Alzai gli occhi al cielo. Era sempre il solito coglione, ma quel giorno avrei avuto bisogno di un suo passaggio a scuola perché a quanto pare il carrettino di Maryse stava iniziando a dare i primi segni di cedimento.

Dopo essermi asciugata anche la paglia azzurra che avevo in testa, bussai ripetutamente alla porta della camera di mio fratello, fin quando quest'ultima non venne finalmente aperta.

«Che cazzo vuoi, Mavs?», sbraitò Jeremy, fissandomi in cagnesco e incrociando le braccia al petto.

Solo in quel momento notai che mio fratello non indossava la maglietta, mettendo così in mostra i suoi addominali, ma era unicamente in boxer.

Dei boxer azzurri con stampati su dei cagnolini. Oh Cristo! Ma che roba era?

Mi coprii all'istante il viso, emettendo un verso di disgusto, «Ma vestirti, no?»

«Non è colpa mia se non hai mai visto un ragazzo mezzo nudo, sorellina.»

«E non ci tengo nemmeno, soprattutto se indossano boxer come i tuoi.»

Feci finta di vomitare poi scrollando le spalle, lo fissai negli occhi lucidi e assonnati, «Oggi mi devi accompagnare a scuola tu.»

«Che? Perché non vai con la Walker?»

«Maryse. Mary. E comunque non posso perché la sua macchina la sta lentamente abbandonando.»

Mio fratello ghignò. «Va bene, testa di cazzo, ma sei in debito con me quindi quando avrò bisogno di qualcosa, tu dovrai farlo senza lamentarti.»

Ah... Ecco a cosa voleva arrivare. Voleva ricattarmi per avere qualcosa da me, ma cosa esattamente?

«Ci stai oppure prendi il bus? Anche se penso sia passato meno di cinque minuti fa, oops.»

Digrignai i denti, per evitare di saltargli al collo come un bulldog con la rabbia, «Ci sto, pezzo di stronzo.»

«Bene. Io mi cambio, tu ingozzati pure di nutella.»

Gli mostrai il dito medio poi feci una pernacchia e nel frattempo incominciai a scendere i gradini, pensando a come poter uccidere mio fratello senza far ricadere i sospetti su di me. Ma era quasi impossibile che non capissero che ero stata io, anche perché nonostante seguissi molte serie TV crime, non sarei mai riuscita a nascondere un cadavere o le mie tracce.

«Mavis, buongiorno», mio padre mi salutò da dietro il suo giornale mentre mia madre era ai fornelli che preparava la colazione.

«Buongiorno papà», gli baciai una guancia pungente di peluria poi lasciando cadere lo zaino ai piedi della sedia, mi ci sedetti sopra e afferrai il barattolo di nutella.

«Sto preparando i pancakes quindi potresti aspettare ad ingozzarti di nutella? Mi servirebbe», mi ammonì severamente mia madre quindi lasciai stare la testa e appoggiai sconsolata il viso sul tavolo.

Sbuffai stancamente, magari così avrei attirato l'attenzione di mio padre, ma lui inarcò semplicemente un sopracciglio poi tornò a leggere il suo giornale, facendo finta di niente.

Tradita da mio padre, dall'unico di cui mi fidavo in questa casa. Che colpo duro da digerire e sarà così anche dopo aver mangiato i pancakes di mia madre.

Mia madre si ostinava a cucinarli, anche se li faceva veramente schifosi e duri da mandar giù e, nessuno aveva il coraggio di farglielo notare per paura della sua furia incontrollata.

«Oggi mi accompagna a scuola, J. A Mary non funziona più il suo catorcio», annunciai dopo essermi riempita una tazza di latte.

«È anche ora che cambi quella macchina», borbottò mia madre, servendo i pancakes.

Falling for a ChallangeWhere stories live. Discover now