Capitolo 4

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Hera non capì il significato di questa esclamazione finché non arrivò di fronte ad una palazzina con un enorme giardino, nel quale erano stati sistemati alcuni cartelloni, carta vetrata per riflettere la luce, riflettori, e gruppi di persone usavano macchie fotografiche di nuovo e vecchio stampo, provavano inquadrature, filavano e abbinavano vestiti, mettevano in ordine i trucchi ecc.
Una vera troupe.
«Buongiorno! Oggi ho portato un amico!» gridò Terumi balzando nel mezzo di quel nucleo lavorativo.
Parecchie persone alzarono la testa per salutare Terumi e squadrare da capo a piedi Hera, il quale si ricordò quanto odiava essere al centro dell'attenzione altrui: ma quando era con Terumi, ciò sembrava inevitabile.
«Aphrodi...! » disse una donna che indossava la cosa più antiestetica che Hera avesse mai visto, ovvero una giacca giallo canarino a maniche lunghe.
«Oggi hai il servizio con me. Saginuma ti informerà sugli abiti che devi indossare, e Atena penserà al trucco. Vai subito» ordinò.
Terumi annuì, afferrò Hera per il braccio e lo trascinò con sé. Il ragazzo, ancora intontito dalla giacca giallo canarino, non oppose resistenza.
L'unica cosa in comune fra Saginuma e Atena era l'uso della coda di cavallo per i capelli.
Per il resto, Saginuma era un ragazzo più alto della media, di carnagione molto pallida che faceva molto contrasto con i capelli neri; Atena invece aveva i capelli biondi, carnagione abbronzata ed era alto come Terumi.
Diligenti al lavoro, si occuparono di Terumi per il successivo quarto d'ora, mentre Hera s'intratteneva...
...ammirando le modelle che posavano dall'altra parte del giardino.
Una ragazza bellissima con lunghi capelli ricci e rossicci gli lanciò un sorriso sfuggevole, poi però tornò a far coppia col suo partner di lavoro e -lo intuì da come si guardavano- di vita, un ragazzo scuro con i capelli blu.
Hera si lasciò sfuggire un sospiro.
«Ehi» borbottò Terumi, comparendogli davanti con le mani di fianchi. Indossava un pantaloncino bianco-azzurro sotto cui s'intravedeva un leggins nero inguinale, una maglia bianca-azzurra solcata da un panno che gli attraversava diagonalmente il petto, dalla spalla sinistra al fianco destro.
«Non ti ho portato qui per sbavare dietro alle modelle!» osservò, imbronciato.
«Tu devi fare attenzione solo a me, capito?»
Hera scrollò le spalle. Terumi lo prese per mano e lo fece spostare, in modo tale che non avesse più la minima prospettiva di quelle modelle.
Era strana quella sorta di gelosia che mostrava, ed Hera si trovò a chiedersi se fosse geloso di tutte le attenzioni o delle sue attenzioni.
Nel caso di Afuro, era davvero difficile distinguere queste due specificazioni quindi era meglio non starci su troppo.
«Piuttosto, ti piaccio?» chiese il biondo, calzando dei sandali rossicci. Atena gli pose in capo una corona di alloro.
«Chi dovresti essere scusa?»
«Ma come! Secondo te perché mi chiamano “Aphrodi”?!»
«Beh...»
Ora che ci pensava, Demete gliel'aveva anche detto, ma gli era passato di mente. 
«Scusa, tendo a dimenticare facilmente ciò che non mi interessa» disse, apatico, e fece spallucce.
Terumi gli diede un altro schiaffo sul braccio. Hera gli bloccò la mano e alzò un sopracciglio.
«Vediamo di toglierci questa brutta abitudine eh?» commentò.
Il biondino avvampò e si liberò della presa.
«Aphrodite. La dea della bellezza! Io sono una divinità!» scandì, quindi si voltò offeso e andò verso la donna canarina.
Hera non riusciva a distogliere lo sguardo da quel giallo brutto oltre l'impossibile e che proprio per questo annullava ogni sua capacità mentale, nella sua mente c'era il vuoto...
No anzi, c'era il giallo...
Nel momento in cui credette di vedere canarini volargli intorno alla testa, Terumi lo chiamò risvegliandolo dalla sua trance.
«Tadashi! Vieni un momento!» gridò sventolando la mano verso di lui.
Atena gli venne incontro e gli sorrise, invitandolo a seguirlo.
Hera obbedì a lui pur di non obbedire a Terumi e lo seguì finché non si trovò di fronte alla donna canarina, che cominciò a squadrarlo da capo a piede.
Ma che vuole questa?! Oddio, non riesco a guardarla... quel giallo canarino mi sta dando il tormento...! pensò Hera, al quale era venuto anche un tic all'occhio.
«Tadashi, mi ascolti oppure no?!» esclamò Terumi passandogli la mano davanti alla faccia. Hera sbatté gli occhi due volte per ritornare alla realtà.
«Hitomiko vorrebbe che tu facessi alcuni scatti con me» continuò Afuro emozionato. La donna canarina annuì.
«No, grazie» disse Hera deciso, indietreggiando.
Si scontrò con Saginuma, che lo afferrò per le spalle. La donna canarina fece un sorriso malefico.
«Caro, alle mie richieste non ci sono rifiuti. Saginuma, Atena, occupatevene voi» ordinò e schioccò le dita.
Prima ancora che Hera potesse anche solo pensare una fuga, Saginuma lo trascinò via in un camerino pieno di vestiti.
Gli diede un completo simile a quello di Terumi e rimase a fissarlo.
Hera alzò un sopracciglio.
«Posso cambiarmi da solo» sibilò.
Saginuma scrollò le spalle e uscì. Hera, rassegnato, chiuse le tende del camerino e si cambiò.
Quando aprì le tende, si trovò Atena di faccia.
«Credimi so bene come ti senti, io sono abituato ad essere sballottato di qua e di là da Hitomiko e Aphrodi» disse sorridendo.
«Altro che Aphrodi. Qui la vera divinità sei tu! Avrai una vita movimentata» commentò Hera. Atena rise.
«Beh sì» rispose.
«Ma sai, Aphrodi non è tanto male se lo conosci. Mi sembra affezionato a te perciò capirai cosa intendo... prima o poi»
E se ne andò. Hera uscì poco dopo, Terumi gli saltò addosso e gli ficcò una tiara dorata in testa, poi rimase a fissarlo ammaliato.
«Sei bello come una divinità» mormorò.
Hera se lo staccò di dosso e lo scrutò in volto, ma il biondino si girò e tornò dalla donna canarina.
Hera si rese conto in quel momento che il ragazzo era arrossito.
«Fantastici, ecco a voi il grande ritorno di Aphrodite ed Era, le dee della bellezza e dei matrimoni» sussurrò la donna canarina con un sorrisetto.
E cominciò il servizio fotografico.

Famous||HerAfuWhere stories live. Discover now