The Toy Maker

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Ti svegli.
Lividi e dolore e ferite ovunque.
Dove sei?
Non lo sai. La stanza è buia. Troppo buia.
Chi sei?
Cerchi di capirlo, di ricordartelo, ma… ma niente. Non un viso, non una memoria.
Solo un gran mal di testa.
《Wil.》
Sobbalzi: chi ha parlato? Vorresti chiederlo, ma la tua gola è secca e dolente e ti sembra di non poter muovere un muscolo, tanto sei debole.
《Wil…》
Una mano fresca ti accarezza la guancia, e subito il tuo istinto ti dice di ritrarti. Di scappare. Scappa, Wil, scappa, anche strisciando, scappa!
La mano passa tra i tuoi capelli, massaggiando lo scalpo, e quasi gemi perché da quanto tempo qualcuno non ti sfiora?
Non lo sai.
Non sai nemmeno se conosci qualcuno.
La mano scende piano, su tutto il tuo corpo, sfiorandoti appena.
Fa freddo.
La stanza è fredda.
《Temevo di averti perso》sussurra la voce.
Socchiudi gli occhi e… e forse hai dormito, sotto quei tocchi delicati, perché ora è giorno.
La stanza è spoglia. Letto, armadio, comodino. Nulla di più e nulla di meno. Le coperte sono di un beige anonimo, indossi un pigiama di seta - uh, roba pregiata! - di un azzurro pastello, e tu vorresti tanto alzarti, ma il dolore è troppo.
《Bevi.》
La voce è bassa, perentoria, ma dolce. Dolce e suadente come il suo proprietario. Pelle grigia, aurea rossa e blu, ed un viso così familiare… dove lo hai già visto?
Ti porge un bicchiere d'acqua, aiutandoti a bere, e Dio se ne avevi bisogno.
《Hai bisogno di una doccia, Wil.》
L’uomo ti solleva senza problemi, e oh God, sei sempre stato così magro? Non sei pelle ed ossa, ma neanche sei in forma.
《Wil?》chiedi.
《Il tuo nome è Wilford Warfstache. Io ti chiamo Wil. Tu mi chiami…?》
《Dam-》fai per dire, ma lui ti guarda storto.《Dark?》
《Good boy.》
Ti spoglia e lo fa con una tale naturalezza che pensi che siete abbastanza intimi da farlo senza vergogna. Insomma, lui non arrossisce, tu sì, ma tu non ricordi niente e quindi significa che si sta prendendo cura di te.
Vero?
Sì, forse è il tuo unico amico.
Com'è avere un amico? Non ne hai idea.
Non sai niente di niente.
Non sapevi nemmeno come ti chiami.
Ti immerge nell’acqua calda, poi ti lava delicatamente, ti massaggia lo scalpo quando passa ai capelli, sfiora ogni centimetro del tuo corpo senza mai farti del male, bacia il tuo collo mentre ti è alle spalle, e ti senti così protetto, no?
Forse siete una coppia.
Si occupa di te ogni giorno allo stesso modo: ti fa fare colazione, una doccia, pranzo, il pomeriggio lo passi su una poltrona, a guardare fuori dalla finestra di camera tua, da solo, la sera ti fa cenare, e alle volte ti parla di te.
Raramente la sua voce non ti dà ordini. È sempre molto pacato e gentile, mai una volta ha urlato, perché lui sa cos'è meglio per te, e mai ti sogneresti di disobbedire.
Insomma, stai guarendo grazie a lui!
Lui ti ha salvato da quel mostro che ti ha aggredito, spaccandoti costole e dita ed una caviglia e riempiendoti di lividi e ferite.
Dark è il tuo eroe.
Ed è tutto il tuo mondo. Dipendi da lui. Vivi grazie e per lui. Non conosci altro che non sia lui e ciò che ti dice, chiuso in quella stanza e in quel bagno.
Quando inizi a riuscire a mangiare da solo, senza che lui ti imbocchi, sei più solo: Dark esce di lì a pranzo e torna solo la sera, a cena.
Lavora per occuparsi meglio di te, dice, ed una piccolissima parte di te si chiede se sia vero, ma poi hai imparato a vedere la sua stanchezza, il modo in cui gli fanno male le spalle ed il collo, la schiena, e ti senti in colpa per aver dubitato perché Dark è la tua Vita, e si sta facendo in quattro per te.
Solo ed esclusivamente per te.
Una sera inizia a portarti da leggere dei giornali, ed il tuo nuovo hobby diventa quello di leggerli quando lui non c’è, il pomeriggio, davanti alla finestra, e dopo… dopo del tempo - una settimana? Un mese? Non lo sai, le giornate sono tutte così simili che si confondono - ti fa una sorpresa.
Lo vedi entrare in camera prima di cena, cosa mai accaduta prima, con le mani dietro alla schiena.
《Dark? Che nascondi?》
Lui fa un sorriso dei suoi bellissimi - ed ignori l’istinto che ti dice di non fidarti, che lui non sa sorridere sinceramente -, guardandoti negli occhi, e ti porge un piccolo pacco regalo. Dentro trovi un block notes rosa, a quadretti, ed una penna.
《Prima dell’aggressione eri un giornalista e… pensavo ti sarebbe piaciuto tornare a scrivere, Wilford》ti dice.
《Perché rosa?》chiesi, un po’ sconcertato.
《È sempre stato il tuo colore preferito.》
《Io… grazie》sorridi, e il tuo cuore fa una capriola quando si china su di te e carezza le tue labbra con le sue. Oh, è una cosa che ha preso a fare da un po’, e lo adori.
Quando le tue ossa sono abbastanza aggiustate da permetterti di camminare, inizi a mangiare in cucina.
La prima volta che ci vai, ti sembra di aver camminato per ore, quando in realtà hai fatto appena una ventina di passetti. Tutto quello che hai visto di quella casa è minimale, privo di decori o altro, e Dark rimane lì con te, al tuo fianco, poi sparecchia e lava i vostri piatti e le posate.
Un momento…
《Dark? A quest’ora non dovresti essere al lavoro?》
《Ho preso qualche giorno libero, Wil. Per te. So che per te è facile, ma per me non lo è: devo mantenerti》risponde con severità, facendoti sentire così dannatamente in colpa.
Non solo hai dubitato, ma gli hai fatto credere di usarlo.
《Dark, non… non è come pensi, ho parlato male, i-it was an accident, I swear!》dici, perché hai paura di farlo arrabbiare e perderlo.
Tu non puoi perderlo. No, moriresti senza di lui, lo ami troppo!
《Wil, calmati》mormora, rassicurante, riportandoti a letto, e ti senti stanco.
Man mano che il tempo passa, non fai più domande sul suo lavoro. Tutti i pasti e le sere li passa con te, stai iniziando a scrivere qualche articolo giornalistico di tua invenzione e Dark li legge, commenta, ed è così bello! Inizi a poterti lavare da solo, ma chiedi sempre a Dark di aiutarti coi capelli perché ami come ci passa in mezzo le dita.

ToyWhere stories live. Discover now