Capitolo 4: Un Incubo Diventato Realtà

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Ancora questo maledetto incubo, stavolta però mi sembrava diverso, niente sbarre o un enorme casco, solo un enorme giardino diviso in delle piccole aiuole piene di fiori e con almeno uno o due alberi, seriamente chi aveva creato quel posto aveva usato molta geometria, tutto era perfetto e messo in ordine, al centro perfetto c'era una fontana con degli angioletti che sputavano acqua e in cima a loro stava una donna dai lunghi capelli e delle ali che uscivano da una tunica, seduto su una panchina stava seduto il me bambino, in mano aveva un orsacchiotto a forma di lupo, mentre stava a giocare emetteva dalla bocca suoni tipo "ratatatata" o "kaboom" o imitava il verso del lupo, mentre stava lì si alzò, non capivo il motivo fin quando non sentì il verso di alcuni uccellini e lo segui, salì su un albero vicino alla fontana, lo segui, lo trovai vicino che si stava staccando una manica della giacca e la stava mettendo intorno ad un nido dicendo: - non vi preoccupate ci sono io, questo vi terrà caldi-, mentre stava facendo ciò sentì gridare: - Sei?! Dove sei? -, lui rimase zitto e immobile, mi voltai verso il terreno e vidi i tre ragazzini dell'altra volta, Uno stava seduto sulla panchina mentre Due e Tre cercavano in giro, Due gridava: - dai vieni a giocare! -, Tre: - papà ti vuole parlare! -, Uno alzandosi: - andiamocene, quell'idiota è troppo stupido, tanto non serve a niente è nato solo perché c'era posto nel mondo- e se ne andarono, almeno una cosa buona, cioè seriamente mi stavano stancando quei tre per fortuna è solo un sogno; il piccolo me scese e tirò un sospiro di sollievo dicendo: almeno si sono stancati in fretta di cercarmi, eh mister nero, dici che dovrei affrontarli? Non posso sono in maggioranza e più forte di me, loro sono speciali io no- e sedendosi davanti all'albero continuò a dire: - mi manca la mamma, gli altri mi dicono che è colpa mia se è andata via- e inizio a piangere disperato, mentre stava o stavo, non so come definirlo, sentì una voce dire: - eccoti qui idiota-, lui si alzò e girandosi verso di me si spaventò e alzandosi di scattò provò a fuggire, mi voltai nella direzione che aveva guardato e vidi avvicinarsi la ragazzina dai capelli biondi con un aria minacciosa nascosta da un fare gioioso; la vidi inseguirmi e tirando fuori dalla tasca un boomerang lo lancio contro il piccolo me, lo mancò ma il piccolo me pensava di averla scampata ma non si accorse di dove stava andando e finì per sbattere contro un albero cadendo a terra stordito, Quattro si avvicinò e gridò: - ehi l'ho trovato! -, arrivò una guardia con un medico, il quale aveva un camice bianco con sopra il taschino lo stemma di un idra con le teste dai molteplici colori e che aperta mostrava un maglione beige e un paio di pantaloni del medesimo colore con ai piedi un paio di scarpe lucide nere, la guardia prese il piccolo me e il dottore disse: - Quattro, per caso Sei ha usato la sua abilità? -, lei sorridendo scosse la testa dicendo: - no, dottor Guzman, Sei non ha utilizzato nessuna abilità, dopotutto è un errore, perché papà lo continui a tenere qui con noi è un mistero-, il dottore togliendosi gli occhiali: - ti dico un segreto, Sei non è un errore, anzi se volesse vi farebbe a pezzi uno dopo l'altro, è solo che non vuole farlo, le sue emozioni sono un problema, vostra madre ci ha fatto un bello scherzetto- e scoppio a ridere, Quattro disse: - beh comunque è sempre un errore, forse papà me lo farà torturare un pochino- e se ne andò via, la guardia disse: - dottore del ragazzo che faccio? -, lui: - lo porti dal padre lo stava cercando- e mentre la guardia se ne andava lo vidi guardare la statua della fontana e dire sottovoce: - mi dispiace per tuo figlio Eva- e se ne andò; la scena cambio passando da un giardino ad un enorme salone pieno di stendardi rossi e dei quadri raffiguranti diverse persone, le immagini erano sfocate forse perché non avevo fatto molta attenzione; il piccolo me stava seduto su una sedia, davanti a lui stava una scalinata di cinque o sei gradini, sopra di essi stava un enorme trono dorato con intorno i cinque ragazzini, Cinque in basso, Quattro sul terzo scalino, Uno in cima vicino al trono con sotto di lui Due e Tre, sul trono stava un enorme uomo, aveva i capelli chiusi in un enorme coda e sopra la testa una corona d'oro, gli occhi erano di un nero notte profonda e sotto il mento aveva una lunga barba rossastra, indossava una veste nera con alcuni segni bianchi e dorati, la tunica era aperta mostrando la pettorina di un armatura rossa, le mani erano senza guanti e piene di gioielli con gemme dai vari colori; con aria autoritaria disse: - Sei, che cavolo hai combinato? Hai saltato ancora gli allenamenti? -, il piccolo me rimase zitto e il tizio continuo: - sei solo un errore, non sei stato idoneo per l'operazione, tua madre si rivolterebbe nella tomba-, a quel punto il piccolo me strillò: - stai zitto! Per una buona volta stai zitto! -, l'uomo disse con aria severa: - Quattro Cinque punitelo-, Quattro si alzò divertita e inizio a canticchiare, Cinque si alzò ma disse con tono preoccupato: - ma padre, ha solo -, l'uomo con tono sempre più autoritario: - Cinque stai disubbidendo ad un mio ordine? -, lei con tono freddo: - no padre-, lui: - bene, vai e puniscilo-, Cinque si alzò e Quattro le passò un bastone dicendo: - dai sorella mostra il tuo meglio-, lei prese il bastone e caricando il colpo sillabò con le labbra "mi dispiace, sistemerò tutto" e mollò il colpo da lì tutto divenne nero.

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