13° capitolo

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Lentamente la mia migliore amica si alza dal letto e raggiunge la porta della mia camera. Sempre molto con calma, allunga il braccio per afferrarne la maniglia e pian piano fa forza su di essa e la spinge verso il basso. La spalanca, mentre io continuo guardarla fare tutto ciò. Una volta aperta del tutto, mi fissa insistentemente. Così la guardo anch'io con un'espressione del tipo "Cosa vuoi dalla mia vita" e incrocia le braccia al petto. "Va a parlargli!" esclama sicura senza peli sulla lingua. "No" "Magari gli piaci e non sta facendo altro che aspettare il momento giusto. Crealo tu il momento giusto, no?". Come faccio a dirgli che in realtà di momenti perfetti ne abbiamo avuti a centinaia ma in realtà non mi ha mai detto nulla? "Non voglio Grace... È stato chiarissimo con me. Gli piace un'altra, ricordi? Lo sto aiutando proprio a conquistarla" continuo sbattendo ripetutamente le mani sulle coperte morbide del letto. Lei rotea gli occhi al cielo. Per lei è una cosa stupida aspettare, ma per me non lo è. Preferisco mantenere la mia amicizia con lui che rovinare tutto... Come sempre! "Grace, dico sul serio..." E abbasso lo sguardo. Dopo questo tentativo finito male, ritorna a sedersi di fianco a me. "D'accordo" sussurra piano.
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Guardo Grace dalla finestra allontanarsi da casa mia e appena si gira verso di me, mi saluta con la mano. Faccio altrettanto e sorrido, felice del fatto che siamo tornate di nuovo migliori amiche. Sento la porta di casa sbattere. Mi giro di scatto e scendo giù per riuscire a capire chi è appena uscito. In cucina c'è solo Harvey che come sempre, mastica qualcosa. "Hey!" "Hey" "Chi è uscito?" "Tuo fratello. È voluto andare a prendere le mie pasticche in farmacia. Non riesce a capire che non ho intenzione di prenderle?" Infatti ora che ci faccio caso ha le sopracciglia corrucciate e i suoi occhi sono leggermente rossi. Avranno litigato di nuovo, sempre per la stessa storia. Resto in silenzio, continuando ad osservare il suo profilo e improvvisamente mi sfugge un sorriso che cerco di spegnere immediatamente. "Cosa mangi?" "Carote. Vuoi?" Chiede porgendomene una. "Molto volentieri, grazie" rispondo afferrandola immediatamente. Le nostre mani si sfiorano per qualche istante ed entrambi ci guardiamo. Le guance iniziano ad andarmi a fuoco, così mi giro subito poggiandomi sul lavandino per cominciare a masticare. "Anna..." "Si?" "Devo dirti una cosa importante" continua a mantenere lo sguardo su di me. "Ehm, dimmi" un attimo di silenzio si propaga per la stanza. "Sto male..." Lo guardo dritta negli occhi da cui incominciano a fuoriuscire delle lacrime che gli bagnano il viso. "M-male?" "si!" I suoi occhi improvvisamente cambiano colore. L'ultima volta che è successa una cosa del genere è stato quando... Con uno scatto si porta le mani sugli occhi, strizzandoli con forza. Spalanco gli occhi. NO, NON DI NUOVO. NON PUÒ AVERE UNA CRISI ORA! Corro sopra in camera mia per afferrare il cellulare, mentre di sotto Harvey ha già iniziato ad impazzire e a buttare giù della roba dal tavolo. Digito velocemente il numero di mio fratello. Dopo due o tre squilli, parte la segreteria. "Maledizione!". Chiamo un'altra volta e appena mio fratello risponde, il mio cuore ricomincia a battere. "Nash..." "Cosa succede?" "Devi venire subito qui" continuo mentre la mia ansia si trasforma subito in spavento "Harvey ha un'altra crisi". "Arrivo subito" sento dire a mio fratello prima che riattacchi. Rimango accasciata sul letto, mentre continuano a scendermi le lacrime. Gli urli di Harvey mi terrorizzano e non so cosa fare. Piango, e non riesco a fare altro, dato che solo ora riesco a capire quando sia grave la sua situazione. Chissà come avrà sofferto quando è morta la madre... Ad un certo punto sento sbattere nuovamente la porta di casa. Mi asciugo velocemente le lacrime e corro giù. Harvey è completamente sparito. Afferro il mio giacchetto dall'attaccapanni che si trova vicino alla porta ed esco velocemente. Nell'uscire sbatto addosso a qualcosa, o meglio a qualcuno. Mio fratello. "Grazie al cielo sei qui!" Dico mentre ci abbracciamo a vicenda. "Dov'è Harvey?" "È appena uscito di casa" affermo spaventata "e ho paura che possa fare qualche pazzia...". Velocemente mio fratello mi indica la macchina. "Vieni, andiamo a cercarlo" annuisco tirando su con il naso ed una volta dentro, Nash accende il motore della macchina e iniziamo la ricerca. "Non può essere andato lontano..." "Già, ma l'unico problema è che non ci vuole molto ad arrivare al ponte...". Cosa significa? Perché Harvey dovrebbe raggiungere il ponte? I fari della macchina illuminano la strada che stiamo percorrendo di sera. Sono le 23:00 e io continuo a tenere gli occhi fissi sulla strada, fin quando, attraversando il ponte, lo vedo. "Nash, accosta" la macchina si ferma e io mi affretto a scendere. Non mi preoccupo neanche di chiudere lo sportello, e inizio a correre verso di lui. "Harvey, Harvey" si gira lentamente, mentre cerca di rimanere in equilibrio sul gradino alto che ci separa dal fiume. "PER L'AMOR DI DIO HARVEY! SCENDI DA LÌ!" Mi giro spaventata verso mio fratello che si trova più indietro rispetto a me, che lo guarda con la bocca e gli occhi spalancati. Le lacrime non cessano di scendere nemmeno per un attimo, ma poi Harvey inizia a parlare...
"..."

(Spazio autrice)
Ari eccomi con un nuovo capitolo! Mamma Mao ragazzi miei, quanto è difficile scrivere una parte così profonda! Comunque, se volete sapere come finisce questa storia, continuate a leggerla. Mancano solo altri due capitoli, prima che finisca. Come pensate finirà? Bene o male? Eheh! Lo scoprirete la prossima settimana. Per ora vi auguro una buona giornata a tutti. Baci
Noemi

"You are my phobia" (Harvey Cantwell)Where stories live. Discover now