Sono una persona matura

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«No, Claire. È nella sala delle riunioni.»

Rachel mi guarda come se mi avesse appena dato la notizia di un lutto. Aggrotta la fronte e attende che io dia in escandescenze. Ma questo non succederà perché sono una persona matura.

«Non capisco» confesso, riprendendo a camminare. «La Cosa non doveva pubblicare con noi in estate? Perché ci sarà anche lei alla riunione? Carter sta ancora lavorando al suo...» Chiamarlo romanzo è una bestemmia. «Alla sua storia.»

«Hanno accelerato i tempi e pare ci siano dei cambiamenti sul piano editoriale. Tuo padre è furioso» mi avverte e si guarda intorno fino a quando non entriamo nell'ascensore.

Rachel ha l'assurda abitudine di immergersi troppo in ciò che sta leggendo. Scommetto che sul suo comodino ci trovo Red Sparrow di Jason Matthews che le ha regalato il suo ragazzo due giorni fa. La settimana scorsa aveva letto Memorie di una Geisha ed era venuta a lavorare in kimono. Nella bottiglia termica invece del caffè ci aveva messo del tè verde e non vi dico l'odore per i corridoi. Sembrava di essere finiti nella giungla di Jumanji.

Rachel sposta i suoi lunghi capelli ricci dietro la spalla e mi guarda intensamente. «Pare che sia successo qualcosa. Qualcosa di brutto.»

La riunione di oggi doveva essere dedicata esclusivamente a Jhon e al suo nuovo romanzo. Mi ha già anticipato qualcosa e non ho dubbi che piacerà a tutti. A maggior ragione credo non ci sia nemmeno tempo per la Cosa.

Prendo il telefono e controllo le mail. È strano che mio padre non mi avvisi di questi cambi di programma, ma aggiorno più volte e pare non ci sia nessun nuovo messaggio.

Nonostante la Starks sia diventata un'azienda immensa, mio padre vuole ancora avere l'ultima parola su tutte le pubblicazioni importanti. La parola 'delegare' nel suo vocabolario non è mai esistita, anche se in teoria la collana di romanzi un delegato ce l'ha ma la sua importanza è praticamente nulla.

Si aprono le porte dell'ascensore e mi fiondo verso il suo ufficio ma noto da lontano che dentro non c'è nessuno.

L'ambiente che di solito è animato dalle chiacchiere oggi è silenzioso. Alcune scrivanie sono state lasciate in un ordine surreale, mentre altre sembrano proprio vuote.

«Ma che diavolo sta succedendo?» domando a Rachel senza staccare lo sguardo dalla fila di tavoli. Non possono essere stati tutti licenziati, non ci voglio credere. E poi la casa editrice va a gonfie vele e... o mio Dio, persino il tavolo di Noemi è vuoto.

Rachel mi sta per dire qualcosa ma una serie di gridolini isterici riempie il silenzio e tutta la tensione scema.

Ma certo. Come ho fatto a non pensarci prima?

Pamela, una donna sulla quarantina dai capelli rossi, tira fuori dalla borsa una pochette. Le mani le tremano talmente tanto per il nervosismo che rischia di farla cadere più volte ma riesce comunque a prendere lo specchietto portatile e a mettersi il rossetto senza trasformarsi nel Joker.

Una decina di donne irrompono fuori dal bagno e vengo così travolta dall'acro odore della lacca. Una per poco non inciampa mentre finisce di mettersi le scarpe. Un'altra - che si chiama Cassy - chiede con agitazione ad un'amica se le si vede abbastanza il seno. Le direi che, come sempre, si vede solo quello, ma fa niente.

C'è solo una persona che ha questo effetto sul gentil sesso e quella persona è Jhon.

Una donna attempata dai corti capelli neri e un fisico longilineo si fa strada tra le isterie delle colleghe e riesce a raggiungerci. Ester sta per fare una strage, lo sento.

Buttati che è morbidoWhere stories live. Discover now