Non è cinismo, è essere schietti

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«Mi sposo!» urla Dana dall'altro capo del telefono. La mia estetista legge qualcosa nella mia espressione e si ferma senza che le dica niente.
«Stai scherzando?» replico io scettica. «E con chi?»

«Ricordi Thomas? Della clinica?»

«Quello che ti ha preparato il plantare? Il tecnico della clinica ortopedica?»

«Esatto!»

«Ma Dana, hai fatto quella visita solo due mesi fa...» Ti prego, non di nuovo.

«Ah! Anche tu con questa storia» risponde Dana annoiata. «Esiste l'amore a prima vista, Claire! Quando lo vorrai imparare?»

Non è che non creda nell'amore a prima vista. L'idea è romantica e meravigliosa ma... due mesi? Un matrimonio?

«A quando le nozze?» Va bene, Vostro Onore, mi arrendo. Dana non avrebbe ascoltato nemmeno  me, sua sorella.

«Il 5 marzo! La cattedrale di San Giovanni a Lione!»

Sposarsi a Lione era sempre stato il suo sogno. Mi immagino la scena e mi viene quasi da piangere. Quasi. Ci mette più l'HBO a fare una stagione di Game of Thrones che Dana a trovare un marito e a sposarselo.

«Thomas mi ha dato l'anello un'ora fa! Sto per scoppiare!» dice lei urlando. Me la immagino sul divano tutta rannicchiata che scalcia per la felicità. «Ti ho mandato per mail un biglietto aereo! Ti aspetto qui tra una settimana per iniziare i preparativi! Portati anche Jhon! Ora scappo! Ciaooo!»

Dana è sempre stata una persona avventata ma pensavo sarebbe cambiata nel tempo. Tutti lo pensavano, anche il suo ex ragazzo. Povero Derek, mollato il giorno della sua laurea per una stupidaggine. Ricordo ancora la sua faccia sconvolta quando Dana gli aveva detto che si trasferiva ad Amsterdam per seguire il suo sogno di diventare un'esperta di marketing.

"Alla faccia tua" gli aveva urlato sbattendogli la corona d'alloro in faccia. Sono ancora dell'idea che non lo meritasse.

Ho sempre appoggiato Dana in tutto. Quando disse a mamma e papà che voleva andare a New York per sfondare nel mondo del cinema, io mi ero persino offerta di pagarle le spese. Beh, avevo dodici anni e non avevo una idea precisa di come funzionasse il mondo né tanto meno quanto costasse vivere a New York, ma ero entusiasta. Una parte di me lo è ancora. Dana è estremamente talentuosa e bella. Avrebbe potuto fare qualsiasi cosa nella vita ma alla fine eccola la, a Lione in un museo.
Non c'è niente di scandaloso nel lavorare in un museo ma... il cinema è decisamente meglio!

Faccio cenno alla mia estetista di continuare e lei si avvicina con discrezione e riprende il lavoro.

Dopo una settimana di trasferte in giro per l'Inghilterra mi ci voleva proprio un po' di relax. Lavorare per mio padre non è affatto rilassante come molti pensano.
"Lavori per i tuoi e quindi puoi fare quello che ti pare". Col cavolo! Non conoscono mio padre evidentemente.

Il signor Robert Starks, da non confondere con il belloccio di Game of Thrones, è un tipo sulla sessantina burbero che sarebbe capace di licenziarmi in tronco se non fossi brava in quello che faccio. Quando ho detto ai miei che avrei voluto lavorare nel campo editoriale, mia madre si è messa a piangere. E non per felicità.

«Non è il tuo campo, Claire. Che ne dici delle relazioni diplomatiche?» mi aveva chiesto mio padre senza nemmeno guardarmi in faccia.

Non avrei buttato il mio master in editoria nemmeno se me l'avesse chiesto Chris Pine in persona e così appena laureata ho mandato il curriculum alla casa editrice Starks. A mio padre. Lui lo ha letto davanti a me come se non conoscesse le mie esperienze lavorative e le mie ambizioni. Ho fatto persino un colloquio con lui. Alla fine mi ha assunto e adesso sono l'editor dei nostri autori di punta.

Buttati che è morbidoWhere stories live. Discover now