primo giorno di scuola

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                                            capitolo 2

Aprii gli occhi e guardai la sveglia: erano le 6 del mattino. Mi stiracchiai e mi alzai, preparandomi mentalmente per il primo giorno di scuola nella nuova scuola. Dopo essermi lavata, indossai una felpa, un paio di jeans e le mie amate scarpe da tennis, uscii fuori dalla mia stanza e chiusi la porta. Dall'altra parte del corridoio la porta di papà era chiusa, mi misi in ascolto e sentii un leggero russare - stava ancora dormendo- sorrisi felice e scesi le scale, andai in cucina e preparai la colazione per papà, la misi nel fornetto e gli lasciai un messaggio sul tavolo. Prese le chiavi di casa uscii, guardai l'orario e per poco non mi strozzai, <<merda sono le 7;30 il che significa che se non mi sbrigo farò tardi>>. Incominciai a correre per la stradina che porta sulla strada principale mentre nella mia testa ripassai tutto l'elenco dei santi e mi maledissi per non essermi svegliata prima. Dopo un ventina di minuti di corsa, finalmente gli alberi diminuirono ed entrai nella città, per arrivare poi davanti al cancello della mia nuova scuola, <<wow, è enorme>> la scuola era circondata da un muro,all'ingresso si trovava un cancello alto due o tre metri di ferro battuto con degli arabeschi dorati, dal cancello al portone vi era un viale di ciottoli, ai lati del viale si trovavano fiori di ogni genere,siepi e qualche albero di salice piangente. M'incamminai, guardandomi in torno, fuori era pieno di ragazzi e ragazze, dopo quel che sembrava un'eternità riuscii finalmente a raggiungere il portone. Feci un lungo respiro e varcai la soglia, dentro era molto luminoso ed enorme, le pareti erano alternate da vetrate e classi, riuscii subito a trovare la segreteria e la presidenza, sia perché erano le prime stanze (rispettivamente una a sinistra e l'altra a destra), e sia perché  scritto in neretto e grande quanto la mia testa c'era scritto :SEGRETERIA PRESIDENZA. Entrai in segreteria, c'era un solo bidello, mi feci coraggio <<mi scusi, potreste dirmi in che classe sono? Il mio cognome è Altea.>> Il bidello guardò un foglio mentre borbottava <<Altea...Altea...ah eccolo trovato...Lea Altea giusto?>>. Annuii  <<si, sono io>>, <<terza E, quarta porta a destra, secondo piano>>. Sorrisi all'uomo <<Grazie mille>> ed uscii. Salii le scale ed arrivai al secondo piano, mi guardai intorno in cerca della classe ma invano. Facendo un respiro profondo tornai a guardare le classi: forse mi ero distratta e avevo saltato la classe. <<quarta porta a destra...non dovrebbe essere difficile...e allora perché non la trovo? >>. Rossa come un peperone scesi di nuovo le scale e tornai in segreteria, bussai ed entrai dopo aver sentito la voce del bidello che mi invitava ad entrare. Lo guardai dal basso verso l'alto con espressione colpevole <<ehm, mi scusi...ma non sono riuscita a trovarla>>, il bidello sospirò e si alzò <<come ha fatto a non trovarla? non era molto difficile da trovare, vabbè, mi segua>>. In effetti non era 'difficile' da trovare, dovevo solo prendere il secondo corridoio a destra ed eccola lì: classe 3 E. Il bidello mi guardò, sorrise e disse <<ecco siamo arrivati>> io balbettai un grazie mille, il bidello sorrise e fece un cenno con il capo a mo' di saluto <<di nulla>>. Entrai in classe: era spaziosa ed ariosa, aveva il parquet bianco, dalla parte opposta della porta vi era un balcone con una vetrata enorme -che prendeva quasi tutta la parete-, la cattedra si trovava alla mia destra e la lavagna alla sinistra -quest'ultima prendeva tutta la parete sinistra-, i banchi erano suddivise in file quattro orizzontali e sei in verticale, erano tutti singoli e tra un banco e l'altro c'era la distanza di 1 metro più o meno. Scelsi il terzo banco sulla sinistra, vicino al muro, in quel momento suonò la campanella e in due secondi la mia classe si riempì di ragazzi, tutti si sedettero a un banco, tranne quello vicino al mio che restò vuoto e, infine, entrò la professoressa. Catturai subito l'attenzione di tutti, i ragazzi mi fissavano chi con curiosità chi con astio, incominciai a sentirmi a disagio, ma il disagio aumentò quando la professoressa disse <<Tu devi essere la nuova studentessa, Altea giusto?>> io annuii e con voce calma e bassa risposi <<si,sono io>>.

<<Bene>> sorrise <<parlaci un po' di te>>. Questa era la frase che speravo tanto di non dover mai sentire. <<Sono Lea Altea, ho 17 anni, mi sono trasferita qui da poco>> risposi concisa e in fretta. In fondo questa era la mia presentazione, la professoressa mi guardò come se si aspettasse qualcos'altro e, quindi, non vedendomi parlare mi chiese <<qual'è il tuo hobby?>>. Il suo sguardo speranzoso mi fece muovere a disagio sulla sedia <<E ora cosa gli dico?! che non ho hobby?>>. Mi morsi il labbro prima di rispondere con la prima cosa che mi venne in mente <<suonare>>, beh questo era vero, di suonare suonavo ma non era un hobby, era più un obbligo. <<Non mentire a te stessa Lea, suonare il piano ti  sempre piaciuto>>  e anche questo era vero, lo trovavo molto rilassante quando non ero obbligata a suonareLa professoressa sorrise come si sorride con un caso perso <<e cosa suoni?>>, <<il piano>> si andò a sedere <<bello. Bene, per far integrare la nuova studentessa le lezioni cominceranno fra una settimana>>, dalla classe si levò un coro di gioia. Tre ore dopo suonò la ricreazione e la professoressa uscì dalla classe. Alcune ragazze si avvicinarono al mio banco <<Altea? ahah che cognome orrendo, per non parlare del nome>>, le fissai e alzai un sopracciglio, con voce disinteressata dissi <<è un cognome, uno vale l'altro e a me il mio nome piace>>. Una delle ragazze mi guardò come se avessi appena detto...che so...che i lupi miagolano o che Brad Pitt era un cantante <<sicura di avere tutte le rotelle a posto?>>, continuai a fissarla senza espressione <<e tu invece?>>, lei alzò le sopracciglia <<e tu invece cosa?>>. Feci un sorrisino e le feci il verso <<sicura di avere tutte le rotelle al posto giusto?>>, beh poi  ovviamente lei s'infuriò: diventò rossa come un pomodoro, mentre io mi gustavo la scena sorridendo sorniona. Ciò la fece infuriare ancora di più e mi puntò un dito contro <<tu! novellina, come ti permetti?!>> sospirai, non valeva nemmeno la pena di risponderla, quindi molto elegantemente la ignorai. Ma guardai scettica il dito puntato contro di me, lei si accorse che la stavo deliberatamente ignorando <<ehi! sto parlando con te novellina, non è che per caso sei pure sorda?>> e si mise a ridere, scossi la testa <<no, semplicemente non ne vale la pena rispondere>>. Lei mi guardò in cagnesco e fece per tirarmi uno schiaffo, ma venne interrotta da un'altra ragazza <<Diana, finiscila. Se sei nervosa vai a litigare con qualcun'altro e lascia in pace la nuova arrivata>>. La ragazza che aveva appena parlato era alta un metro e settanta -se non di più-, emanava un'aura di pericolo, i capelli erano neri e corti, occhi verdi smeraldo e dall'aria spavalda. Diana sbiancò di colpo come se avesse visto un fantasma, ma fu' questione di un attimo poi si riprese <<Fay? Perché difendi la novellina?>>, sbruffai e dissi <<la novellina ha un nome>>, Fay mi guardò e sorrise <<perché Lea è una mia amica>> io alzai un sopracciglio <<e da quando sono sua amica?>> , ma non dissi nulla. Diana sbiancò ancora di più e balbettò un <<scusa>> alquanto flebile, dopo di ché uscì fuori dalla classe, mi rivolsi a Fay e diedi voce ai miei pensieri <<e da quando sono tua amica?>> , la ragazza sorrise e si sedette al banco vicino al mio, quello vuoto, <<da ora>> e se possibile sorrise ancora di più.

Black Wolf (IN REVISIONE)Место, где живут истории. Откройте их для себя