Capitolo Otto

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Miseriaccia! Questa corsa finirà per distruggermi. È più di un'ora che corro per il perimetro del campus seguendo il percorso che Alexandros mi ha preparato. Un percorso arduo devo dire, ma che potrei fare tranquillamente se non fosse per i dieci chili di peso che mi porto in più. Ebbene sì, il mio istruttore mi ha attaccato alle caviglie questi maledetti pesi che mi rendono lenta, goffa e impacciata e ogni due per tre cado con la faccia a terra.

Sono sporca di fango. Piove e il mio umore è dei peggiori. Il braccio mi fa male, le caviglie mi fanno male e tutto mi duole. Ho la sensazione che il figlio di Ares ci stia provando gusto nel vedermi così. È seduto all'inizio del percorso, le gocce d'acqua non sembrano dargli fastidio. Mi guarda passare dopo il primo giro e il suo sguardo sembra alquanto divertito. Continuo la corsa e il mio sguardo non riesce a staccarsi da lui, così mi volto mentre corro e continuo a fissarlo fregandomene del fatto che così potrei sembrare uno stalker, cosa che non sono giuro, ma lui è così magnetico e dannazione...

Sono caduta di nuovo e per di più davanti a lui. Stupidi pesi e stupido braccio e stupido lui. Mi rialzo a fatica e anche se decido di smettere di guardarlo, il mio occhio cade su di lui. Ride. Il mascalzone si sta facendo beffe di me. Quanto vorrei potergli dire di non prendersi gioco di me e sono quasi tentata di fare marcia indietro e prenderlo a pugni quando una voce risuona nell'aria. 

Alexandros si immobilizza, il suo sorriso svanisce così come ogni traccia di divertimento. Mi volto completamente nella sua direzione, ma non c'è nessuno vicino a lui. Non me lo sono sognata, non c'è nessuno, eppure nell'aria c'è qualcosa di diverso, una tensione che prima non c'era.

<<L'allenamento finisce qui>> dice l'istruttore senza nemmeno guardarmi. È alquanto strano che finisca così presto e ho come la sensazione che questo sia dovuto alla presenza che ora comincio a percepire.

<<Zoe va a lezione. Ora.>> ubbidisco, anche se malvolentieri. Tolgo i maledetti pesi dalle caviglie e ora il mondo sembra più leggero. Benedetto sollievo.

Cammino velocemente verso la palestra, cercando di lasciami indietro quell'alone di mistero che comincia ad avvolgere Alexandros. Non faccio però molti passi verso la mia direzione, qualcosa mi spinge a fermarmi, a voltarmi e non so se faccio bene o male. Mi nascondo dietro un albero, nella speranza di non essere vista e aspetto. Il cuore martella, allettato all'idea di scoprire cosa stia per accadere. 

<<Alexandros>> una donna compare dal nulla. È alta e longilinea. I suoi capelli sono una massa di ricci neri e non capisco se sia bello o brutta. Mi sembra di averla già vista da qualche parte, ma non so dove. 

<<Adrestia>> sussurra l'uomo osservandola.

<<Fratellino, che bello vederti. Ultimamente non ti sei fatto molto vedere alla corte di nostro padre>>

<<Sono stato impegnato e nostro padre lo sa benissimo. Inoltre non ha bisogno di un altro figlio che lo veneri. Basta tu...>>

<<Così arrogante e così simile a lui. Che ne sarà della piccola mortale, che si nasconde dietro l'albero, quando avrai finito di allenarla?>>

Un sussulto mi pervade nell'essere stata scoperta. Se già ero in punizione ora finirò morta stecchita.

<<Zoe non c'entra niente con tutto questo e tu lo sai bene>>

<<Dici fratello?>> afferma con voce ambivalente. 

<<Ragazzina perché non esci fuori e ti mostri?>> 

Ubbidisco malvolentieri. Esco dal mio rifugio e mi avvio verso di loro. Appena alzo gli occhi scorgo lo sguardo arrabbiato di Alexandros e quello animalesco della sorella.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 01, 2018 ⏰

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