Stavo giusto per ritornare dentro, invece di aspettare fuori con questo cattivo tempo, quando un furgone scuro della polizia si fermò davanti all'edificio. Due guardie di sicurezza saltarono fuori per prime e aprirono lo sportello posteriore. L'attesa stava divorando anche me, ora. Che aspetto avrebbe avuto? Come sarebbe stato? Sarebbe stato attraente o ripugnante?

Lo scoprii abbastanza presto.

Le guardie lo raggiunsero nel furgone e gli afferrarono le braccia. Mentre veniva trascinato fuori dal veicolo lui guardava in basso, quindi non riuscii a vedere il suo viso. Intorno alle sue mani e ai suoi piedi c'erano delle manette che tintinnavano quando camminava. Stava già indossando una di quelle orribili tute blu/grigie, che erano obbligatorie per i pazienti. Anche nell'abbigliamento poco lusinghiero, potevo dire che era alto e magro. Prima che salisse i gradini di pietra che portavano all'edificio, il ragazzo alzò lo sguardo verso di me e riuscii finalmente ad osservarlo dettagliatamente. Dire che era attraente sarebbe stato un eufemismo.

Fui sorpresa dall'innegabile bellezza del delinquente che avevo davanti. Sembrava avere circa venti anni. Lunghe ciglia scure incorniciavano i suoi accattivanti occhi verdi. Le sue labbra carnose erano leggermente socchiuse mentre saliva i gradini. I suoi capelli scuri erano disordinati e arruffati sulla fronte, alcuni ricci intorno alle orecchie. Aveva anche una grande e sporgente mascella, e sopracciglia che si corrugarono quando sentì le urla di protesta e di rivendicazione.

Non sapevo cosa mi stessi aspettando. Che si sarebbe scatenato, che avrebbe urlato. . .qualsiasi cosa. Questo era ciò che faceva la maggior parte dei pazienti non appena arrivava qui. Andavano fuori di testa, cercavano di scappare o urlavano cose ridicole. Da un pazzo come lui mi sarei ovviamente aspettata qualcosa di estremo. Voglio dire, aveva spellato tre donne. Quale persone malata si sarebbe comportata come aveva fatto lui? Ma invece no, era entrato nell'istituto, senza dire una parola.

Diedi una gomitata a Kelsey. "Tutto qui? Il divertimento è già finito?"

"Credo di sì," Sospirò. "Che peccato, io mi aspettavo qualcosa di più eccitante."

Risi al suo costante umorismo, che non falliva mai di farmi sorridere. Sapevo che stava pensando a quello che stavo pensando io. L'uomo che era appena entrato, era probabilmente il più seducente, meraviglioso che avessimo mai visto. Ma nessuna delle due voleva ammettere che fosse attratta da uno psicopatico.

"Okay gente, tornate a lavoro ora." La direttrice, la Signora Hellman, ci istruì mentre ci conduceva all'interno dell'edificio.

Aveva circa cinquant'anni, capelli biondi e profondi occhi azzurri. Non mi piaceva affatto, ma avevo bisogno di un lavoro. Fui anche sorpresa di trovarne uno che pagasse così bene alla mia età. Avevo un diploma, ma avevo comunque bisogno di lavorare per raggiungere una posizione più alta.

Comunque, ritornai dentro l'edificio e controllai l'ora. Merda. Era l'ora di andare a pranzo. E non intendevo il mio pranzo. Dovevo sedermi e supervisionare (con un paio di agenti di polizia) i pazienti mentre mangiavano o giocavano a carte o qualsiasi altra cosa loro avessero voluto fare in quelle due ore libere. Io dovevo rimanere in piedi sul fondo della sala, per tenere un po' tutti sotto controllo.

Dopo circa mezz'ora, le porte si aprirono e tutti si voltarono verso di esse. Entrò il nuovo ragazzo seguito da due guardie, le quali lo avrebbero dovuto tenere sotto controllo, anche se non sembravano molto convincenti, dal momento che erano entrambe più basse di lui. Aveva ancora le manette alle caviglie e ai polsi. I suoi lineamenti erano rigidi come prima e le sue sopracciglia erano ancora aggrottate al centro. Tutti lo fissarono a bocca aperta, come se avesse appena ucciso qualcuno davanti ai loro occhi.

Nonostante ciò, lui non prestò loro attenzione; si diresse semplicemente verso un tavolo vuoto e si sedette. Niente cibo, nulla da fare, stava solamente seduto a fissare il muro. Il mio primo pensiero fu che lui fosse più un pazzo che un criminale, ma poi ci riflettei meglio. Voglio dire, se mi avessero rinchiusa in un posto come questo, con gente che mi lanciava minacce di morte e dove mi sarei dovuta adeguare ad un altro stile di vita, avrei semplicemente avuto bisogno di sedermi e chiarirmi le idee.

Avrei dovuto sorvegliare gli altri pazienti, ma non prestai loro molta attenzione. Mi stavo concentrando solamente sul ragazzo dai ricci castani. Non sapevo il perché. Sarei dovuta essere terrorizzata da lui, e lo ero, ma era così intrigante. Ero quasi attratta da lui. Forse era solo perché avevo paura di lui che non riuscivo a smettere di pormi domande riguardo i suoi crimini. Forse ero solo curiosa. Forse. . .

La Signora Hellman entrò improvvisamente e, con il suo odioso fischietto, annunciò che era arrivato il momento, per i cosiddetti pazienti, di ritornare nelle loro stanze o celle o come cavolo avreste voluto chiamarle. Il nuovo ragazzo si alzò dal suo posto, ubbidendo alle guardie che lo avrebbero condotto nel posto in cui sarebbe vissuto.

Sfortunatamente, dopo che la stanza fu sgomberata, la Signora Hellman mi si avvicinò. Sentii un accenno di terrore. Lei era un tipo molto intimidatorio e non diceva mai nulla di piacevole. Se ti parlava in privato, era generalmente o per sgridarti o per licenziarti.

"Rose posso parlarti un minuto?" Chiese.

Annuii e si avvicinò di più. Non sembrava felice. Del resto, lei non sembrava mai felice.

"Stai facendo un ottimo lavoro da quando sei qui. Sono sorpresa che tu non abbia ancora rinunciato. Sto pensando di assegnarti più responsabilità." Disse.

"Oh grazie."

"Sembri molto a tuo agio con i pazienti. Dovresti aiutare meno le infermiere e concentrarti più su di loro. Se a te va bene."

"Sì, certo. Sarebbe fantastico." Dissi.

Era vero. Mi sentivo stranamente a mio agio intorno a degli psicopatici. Era davvero interessante passare del tempo con loro e riuscire a capire un po' i loro pensieri. Una piccola parte di me si era sempre chiesta se fossero davvero pazzi.

Mi aspettavo che la Signora Hellman andasse via, ma rimase lì dov'era, così le porsi una domanda che mi stava tormentando già da due ore.

"Umm, il nuovo ragazzo.." Iniziai a chiedere.

"Oh sì, è un soggetto interessante". Disse, come se lui fosse un esperimento scientifico.

"Beh ora devo proprio andare." La Signora Hellman iniziò ad allontanarsi velocemente senza lasciarmi finire di parlare.

"Qual è il suo nome?" Le chiesi in lontananza.

Si girò per guardarmi con uno sguardo rigido.

"Il suo nome è Harry. Harry Styles."

Psychotic [h.s.] (Italian translation) *EDITING*Where stories live. Discover now