Capitolo 1: Il surfista timido

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C'era qualcosa che non andava.

Poi Andreas, il mio migliore amico da tutta la vita, mi tirò su per le ascelle. Il naso mi faceva male da morire e quasi sicuramente il sangue sulla maglietta e sul linoleum bianco perla della scuola era il mio.

" Sei solo un idiota Harris. È meglio se non ti fai più vedere in spiaggia, perché quello che non ti ho fatto qui, te lo faccio lì" .

Era la voce sprezzante di Zayn. Era di nuovo la sua voce. Ma stavolta aveva esagerato. Pensai di volerlo ammazzare, ma sapevo perfettamente che non avrei mai potuto farlo. E non perché uccidere era reato, ma perché fisicamente, io somigliavo molto di più ad un cucciolo di gatto che ad un ragazzo di diciassette anni.

" Lascialo stare ", disse Andreas, la voce calma come sempre.

" Lo odio " , le parole mi vennero fuori cariche di veleno.

" No tu sei scemo davvero. Te lo avevano detto tutti che Alisha è una che ama fare casini. Non mi hai voluto dare ascolto e questo è quello che ti sei beccato " .

Andreas prese a parlare e sapevo che ben presto avrebbe perso la pazienza. Io e lui ci conoscevamo dai tempi dell'asilo e dopo così tanto tempo mi rendevo conto che lui era il mio unico vero amico. Lo guardai di traverso: i capelli biondo scuro sempre perfettamente fuori posto, gli occhi profondi e chiari lanciavano saette contro di me e i muscoli delle sue braccia guizzavano veloci sotto pelle. Andy aveva da sempre il vizio di gesticolare quando parlava e con il crescere questa smania di muovere mani e braccia faceva ancora parte di lui. Si era di nuovo incazzato. Lo faceva sempre quando sapeva che stavo facendo delle stronzate. E la stronzata in questione stavolta, era una ragazza: Alisha Johnson. Era la ragazza più bella di tutto il liceo; alta e con un fisico da fotomodella, la sua pelle scura e morbida brillava sotto il sole australiano come oro nero; lunghi capelli scuri e mossi, che profumavano costantemente di cocco, occhi profondi e labbra rosa e sempre colorate dal lucidalabbra. Il suo sorriso era in grado di far svenire chiunque nella scuola, fino a quando un bel giorno non ha fatto svenire anche me. Avevamo preso a frequentarci fino a quando non ci siamo messi insieme. Stare con lei era la cosa più bella che mi fosse mai capitata; lei era la prima a essere entrata nella mia vita così in pochissimo tempo, e ad averla distrutta in soli due mesi. Era questo il motivo della mia ennesima litigata con il quarterback del liceo: stavo per raggiungerla al suo armadietto con tre rose rosse strette nella mano quando svoltato l'angolo, l'avevo vista baciarsi con Zayn. Naturalmente non avrei mai potuto buttare a terra un animale molto più grande di me, ma ci avevo provato lo stesso. E il risultato l'avrei pagato nelle settimane successive. Guardai i petali delle rose sparsi a terra, mischiati al mio sangue e tornai a guardare Andreas. Sembrò essersi calmato.

" Vieni, ti accompagno a casa " , mi disse avvicinandosi.

" Sono stanco di essere trattato come uno che ha sempre bisogno del bodyguard " , dissi a testa bassa.

" Will tu sei il mio migliore amico. E se non ti difendessi in questi casi, allora quand'è che dovrei farlo? ".

Lo guardai. Stava sorridendo.

" Dovrei farlo da solo, anche se tu sei il mio migliore amico " , dissi serrando le labbra.

" E' per questo che a casa ci vado da solo " .

" Ma "

" Niente ma. Sono in grado di farlo, non ho cinque anni " .

" E se ti perdessi per strada chi lo dice poi ai tuoi? ", disse ridendo.

" Vaffanculo Andreas " , sorrisi ed uscii dalla scuola.

***

Vaffanculo, pensai. Il cellulare squillò ancora per la centesima volta, ma continuai a far finta di nulla.

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