37 | the reason why

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Sapete qual è stato il tragitto in macchina più brutto della mia vita? No, vi sbagliate, non è stato quello verso la stazione della polizia, bensì questo con Zoe e Dean. Stiamo bisticciando senza schieramenti da parte di nessuno e sono scappate anche alcune bestemmie da parte della ninfomane. Ognuno di noi è stato capace di trovare un pretesto per un nuovo litigio ogni tre minuti: il respiro rumoroso di Dean che è un po' raffreddato, il canticchiare di Zoe, l'odore di smalto che ha incominciato a mettere questa e in seguito pure la mia tendenza a battere i palmi delle mani sulle cosce a ritmo della canzone We will rock you. Persino per scendere dal veicolo abbiamo dato inizio ad un battibecco.

"Aspettami qui." pretende Dean, bloccandomi la mano per togliermi la cintura di sicurezza. Lo guardo torvo, ma assento nonostante tutto.

"Adesso andate a procreare nell'appartamento di mio fratello?" chiede con conati di vomito l'altra e, sia io che l'unico uomo qui con noi, le rivolgiamo un'espressione che paia dire « bitch what? »

"Al contrario tuo, io so trascorrere del tempo con i ragazzi senza fare porcherie." mi metto sulla difensiva, senza perdere l'occasione per insultarla.

"Eppure le voci sul tuo conto dicono tutt'altro."

"Sono false almeno quanto te."

"Okay, basta. Spongebob, aspettami qui." si intromette Dean che subito dopo sbatte il mio sportello e blocca tutte le serrature dell'auto per impedirmi di scappare; manco fossi uno dei criminali che arresta!
Dopo un buon quarto d'ora, rispunta e sembra essere di cattivo umore. Ritengo che sia colpa di sua madre, che, poco ma sicuro, gli avrà detto qualcosa. E non mi sbaglio, infatti a confermare la mia teoria è la figura di quest'ultima, in corsa verso la nostra direzione con due pezzi di carta. Non riesce a raggiungerci che suo figlio è sgommato via ad una velocità che mi ha quasi fatto venire un attacco cardiaco.

"Va tutto bene?" esito nel porgli una tale domanda, ma non riesco a farne a meno.

"Sì." si limita ad un monosillabo e a stringere persistentemente il volante a tal punto da avere le nocche bianche. Peccato che non abbia ancora la patente per guidare una macchina o avrei già preso il suo posto, dato che è palese che non sia nelle condizioni adatte. Provo a tirargli su il morale, accendendo la radio, ma le note della canzone Hello di Adele, non aiutano.

"Dean, non abbiamo più parlato di quelle domande che ci siamo fatti prima di dormire." ammicco al discorso che lascia pensare troppo a entrambi. Stavamo per confessare cosa provavamo per l'altro, quando io in primis non lo sapevo.

"Non è il momento, Sofia."

"Cos'è successo?" domando appoggiandogli il mio palmo sul bicipite per fargli intendere che gli sono vicina.

"Niente."

"Andiamo Dean! Sono l'unica persona che ti è rimasta, giusto? Allora confidati cosicché possa darti una mano."

"Sofia, ho detto che non è successo niente." mi allontana, aggiungendo poi che devo stare composta nel suo veicolo. Giungiamo al suo palazzo, ma prima che possa svignarsela in camera sua, blocco di proposito l'ascensore, fregandomi della presenza di un altro uomo che mi ha rivolto uno sguardo spaventato.

"Ma che cazzo fai?" sbotta perplesso e più alterato di prima il mio amico.

"Adesso parliamo."

"Il signore deve salire, riavvia l'ascensore!"

"Mi importa poco e niente." affermo a braccia conserte, senza allontanarmi dall'interruttore per impedirgli di far da sé.

"S-signori-..." prova a dire il signore di probabilmente una settantina di anni.

EighteenWhere stories live. Discover now