Una dolce melodia

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Era una mattina di metà Ottobre, esattamente la prima mattina dopo l'incontro con Louis, ed Harry si stava recando a scuola a piedi, come del resto faceva ogni giorno.
Davanti all'edificio il ragazzo sbuffò, alle prime due ore aveva lezioni noiosissime per lui:Matematica e Biologia.
Passate queste due ore finalmente arrivò quella di poesia e scrittura libera, la preferita di Harry, il quale si metteva sempre seduto in ultima fila, nessuno si sedeva mai vicino a lui così egli aveva riempito il banco di scritte e disegni, frasi di canzoni, versi di poesie vecchie oppure scritte da lui e note,tante note musicali che accostate creavano diverse melodie.
Al sedicenne piaceva questa materia perché per lui scrivere significava liberarsi di ogni pensiero, delle energie negative, esternare i suoi sentimenti che solitamente erano rinchiusi nella prigione che era il suo cuore, la sua anima;egli metteva su carta ciò che non riusciva ad esternare con le parole, il giovane era un ragazzo chiuso, parlava poco anche con la sua famiglia.
Erano le esattamente le 10:00 in punto di mattina quando suonò la campanella che determinava l'inizio della lezione, Harry si avvicinò silenzioso al suo banco, aveva la testa bassa mentre cercava di prendere la penna dalla tasca della sua borsa,sembrava non volesse proprio uscire... Dopo averla trovata alzò lo sguardo e sentì una forte fitta al cuore, il suo stomaco sembrava cadere da un momento all'altro e le gambe tremavano tanto da non reggere il suo peso, Harry era certo di stare per cadere ma una dolce melodia invase il suo apparato uditivo e riuscì ad appoggiarsi al banco per tenersi in piedi:“Ehi Harry!! Scusami, ho visto l'unico banco vuoto e mi sono immediatamente seduto qui, ma ora che so di essere vicino a te sono veramente felice!!”.
Quella voce... Quella voce sembrava quella di un angelo e il ragazzo era sempre più confuso, non sapeva che cosa gli stesse succedendo, non sapeva che cosa ci facesse lì Louis, seduto nel banco affianco al suo...
“Dai siediti.”disse il ragazzo dagli occhi di ghiaccio e Harry beh, si sedette subito.
“Va tutto bene??”
“Sì grazie... La caviglia mi fa meno male... Grazie ancora per il tuo aiuto, ieri intendo, beh non avrei saputo come fare senza di te e... Sono uno sciocco, andavo di fretta, non so che mi è preso e... Beh davvero grazie, non so come... ”
“Ehiii, stai tranquillo, non ho fatto niente di che.”
Harry non ce la faceva più,la sua faccia aveva assunto un colore rossastro, quasi bordeaux, sentiva un gran caldo e gli sudavano le mani, inoltre quando era agitato straparlava ed era appena successo, bene...
“Io devo recuperare un po' di ore, per quello frequento il corso di scrittura creativa,ma non sapevo che lo frequentassi anche tu.” disse Louis.
Il suo amico stava per rispondere quando il professore iniziò a parlare.
Durante la lezione il ragazzo dagli occhi verdi osservava il profilo di Louis, lo scrutava:egli era attento alle parole dell'insegnante e scriveva, scrisse per tutta l'ora mentre Harry, per la prima volta, non scrisse niente.

“Allora ci vediamo presto.” la voce di Louis risvegliò Harry da quella specie di stato di trance in cui era caduto.
“Sì... Sì certo.”
Dopo queste ultime parole il riccio si voltò di spalle e andò velocemente nell'aula di letteratura inglese.
Per tutta la mattinata non riuscì più a stare attento e non si dava una spiegazione valida o forse non voleva ammettere nemmeno a se stesso che era tutta colpa di Louis, del suo sguardo, della sua gentilezza... Era tutta colpa sua.
In più Harry sapeva di non avere speranze con lui, insomma, di sicuro gli piacevano le ragazze ed era solo tanto gentile, voleva un nuovo amico perché nessuno lo considerava e poi era troppo intelligente e bello per interessarsi anche lontanamente a lui, cioè, probabilmente voleva solo qualcuno con cui parlare perché dai, le giornate di scuola, pur con alcune lezioni interessanti, diciamocelo, sono così noiose senza avere nessuna persona con cui parlare.

Con questi pensieri il giovane tornò a casa, parlò poco, meno di sempre e dopo pranzo si chiuse in camera sua... Aveva bisogno di riflettere o forse ciò di cui aveva veramente bisogno era di non riflettere, di non pensare più a niente per un bel po' di tempo, così iniziò a scrivere, a scrivere parole e parole, a unirle formando versi e poi suonò e creò una dolcissima melodia che gli ricordava la voce di Louis e al solo pensarla, al solo pensare lui stava così bene, era l'unica cosa, l'unica persona che riusciva a renderlo felice, anche solo guardandolo o dicendogli qualche semplice parola, anche solo sfiorandolo o dandogli un abbraccia per salutarlo...
Harry voleva non pensare più ma... “HARRYYYYYYYYYYYY, C'È QUALCUNO PER TEEEEEEEEE!!”
“Strano... Non c'è mai nessuno per me...” pensò Harry confuso e mentre scendeva le scale cercava di ragionare su chi potesse essere ad avere bisogno di lui, nessuno aveva mai bisogno di lui...
Scese e si sentì svenire... “C'è Louis Tomlinson per te.”

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