Ore 17

338 12 2
                                    

Vittoria sedeva in un banco da sola, quello sulla sinistra attaccato per un lato al muro. 
La biblioteca della periferia era piuttosto grande; era una struttura che un tempo doveva esser stata di un bianco sporco ma ora era diventata solamente grigia, le serrande cadevano a pezzi e le porte erano imbrattate da alcuni scarabocchi fatti con la bomboletta spray. Alcune di queste scritte recitavano "via gli zingari" oppure "Valentina ti amo" ma il restante erano solamente tentativi andati vani di disegnare qualcosa di decente. Per concludere, il tutto era arricchito architettonicamente dallo scotch usato appositamente per tappare i buchi del vetro rotto sulle finestre. Il risultato era un palazzo tozzo, all'apparenza scomposto, sdrucito. Ma l'interno acquisiva dei punti in più; si slegava in ben tre piani due dei quali -il piano terra ed piano inferiore- erano adibiti alla biblioteca, mentre il piano superiore constava della reception e dell'aula per i bambini, i bagni, la direzione ed infine il bar. Lo spazio rimanente riservato al parcheggio che circumnavigava tutto l'edificio, con posti macchina più che sufficienti per il quantitativo di persone che si presentavano giornalmente. Ed era questo che Vittoria adorava di più: in quella biblioteca non andava quasi mai nessuno. Era frequentata durante i periodi d'esame intensi oppure dai bibliofili più accaniti, ma in media non la frequentavano tante persone.
Non che lei fosse così scorbutica da voler passare sola tutto il suo tempo, sia chiaro, non era una di quelle tipe che "odiava tutti" o che ce l'aveva col mondo. Ma adorava stare in silenzio, adorava il suono del nulla che rimbombava tra le librerie poste in diagonale nel seminterrato della biblioteca. Così quasi tutti i giorni passava di lì e si metteva sempre al solito banco del piano inferiore, dove vicino c'era la presa per il caricabatterie e soprattutto non c'era campo per i cellulari; il che le garantiva ancora più silenzio dal momento che i suoi compagni non potevano fare telefonate o disturbarla con quei suoni meccanici. La sola via d'uscita era il WiFi della biblioteca, ma quello costava cinque euro mensili e quasi nessuno lo aveva. 
Per quanto riguarda il personale, quello si che era un argomento divertente. 
Alla Reception si trovava la guardia giurata: Vittoria sapeva che dal Lunedì pomeriggio al Mercoledì sera c'era la signora dai capelli rossi e ricci mentre dal giovedì mattina al sabato pomeriggio c'era un signore anziano che portava gli occhiali e leggeva un libro. Entrambi le erano simpatici, ma nutriva più curiosità per il signore dato che aveva sempre manuali interessanti tra le dita: "Come nutrire i cuccioli di papera"; "Costruire un bunker d'emergenza"; "La vita segreta dell'adolescente Pi". I titoli erano così bizzarri che ogni volta sbirciava la copertina per sorprendersi nuovamente. La signora rossa invece aveva poca voce, roca, fumava spesso fuori dall'edificio e rientrava a chiacchierare con le bibliotecarie all'interno, fra queste ce n'erano in totale tre: MariaLuisa, che era senza dubbio la donna più gentile e abile del mondo; aveva quel tipico paio d'occhiali con la catenina che si legava intorno al collo e si vedeva chiaramente che era lei a mandare avanti la biblioteca, era sempre al computer circondata da carte e calcolatrici dando ordini a destra e manca. Ma quando arrivava Vittoria si fermava sempre a salutarla e le chiedeva come stesse, si fermavano a chiacchierare e poi riprendeva a sgridare Anna, la piccola praticamente. Anna era una giovane donna con qualche disabilità, ma era piuttosto brava nelle sue mansioni che rispondevano alle tessere e al riordino dei vari libri sugli scaffali. Infine c'era un nuovo ragazzo di cui lei non aveva mai afferrato il nome, era sempre schivo e silenzioso, sorrideva poco e Vittoria non si era fatta ancora un'idea precisa di quanti anni avesse.. ne dimostrava una ventina un giorno ma il suo sguardo a volte pareva quello di un uomo di mezza età. Il gruppo relativo al piano terra era completo, per quanto riguardava invece la direzione quella era sempre stata un punto interrogativo per tutti dato che si vociferava di questa "direttrice" dalle sembianze fantasma, nessuno l'aveva mai vista se non il personale. Era sempre chiusa nell'ufficio, indaffarata. Vittoria scommetteva che non poteva mai essere più affaccendata di MariaLuisa. L'ultimo componente era l'uomo del bar, soprannominato da tutti "Moviola" dato che la velocità con cui ti faceva un caffè era la stessa in cui ci mettevi a leggere un capitolo dei Promessi Sposi. Lui le faceva veramente paura, o per meglio dire la metteva a disagio. Era un uomo sulla settantina, ma era grigio e smunto e portava un'espressione inferocita da quando la ragazza ricordava di aver messo piede nel suo bar. 
Di sicuro quell'ambiente era popolato da persone eccentriche e strampalate, ma l'aria era comunque pacifica e fin troppo rilassata a volte. 
Vittoria osservò che di tutti gli studenti che c'erano in pochi resistevano fino a quell'orario: la biblioteca avrebbe chiuso ufficialmente i battenti per le 20 quel Giovedì, orario che la ragazza rispettava rigidamente. In tutto, almeno nel seminterrato -collegato da una scala aperta sul piano terra- poteva vedere dieci persone, mentre da lì riusciva a scorgere solamente cinque o sei figure sopra la suddetta scala. Persa tra i suoi pensieri, vagava con la mente ad osservare tutti i compagni presenti nelle due aule aperte, ed il suo cuore vacillò quando vide il volto di Ludovico.

Quella NotteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora