la sentenza

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Io mi chiamo Aurora e ho ucciso mio padre e, tecnicamente, anche mia madre.

Ora sono in attesa che arrivi il giudice nell'aula e che decida la mia fine, è la terza volta che si riuniscono per decidere, il che è strano.

Se considereranno le mie azioni come legittima difesa allora continuerò a vivere normalmente, se mi considereranno un...omicida mi faranno fuori per iniezione letale.

Personalmente penso che sia meglio uccidermi, non ho motivi per continuare a vivere, meglio morire e non pensarci più.

?: "in piedi!"

Tutti si alzano con un silenzio che scende fastidiosamente nell'aula.

?: "entra l'onorevole Mario Rancini"

Lui entra e fa cenno a tutti di sedersi, tutti si siedono, poi entrano altri 4 giudici che si siedono al lato destro del signor Rancini

Sig.R: "siamo qui per emanare la sentenza della signorina Patricelli Aurora, che ha compiuto 18 anni pochi giorni fa, l'accusa è quella di omicidio di suo padre, Patricelli Massimo"

Fa una pausa per rileggere velocemente dei fogli, poi ricomincia

Sig.R: "abbiamo richiesto molto tempo per analizzare questo delicato caso, perciò posso dire con certezza che la signorina Patricelli..."

Sembra quasi fare una pausa in quel momento, come se non volesse dirlo

"...Morirà per ignezione di un cocktail di farmaci per endovena"

Mi sento all'improvviso più leggera, come se mi fossi tolta un peso dalle spalle, è una bella sensazione.

Tuttavia questa bella sensazione viene bloccata da tutta la gente che inizia ad urlare dietro di me

?: "è solo una ragazza!"

?: "il padre era uno stronzo, se lo meritava!"

Il casino continua ad infastidirmi, a disordinare i miei pensieri, stringo i pugni, non urlare, non alzare la voce...

?: "si è solo difesa!"

?: "cosa doveva fare lasciarsi stuprare?!"

Io: "BASTA!"

Di nuovo il silenzio, quasi mi è mancato, tutti mi guardano, odio il loro occhi su di me...

Io: "quando?"

Guardo direttamente il signor Rancini, ignorando gli occhi di tutti, cercando di ignorarli

Sig.R: "domani a mezzogiorno"

Io: "ebbene, ci rivedremo a quell'ora, a domani onorevole"

Mi alzo e, con una guardia accanto che mi segue manco fosse un cane, mi dirigo verso la mia "camera"

La guardia, che credo si chiami Alessandro, mi apre la cella, isolata dalle altre e la richiude dietro di me, mi allungo sul letto e... beh... credo che approfitterò del momento di calma per ripassare tutto ciò che è successo...

18 anni e 5 giorni fa sono nata io, mia madre muore per farmi nascere, mio padre mi incolpa per la sua morte, ma per quel momento non mi fa nulla, perché mio nonno, il padre di mio padre, è ancora vivo.

Inizio ad andare a scuola, i miei compagni di classe e anche altri iniziano a prendermi in giro per la mia eterocromia, ho un occhio color nocciola l'altro color ambra, dico tutto a mio nonno e lui mi consola.

Mio nonno muore e mio padre inizia a picchiarmi aumentando giorno dopo giorno la dose e la forza, tre giorni prima del mio diciottesimo compleanno prova a stuprarmi, ma io riesco a difendermi con il coltello da cucina.

Lui muore il giorno dopo per le ferite troppo gravi in ospedale e io vengo processata per omicidio sette giorni dopo, proprio una bella vita, spero che almeno la morte sia migliore...

Io e il DiavoloWhere stories live. Discover now