Profumo di pane

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Amavo quella casa, credetemi.
Era in periferia, come una di quelle villette con giardini quadrati e vicini fantastici. Però io avevo scelto la casa in fondo alla via, quella che non aveva altre abitazioni limitrofe e quella con un’enorme giardino, perché mi piacciono i fiori e lì c’era tutto lo spazio per coltivarli. Inoltre, sono un’insegnante di ballo e quindi ho la musica sempre a tutto volume, tante ore al giorno e non volevo disturbare. In un certo senso, ero la vicina perfetta.
Poi, il giorno dopo il trasloco scoprì una cosa meravigliosa: dalla mia camera si sentiva l’odore del pane appena sfornato dal panificio vicino. E due ore dopo scoprì che, aprendo tutte le finestre, quell’odore girava per tutta casa.
L’odore del pane sfornato… c’è un odore migliore? Quindi capirete il perché avevo cominciato a tenere sempre le finestre aperte. Quando facevo colazione, quando mettevo la musica e cominciavo a provare passi di danza. Col passare del tempo, lasciare le finestre aperte diventò un’abitudine e quando una cosa diventa un’abitudine ti passa di mente.
Un giorno, quasi quattro mesi dopo il mio arrivo in quel idilliaco posto, successe una cosa che mi fece pensare. Mentre sistemavo una piccola aiuola sotto la finestra della camera da letto, notai una carta di caramella sul davanzale della finestra. In un primo momento mi dissi che forse era stata portata fin lì dal vento… ma non era così convinta. I giorni passavano e gli avvenimenti strani continuarono.
Trovai un’impronta nell’aiuola sotto la finestra ma ancora una volta cercai di convincermi che non era niente, magari un bambino era passato di lì per raccogliere la palla… non era una novità, dopotutto.
Un giorno, mentre dormivo tranquillamente, sentì bussare alla porta. Mi svegliai con il profumo del pane appena sfornato che aleggiava per la casa. Raggiunsi la porta stiracchiandomi ma quando mi affacciai sulla soglia vidi che non c’era nessuno ma mentre stavo per chiudere notai una lettera sullo zerbino. Magari il postino era passato prima quel giorno. La portai in cucina e la poggiai sul tavolo, mentre mi versavo una tazza di caffè solubile e mettevo una manciata di biscotti su un piatto.
Saltai sull’isola e lasciai penzolare le gambe nel vuoto; mangiucchiando un biscotto afferrai la lettera e l’aprii.
Il pezzo di biscotto che avevo in bocca diventò improvvisamente sabbia, mentre un senso di panico e terrore iniziarono a scorrermi dentro. Il mio cervello ci mise un secondo a collocare il tutto.
Nella lettera c’erano dozzine e dozzine di foto. Erano mie foto, scattate dalle finestre della casa.
Una foto mentre mi lavavo i denti, in slip.
Una foto mentre parlavo al telefono.
Una foto mentre dormivo.
La carta di caramella.
L’impronta della scarpa.
Dietro ad una foto, quella dove dormivo con solo un reggiseno e uno slip, c’era scritto “dovresti chiudere le finestre, ogni tanto”.
Amavo quella casa ma spero capirete il perché io l’abbia venduta.

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⏰ Last updated: Feb 05, 2018 ⏰

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