|Capitolo 4|

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La mia anima era sovrastata dalle tenebre; non provavo alcun timore
perché tutto questo mi era
dannatamente familiare
{Amélie Camden}

"Mamma dove mi stai portando?" chiese una piccola Amélie.
"Ti porto da zia Charlotte, tesoro. La mamma deve andare via per un pò ma torna presto, intesi?".
Due tocchi alla porta di casa Condrey. Un bacio sulla fronte. Un sorriso. Poi il nulla.

Nello stato di torpore in cui si trovava, Amélie pensò al vuoto che le aveva lasciato sua madre; era solo una bambina di 7 anni quando apprese al telegiornale che sua madre era morta in un incidente stradale. Una bambina che non poteva immaginare che quel bacio in fronte sarebbe stato l'ultimo che avrebbe ricevuto.

Ora il vuoto e le tenebre la circondavano come una manta ma erano più che stati mentali: erano reali. Poi di colpo ci fu un flebile bagliore: la collana nera iniziò a brillare sempre di più finché liberò un fascio di luce oscura potentissimo.
A quel punto Amélie aprì lentamente gli occhi: lo scenario che le si stagliò davanti la colpì come una secchiata d'acqua gelida e la giovane dovette stropicciarsi gli occhi più volte per comprendere che non si trattava di un sogno.

Amélie si ritrovò sul bordo di una collinetta spoglia, caratterizzata da una copertura molle e tendente al violaceo: alle sue spalle vi era un piccolo bosco formato da alberi spettrali e privi di vita.
La ragazza alzò lo sguardo e la sua unica reazione fu quella di sgranare gli occhi: il cielo era interamente viola, con molte sfumature tendenti al nero e al grigio; sembrava quasi che un pittore ubriaco avesse dipinto quelle sfumature così articolate e indefinite. All'orizzonte si poteva scorgere la sagoma di una fortezza, interamente avvolta dalle tenebre e da strane scintille luminose.

"Si tratta di uno scherzo vero? Possibile che abbia le allucinazioni?" si ritrovò a pensare Amélie.
La giovane osservò la propria figura: indossava ancora il vestito con cui si era recata al club e i tacchi erano totalmente immersi in quella sostanza appiccicosa. D'un tratto Amélie sentì un rumore simile al suono prodotto da un ramo spezzato e subito dopo una colorita imprecazione.
La giovane volse lo sguardo verso il bosco e d'istinto sussultò: numerose figure incappucciate la scrutavano, nascoste dietro gli alberi scheletrici. Colti in flagrante, le figure si avvicinarono lentamente.

Davanti il gruppo procedeva un ragazzo statuario e dal portamento altezzoso; Amélie non potè fare a meno di osservare i suoi capelli castani - tra i quali spiccava un vistoso ciuffo blu - e i suoi occhi scuri che la stavano scrutando con attenzione. Il ragazzo - rimasto a una esigua distanza - proruppe con tono aggressivo:" Come sei arrivata qui? Chi sei?"
Amélie si alzò con difficoltà e tentò di rimuovere la sostanza molliccia dal suo vestito.
Con tono aspro si rivolse al giovane:" Il mio nome è Amélie e non so come sono arrivata in questo posto; l'ultima cosa che ricordo è il fascio di luce liberato da questa collana" e mostrò la stalattite ai presenti. Ben presto si diffusero mormorii sorpresi e sguardi ostili; Amélie non ebbe nemmeno il tempo di rendersi conto che il giovane si era messo alle sue spalle e ora le stava puntando una daga sul collo.

Amélie volse il capo in direzione del suo aggressore e osservò i presenti con sguardo malevolo; subito dopo colpì il giovane con una testata e si allontanò, mettendosi in posizione di difesa.
"Forse non vi sono chiare le mie intenzioni: voglio solo tornare a casa!"  proruppe la ragazza.
Il giovane - pulendosi il naso sanguinante con la manica del cappotto - replicò:"Chi ti ha dato quella collana?".
Amélie, presa alla sprovvista da quel cambiamento di umore, rispose con fare altezzoso:" Prima pretendo di sapere che razza di posto è questo! E per quale motivo mi avete aggredita?"
Il giovane scambiò un'occhiata complice con il resto del gruppo e a quel punto rivolse un inchino ironico in direzione di Amélie: "Benvenuta nel nostro inferno personale, questo è il regno di Celìon".

Amélie scoppiò a ridere come non mai e teatralmente portò le dita sul viso per asciugarsi le lacrime agli occhi:"Devo aver fumato qualcosa di molto pesante per poter immaginare tutto questo! È uno scherzo vero?"
La giovane osservò tutti i presenti e vide che non c'era alcuna traccia di ilarità nel loro sguardo, solo devastazione e tristezza.
A quel punto il ragazzo prese a tormentarsi il ciuffo blu e, dopo aver preso un respiro profondo, replicò:"non so da dove provieni ma sappi che tutto questo è reale; il mio nome è Connor e tutti quelli che vedi sono gli Esiliati. Noi combattiamo per sopravvivere".

Spazio autrice: Buonasera carissimi!
Come potete vedere ho assemblato il capitolo 4 😊 sapete quanto tengo alle vostre opinioni perciò fatevi sentire! Che ne pensate dei nuovi arrivati? ❤
Il regno in cui si trova Amélie si pronuncia "Seliòn"
Bacioni
~Giusy

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⏰ Last updated: Apr 22, 2018 ⏰

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