Le 21.33

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Vittoria strabuzzò gli occhi e corse verso la porta. 

-Li conosci?- le chiese Riccardo ma inutilmente, lei era già volata via. 

La ragazza salì le scale e si affacciò alla finestrella del grande rettangolo meccanico per guardare i suoi due amici. 
-Vittoria. Stai bene?- le chiesero in coro, lei annuì. 

-Siamo rimasti bloccati.- provò a spiegare a voce alta per farsi sentire, le sue labbra non arrivavano tanto in alto da far leggere il labiale. 

Loro tentarono nuovamente di smuovere la maniglia ma senza alcun risultato. 

Alessandro arrivò alle sue spalle prontamente. -Cercate nel bancone, lì a sinistra!- gli indicò. 
Dalla loro parte c'era ovviamente il tavolo dove sedevano MariaLuisa, Anna e l'altro uomo; era lì che tenevano i computer, le tessere e tutto il resto. Potevano esserci anche delle chiavi, effettivamente. 

Anzi, dovevano esserci. 

Nel frattempo sia Sara che Alessandra si erano riuniti intorno a loro per guardare, mentre fremevano tutti quanti di autentica impazienza. 

Davide e Ludovico cercavano dappertutto, stavano mettendo a soqquadro tutte le scrivanie fino a quando il braccio di Davide si alzò vittorioso: -Ho trovato un mazzo!- esclamò trionfante. 
Provarono circa sette chiavi prima che finalmente la porta delle due aule si sbloccasse sul restante piano terra. 
Vittoria, una volta libera, andò incontro a Ludovico per abbracciarlo sollevata. 
Non poteva credere che quell'incubo fosse finito.
-Oh dio, grazie grazie.- Sara li ringraziò quasi sull'orlo del pianto.

-Non cantate vittoria così in fretta.- Davide si rabbuiò totalmente, ed un brivido freddo corse presso la spina dorsale della ragazza:
perchè loro erano ancora lì dopo tutte quelle ore?
-Eravamo al bagno di sopra, siamo rimasti chiusi anche noi.- spiegò Ludovico. 

-E Matteo?- chiese Vittoria supplichevole. Loro le dissero che era andato via prima con Martina, perciò non si era preoccupato che potessero essere rimasti chiusi. 
-Non è vero, è uno scherzo.- continuava a dire Sara. 
-No, non è uno scherzo.- si mise in mezzo Davide. 

-Beh ma le porte principali? Le finestre? Il bar?- insistette Alessandra. 
-Tutto chiuso, abbiamo controllato.- risposero i due. 
-Spacchiamo qualcosa allora!- urlò su tutte le furie Sara. 

Loro si guardarono straniti. 
-C'è poco da spaccare, e comunque non volevamo metterci ulteriormente nei guai. Appena sapranno che siamo rimasti chiusi dentro ci uccideranno, i miei mi uccideranno.- disse Ludovico pacatamente. 

-Ok, scusate ma io devo andare urgentemente in bagno.- li interruppe Alessandro scansandoli malamente. Aprì la porta che dirigeva verso il piano superiore ma trovò le scale totalmente al buio: non c'era nè una luce nè una finestra. Le uniche luci erano all'interno del bagno, e provenivano da minuscole finestre rettangolari della stessa dimensione di quelle del seminterrato. Ma per ora era tutto completamente nero. 

Riccardo non si fece attendere. -Ti accompagno.- lo incitò, e si decise che avrebbero fatto a turno: dopo sarebbero andate le ragazze. 
I cinque rimanenti videro Riccardo ed Alessandro scomparire nel vuoto con la torcia del cellulare accesa, mentre la porta si richiudeva il primo lanciò un breve sguardo a  Vittoria e poi la lasciò. 

Lei controllò il cellulare: erano le 21.33 ed aveva il 23%. 
Passarono cinque minuti in cui si raccontarono cosa gli era successo e come erano rimasti chiusi dentro; e poco dopo si cominciarono a sentire degli strani tonfi prima lontani e poi sempre più vicini.

BOM BOM BOM.

-Cos'è?- chiese Alessandra. Ludovico la zittì per ascoltare meglio. Si misero tutti sull'uscio della porta che arrivava al primo piano, questa non aveva una finestra perciò non potevano vedere cosa stesse succedendo. Mentre il rumore si faceva sempre più vivo e regolare, si cominciò a sentire uno strano odore come di.. 

-Incenso?- Vittoria diede voce alla sensazione di tutti. 
Ci fu un violento fragore di passi, si muovevano ritmicamente come fossero soldati. 

-Ho paura.- Sara si strinse ad Alessandra. 

Il chiasso si fece sempre più incombente, più ansioso e iniziarono ad udire un mormorio. 

Non era esattamente un mormorio più un brusio. Uno sciame. 

<..Corpore..vobis...>

-E' latino?- chiese Davide dubbioso. 
-Andiamo via! Via!- nel suo sussurrare Ludovico stava urlando: erano dietro la porta e stavano per entrare. Tutti fuggirono di nuovo sotto alla sala studio e si nascosero nel seminterrato sotto i banchi. 
Fecero appena in tempo per vedere una schiera di figure nere con il cappuccio a punta alzato verso l'alto che passavano in fila e scendevano al piano dell'aula studio. Tenevano le mani in segno di preghiera ed al loro interno c'era incastonata una candela bianca accesa. 
Tutti continuavano a cantare in latino, ma sembrava più un lamento da funerale. 
-Eccoti il circolo del bridge.- pronunciò terrorizzata Sara da sotto al banco vicino al suo.


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