Complice il lento recupero, la perdita della memoria o la consapevolezza dell'incidente avuto, tutta la frustrazione accumulata, uscì di botto.
Lis si aggrappò a quel sostegno, a quel corpo solido e finalmente lasciò uscire tutta la stanchezza, tutto quel peso che si portava dietro, già da un po'.

Consumate un po' di lacrime, il profumo di Jamie invase i suoi sensi e la tranquillità si infuse nel suo essere. Prese atto del suo corpo, delle sue braccia strette intorno a lei e delle sue, strette intorno a lui.
Sospirò contro il suo petto sentendosi bene come se fosse quello lì, il suo posto; il posto destinato a lei.

Fece scivolare dal collo le dita, intercettando la medaglietta sotto alla stoffa, mentre toglieva via la mano.

"Scusami, ti ho riempito la maglietta di lacrime", gli disse super imbarazzata.
"Non ti preoccupare non è la prima volta che mi versi qualcosa addosso", le mormorò sorridendo fra i capelli.

"No, davvero scusami tu, io non so che cosa mi sia successo. Non volevo assolutamente piangere addosso a te".

Si asciugò le lacrime sentendo delle dolci parole, destinate solo per lei.
"Non ti devi mai scusare con me, sei tu, sei Lis, hai dei sentimenti e provi delle vere emozioni. È giusto piangere, così ci liberiamo da quello che troppo spesso ci opprime il cuore, ma che non riusciamo a vedere".

"Non mi hai mai detto come si sono incontrati i tuoi genitori", le disse portandola fuori da lì, chiudendo la porta interna e poi il cancelletto di ferro.

"Lilian ed Arthur Lawrence erano fatti l'uno per l'altra. Così mi dice sempre Lucy", iniziò a raccontare iniziando a seguire la stradina al contrario.
"Mio padre era un medico veterinario e la sua clinica è la stessa che gestisco io, lasciata in eredità da lui. Molto riservato e super controllato nelle sue emozioni".

Superarono enormi cespugli pieni di fiori rosa e bianchi mentre nel cielo, ancor azzurro, iniziava a comparire una luna appena trasparente.

"Mia mamma invece era un uragano di sentimenti e di emozioni. Solare sempre sorridente e bellissima".
Raggiunsero la macchina di Jamie e lui da perfetto cavaliere, aprì la sua portiera.

"Lei era la bellissima informatrice farmaceutica del medico veterinario Arthur Lawrence".
"Riesco ad immaginare benissimo i tuoi genitori", le disse chiudendole la portiera e salendo in macchina.

"Hai detto una cosa bellissima. Grazie, perché per me loro sono ancora qui con me e vivo molto con i loro ricordi in mente".
"Ci saranno state le scintille tra i tuoi", accese la macchina ed infilò la marcia.
"Una miriade".

Lis si appoggiò al sedile esausta ma contenta. Aveva rivisto i suoi genitori e si sentiva il cuore molto più leggero.

"I tuoi genitori?", gli chiese guardandolo mentre guidava.
Sei bellissimo Jamie, un uomo stupendo.
"Elizabeth, Elizabeth Olsen si chiamava mia madre mentre di mio padre ho ereditato solo il cognome. Non era una brava persona".

"Oh, mi dispiace", disse semplicemente sentendosi in colpa per aver fatto una domanda così delicata e non aspettandosi una risposta del genere.

"Non ti preoccupare è passato tanto tempo", le mostrò un timido sorriso rimanendo concentrato sulla strada.

"Elizabeth, è un nome stupendo. Un'infermiera che mi seguiva in ospedale, forse, si chiamava proprio Elizabeth"
"Davvero?", le chiese curioso.
"Sinceramente non ricordo bene".

"Io ho conosciuto solo il maggiore Stacy! Mi odia!"
"Perché l'infermiera Stacy dovrebbe odiarti?"
"Forse perché sono stato indisciplinato", sorrise.
"Non rispetta le regole Architetto Sommers?"
"Solo quando necessario", le rispose guardandola negli occhi, ormai con il suo tipico sguardo sexy.

"Sai, mi rendo conto solo ora, che tu sai tutto di me ed io non so niente di te".
"Beh, per questo ho la soluzione perfetta", disse parcheggiando la macchina in garage ed avvicinandosi a lei.

I suoi occhioni scuri incatenarono due zaffiri e toccandole l'orecchio con le labbra calde, continuò a provocarla.
"Avete la soluzione architetto?", cercò di dire con voce impastata. Non era facile parlare con lui così pericolosamente vicino.
"Sì, dottoressa. Se non mi conoscete non vi resta solo che scoprirmi di nuovo".

"Illuminatemi architetto, dato che avete tutte le risposte. La prima volta che vi ho scoperto come è finita?", gli chiese morendo dalla curiosità.
"È finita molto bene", disse ridendo senza staccare il suo viso a pochi centimetri dal suo.

Voleva baciarla ma non poteva. Durante quel bellissimo pensiero accompagnato da un battito accelerato del suo cuore ma con un misto di tristezza per via del limite che non poteva ancora superare, Lis lo sorprese.

Si avvicinò lei, con un timido sorriso e labbra mordicchiate. I suoi occhi azzurri erano grandi e lucenti mentre con pura pazzia nelle vene, in quel preciso momento, il suo corpo ed il suo cuore si ribellarono alla sua mente confusa ed autoritaria.

Appoggiò il viso vicino alla guancia abbronzata e toccando l'orecchio delicato gli parlò con voce tremante, "grazie per oggi architetto Sommers, grazie per essermi stato vicino".

Il respiro caldo marchiò la pelle mentre le labbra non resistettero oltre e posarono un bacio sulla guancia, calda, ricoperta dalla leggera barba.

In quel momento due cuori recuperarono un po' di speranza mentre due corpi ringraziarono per quel, anche se piccolo, contatto.

Un irresistibile arrogante - The Sommers brothers series (Completa) Where stories live. Discover now