"Allora la persona che ha nascosto i corpi, molto probabilmente l'assassino, ha le chiavi dell'istituto!" Esclamò fortemente. "E le uniche persone in possesso delle chiavi sono gli impiegati. Rose, l'assassino è qualcuno che lavora con noi."

Oh merda. La trattoria divenne improvvisamente molto più rovente, molto più soffocante. Avevo bisogno di aria. E avevo anche bisogno che questo non accadesse proprio ora, domani sarei dovuta ritornare a lavoro. Oggi era il mio giorno libero ma in meno di venti ore sarei dovuta ritornare in istituto, al Wickendale, dove un assassino mi avrebbe potuta spellare in qualsiasi momento. Questo non poteva succedere.

"Non è emozionante?" disse Kelsey, sfrecciando un sorriso genuino.

"Emozionante? Kelsey, è orribile! Sei fuori di testa?!"

"Non proprio," fece spallucce. "Voglio dire, l'assassino non andrebbe mai a scegliere un altro dipendente come prossima vittima, è troppo rischioso. In più, ora che la polizia è sulle sue/loro tracce, potrebbe anche non esserci una prossima vittima."

Annuii, ciò che disse aveva senso. "Sì. E il dipendente potrebbe essere qualcuno del Reparto C o di qualche altra parte dell'istituto. Forse non ci conosce neanche," dissi, dimostrando ulteriormente il suo punto di vista.

"Esattamente," annuì lei. "Ecco perchè non me ne preoccupo."

Sospirai, cercando di alleviare le mie preoccupazioni. Kelsey aveva ragione, probabilmente non avrei dovuto preoccuparmi.

"Bene, sarà meglio che io vada," dissi, sentendo il bisogno di rimanere da sola per riflettere.

"Okay, lascia che ti accompagni."

Di solito, avrei protestato la sua offerta, ma viste le circostanze, accettai con piacere. In più, faceva molto freddo fuori, ed era un sollievo non dover camminare tra i secchi di neve caduta.

Così dividemmo il nostro conto e uscimmo dalla piccola trattoria, entrando nella piccola Ford di Kelsey.
Per tutto il tragitto verso casa mia parlò del suo nuovo fidanzato, Malvin, mentre io fingevo di ascoltarla, ma non prestai molta attenzione all'argomento.
Era fantastico per me il modo in cui lei fosse così intrepida, disinvolta in tutto. Come se avere un assassino incustodito nello stesso nostro edificio tutti i giorni non fosse un gran problema. Questo tipo di cose la emozionavano, amava il genere drammatico.

Io, invece, no. Ero terrorizzata. E mentre Kelsey continuava a parlare, io avevo già fatto nascere, nella mia mente, i peggiori scenari possibili. La maggior parte di questi finivano con me che venivo spellata in qualche seminterrato.

Fortunatamente, le mie scene di omicidio furono di breve durata poiché Kelsey si fermò davanti al mio appartamento. La ringraziai velocemente e corsi su nella mia camera, chiudendo a chiave la porta e lanciandomi sul letto.

Erano capitate così tante cose in questi ultimi due giorni, avevo bisogno di prendermi del tempo per pensare. Era tutto così folle. Voglio dire, prima mi era iniziato a piacere Harry, o perlomeno non lo odiavo così tanto come prima. Dopo, la corrente era andata via e stavo per essere violentata, ma Harry mi aveva salvata e avevo realizzato di non odiarlo affatto. Il modo in cui mi aveva salvata era stato un po' più violento di quanto avessi vouto, ma mi aveva comunque aiutata. E subito dopo, la Signora Hellman ci aveva visti l'uno tra le braccia dell'altro.

Dopo averle spiegato cosa fosse successo, si assicurò di chiudere il paziente di persona. Grazie a Dio, James mi aveva accompagnata in infermeria. Ma mentre stavo andando via, avevo sentito la voce della Signora Hellman.

"Ora Harry, andiamo a decidere la tua punizione."

Una settimana di isolamento non era poi così tanto male, per niente paragonabile alle frustate o all'elettroshock.

Psychotic [h.s.] (Italian translation) *EDITING*Where stories live. Discover now