pronte e in perfetto ritardo, come nostro solito. Arrivate al primo locale vediamo Tom circondato da ragazze – ma dico, come fanno a non capire che è gay? Se un ragazzo ti chiede dove hai comprato la borsa prima del tuo nome, io delle domande me le farei – così decidiamo di stare al gioco, come è già successo e iniziamo la serata in bellezza. Io mi posiziono alle sue spalle e inizio a dargli dei baci sulla mandibola verso il collo mentre con le mani gli accarezzo il petto. Bianca, invece, siede sulle sue ginocchia e prende la sua mano per farsi toccare la coscia mentre accavalla le gambe. "Ragazze mie, siamo in pubblico, vi prego – fa la sua parte della commedia- trattenetevi per questa notte" conclude facendo un occhiolino a delle ragazze che subito dopo vanno via lasciandoci soli.

Sono le 23.58 e siamo in fila per entrare al Cocco, abbiamo bevuto parecchio per essere un aperitivo, ma oggi dobbiamo festeggiare e un taxi ci accompagnerà a casa sani e salvi. Appena entriamo, noto l'ambiente pieno di ragazzi, perfino il bancone è pieno di gente non lasciando neanche uno sgabello libero. I miei pazzi amici vanno al centro della pista per ballare trascinandomi con loro, ma io non ballo, o almeno non ballo se sono ancora sobria, così mi dirigo verso il bancone e ordino tre tequila per iniziare la vera serata.

Abbiamo fatto almeno 3 giri di bevute a testa, non sento più le dita dei piedi e non so neanche che ore sono, ma mi sto divertendo un sacco a ballare con Tom. Mi giro mentre rido e mi blocco a guardare bene il ragazzo che era dietro di me, non è Tom e mi guarda in modo squallido e cerco di indietreggiare ma finisco contro qualcosa che urla. Un attimo, una cosa che urla?! Mi giro ancora e vedo due occhi verde oliva che mi fissano tra il divertito e l'offeso. Noto solo ora che ha una t-shirt bianca con una macchia, sicuramente della birra che gli ho fatto versare con una spinta. Mi si avvicina talmente tanto che sento la puzza del suo alito arrivarmi alle narici, ma quello che sento più di tutto è un odore fresco che avvolge il suo corpo, resto immobile aspettando una sua mossa perché il corpo non reagisce più ai miei comandi, e mentre apre la bocca per dire qualcosa al mio orecchio, mi sento tirare e finire sulla spalla di qualcuno come un sacco di patate. Mi riprendo dal mio stato di trance tanto per tirare un calcio all'inguine e uno schiaffo sulla nuca dello sconosciuto, ma dell'urlo che ne segue riconosco subito Tom e allora mi fermo e cerco di aiutarlo. "Dio, Alex, mi hai quasi castrato!" si lamenta senza fiato "mi dispiace tanto Tom, ma mi sono spaventata e tu mi hai presa alla sprovvista e dovevo difendermi, lo sai che non sopporto le persone che mi sono troppo vicine o che mi toccano senza il mio permesso e"- continuo a parlare a vanvera cercando di scusarmi "tranquilla piccola – mi consola Tom asciugandomi una lacrima che mi è sfuggita – sto bene, davvero, fammi prendere fiato e chiamo il taxi, Bianca ha fatto colpo e ci ha abbandonato". Mi siedo al marciapiede vicino al mio amico poggiando la testa alla sua spalla e aspettiamo il taxi insieme. Dopo aver accompagnato Tom a casa indico la via di casa mia al tassista e mi rilasso un po' sui sedili posteriori, ma una frenata brusca mi fa saltare sul sedile e guardare fuori per capire cosa è successo. Appena vedo la pistola che un ragazzo punta al tassista sento le mie vene congelarsi e la vista che si appanna portando mi a 2 anni prima... Tremo, ma riesco a prendere in cellulare perché il ragazzo armato non mi ha vista, chiamo la polizia ma mi manca la voce... così decido di mandare un messaggio a Eddy, alzo lo sguardo e incontro quello del ragazzo, che si dirige verso di me facendomi scendere. Sento il tassista che si lamenta di qualcosa, parla della sua famiglia, delle sue figlie e sta irritando il ragazzo che ora gli punta la pistola alla tempia. Non sono pronta a rivivere questa scena, rivivo il massacro della mia famiglia, e il mio corpo reagisce da solo. Vedo che abbassa l'arma e questo è il momento giusto per intervenire, se andrà bene salverò una persona e se andrà male tornerò con la mia famiglia, così tiro un calcio alla mano che impugnava la pistola facendola scivolare un po' più distante e poi gli sferro un pugno al setto nasale e una spinta. Il tassista cerca di scappare ma il ragazzo estrae un coltello e lo punta alla sua gola nello stesso momento in cui io prendo la pistola e sparo.

Le manie e le gambe mi tremano, le orecchie fischiano, sento le lacrime rigarmi il viso, e poi vedo le luci delle sirene della polizia. Riesco a girarmi e guardare Eddy che mi corre incontro e mi stringe a lui. Poi il buio. 

Lacrime di Cristallo NeroWhere stories live. Discover now