"Non molto," disse. I suoi occhi guizzarono in giro come se fosse preoccupata di qualcosa.

"Tu, invece?" Chiese, cambiando argomento.

Mi morsi il labbro inferiore, chiedendomi se avessi dovuto dirle qualcosa riguardo Harry, anche se non c'era molto da raccontare. Avevamo parlato solo poche volte.

Decisi di raccontarglielo lo stesso, spiegandole ogni singola conversazione, nel miglior modo possibile. Decisi di omettere il dettaglio della mano di Harry che insinuava sulla mia gamba. Il ricordo accese un rovente desiderio in me, ma lo scacciai immediatamente via.

"Wow!" Disse, non appena ebbi finito. "Beh, questo non è giusto!"

"Umm, non mi considero fortunata a dir la verità..."

"Io lo farei! Mi piacerebbe parlare con lui ed entrare nella sua mente per leggere e capire meglio i suoi pensieri." Disse, sgranando gli occhi, mentre cercava di immaginare i suoi pensieri.

Aveva questa passione per le menti pazze, voleva capire come funzionavano, cosa le distingueva da quelle delle persone normali e cose del genere.

"Non l'hai ancora incontrato nel tuo ufficio?" Domandai.

Di solito Kelsey vedeva tutti i pazienti dopo una settimana dal loro arrivo.

"Sì, certo che l'ho incontrato. Ma è più intelligente degli altri, mi vede solo come una strizzacervelli. È così chiuso in se stesso, ma mi piacerebbe avere una normale conversazione. Solo per calmarlo e tranquillizzarlo, senza fargli l'interrogatorio e senza prendere note. "

"Allora non farlo." Replicai, mentre Kelsey annuiva. "D'accordo, farò tardi, ci vediamo dopo!"

"Aspetta, devo dirti una cosa." Kelsey disse prima che potessi andare via.

"Io. . .umm, io. . ."Iniziò a dire, guardandosi intorno con fare circospetto, come se fosse preoccupata di essere vista. "Sai cosa? Non importa. Ci vediamo dopo." E con questo, si girò ed andò via.

Quello che era appena successo era davvero strano. La curiosità mi stava mangiando, desiderosa di sapere ciò che avesse da dire. Ma non avevo tempo di seguirla e domandarglielo, perché avrei fatto tardi. E, l'unica cosa che detestavo di più oltre a non sapere le cose, era arrivare in ritardo.

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La giornata di oggi era un mix di noia, impegni e cambiamenti di umore. Fui sollevata, come sempre, quando l'orologio segnò le dodici, l'ora di pranzo. Era buffo come, anche se ero sempre riluttante nel vedere Harry, il pranzo fosse la mia parte preferita del giorno. Era comunque più interessante del raccogliere forniture mediche ed aiutare a riempire fogli di carta.

Quando entrai dalle grandi porte della mensa, i miei occhi, ancora una volta, andarono alla ricerca di lui. Solitamente, era semplice da trovare la sua travolgente presenza anche tra la folla. Ma non c'era da nessuna parte, così afferrai un mazzo di carte dal tavolo di giochi e mi sedetti al nostro solito posto ad aspettare.

Mi girai i pollici per un po', mentre aspettavo, ma diventò subito noioso. Così sparsi le carte sul tavolo ed iniziai a sparpagliarle. Dopo, le organizzai in modo tale che ogni mucchio avesse lo stesso numero, e poi le mescolai di nuovo.

Dopo altri cinque minuti di attesa, posai le carte sul tavolo. Erano già passati dieci minuti, ma non c'era nessun segno di lui. Dove poteva essere?

Non appena la domanda affiorò nella mia testa, Harry entrò dalle porte.

E fu come la scena di un film. Come se le luci lo illuminassero improvvisamente, catturando l'attenzione di tutti i presenti nella sala. Tutti gli occhi si posarono sulla sua figura, come se fosse famoso. Con l'unica differenza che non lo guardavano con soggezione o adorazione. Anche il più cattivo dei pazienti sembrava essere spaventato, mentre lo osservava. Era come se tutti fossero preoccupati che si sarebbe potuto scatenare da un momento all'altro.

Psychotic [h.s.] (Italian translation) *EDITING*Where stories live. Discover now