Volendo, ci avrebbe già provato questa sera a portarmi a casa sua.

Sono una tifosa, non credo si permetterebbe mai, gli costerebbe l'ammirazione.

"Buonanotte, Simo" aggiungo, girandomi dall'altro lato del letto e ignorando completamente l'ultima assurda frase che mi ha rivolto.

"Buonanotte, signora Dybala - continua lei, ridendo di gusto - e non alzare gli occhi al cielo", aggiunge nel momento esatto in cui sto facendo esattamente quello.

***

La mattina dopo, fresche di una doccia e una bella colazione in hotel, Simona mi trascina in tutti i posti più belli di questa città.

Sono totalmente incantata, ogni luogo, ogni piazza, ogni via mi fa innamorare sempre di più di questo posto.

Maledetta la mia paura di stare lontana da casa.

A volte le paure vanno affrontate per essere sconfitte, e di certo la città in cui studio non è poi così più vicina, sarebbe stata la stessa cosa.


Per pranzo ci fermiamo in una piccola trattoria in centro e,nonostante sia il 15 novembre, la bellissima giornata di oggi ci permette di mangiare all'aperto. 

Nell'attesa del caffè ne approfitto per postare una foto di auguri a Roby su Instagram, e poi a Paulo, scegliendo quella scattata in treno da Mire, che ho scoperto sia anche un grande fotografo, oltre che grande giocatore, e riporto le stesse parole che gli stavo dicendo in quel momento, sapendo quanto gli siano piaciute.
Le traduco in spagnolo stando attenta a non sbagliare, scrivendo una cosa per un'altra.
La posto e riprendo a parlare con la mia amica, mentre ci gustiamo un buonissimo tortino al cioccolato, mio dolce preferito in assoluto.

Torniamo a casa di Simona stravolte nel tardo pomeriggio.

Avevamo girato quasi l'intera città e avevamo fatto compere, scegliendo l'abbigliamento per la festa del giorno dopo a casa di Claudio. Non volevamo esagerare, ma neppure apparire fin troppo semplici.

Ci buttiamo sul suo letto e mi catapulto a mettere sotto carica il telefono, che mi abbandona sempre quando sono in giro. Mia madre sarà preoccupata e devo avvisarla di essere viva e vegeta ancora.

Appena riprende vita, sono sommersa di messaggi, whatsapp, direct, like e commenti su instagram e capisco che in molti hanno visto la mia foto.
Prima di dare loro attenzioni, faccio le dovute telefonate ai miei, raccontando la mia giornata e avvisandoli di quelli che sarebbero stati i programmi dei prossimi giorni, prima di rientrare a Perugia e riprendere seriamente a studiare.

Mentre, da ottima terrona quale sono, cammino avanti e indietro per la stanza gesticolando mentre parlo con mia mamma, vengo bloccata da Simona che, senza proferire parola mi passa il suo cellulare.

Lo fisso e comincio a sentire la voce di mia madre al telefono sempre più lontana, lontana anni luce ormai dalle mie attenzioni, incentrate ora solo su quello che stavo guardando.

Paulo aveva repostato la mia foto con le mie parole, aggiungendo un ringraziamento per me e per tutti i tifosi che ogni giorno gli dedicavano frasi del genere, sottolineando quanto però, fossero ormai in pochi a farlo, visto il "periodo no" che stava attraversando.

Quasi mi casca il telefono dalle mani, avviso subito mia madre che l'avrei richiamata presto, se reggevo ancora, e mi catapulto sul mio profilo.

Era tutto vero, e in più si era impegnato a commentare la mia foto, ed è lì che ho capito che sulla mia lapide un giorno dovrà essere scritto:  "Era la regina delle figure di merda".

Avevo scritto male "hermano" e il correttore aveva scritto "hermoso", così mi ringrazia per il complimento, offrendosi di darmi qualche lezione di spagnolo, già dalla prossima volta in cui ci saremmo visti.

Mi sbatto il telefono sulla fronte più volte, mentre la mia amica ride di gusto, facendomi notare anche che ha cominciato a seguire entrambe, insieme a Claudio e Roberta, anche se questi ultimi avevano cominciato a farlo già da un po'.

Ma che cosa cazzo sta succedendo?

"Qualcuno qui ha preso proprio una bella cotta eh..." dice d'un tratto Simona, con lo sguardo sul profilo di Paulo, come se stesse interagendo con lui.

"Simo, leggi meno fan fiction, per favore", ribatto esausta.

Mi lascio cadere sul letto, ancor più stanca di prima, ma con un'ansia assurda per il compleanno del giorno dopo, in cui lo avrei rivisto.

Mi sarei studiata qualche frase in spagnolo, in modo da fargli capire che non sono così negata da scambiare una parola per un'altra, ma è la vita che ama farmi fare figure di merda in ogni dove.

Smettila di pensarci, riprenditi. Non ci cascare... non dopo tutto quello che ti è successo, mi ripeto nella testa, senza che però il cuore la smetta con i suoi battiti accelerati.

Más que nunca - Paulo DybalaKde žijí příběhy. Začni objevovat