Stacanovista

31 5 0
                                    

Mi piaceva lavorare fino a tardi. Sono un giornalista e credo che il momento migliore per scrivere sia di notte. Mi ero ritagliato un posto perfetto per scrivere, nell’appartamento che dividevo con il mio ragazzo.
Avevo sistemato una piccola scrivania sotto la finestra e quando mi sedevo lì a scrivere il profumo della notte e del fiume, che scorreva placido proprio sotto il nostro appartamento, mi soffiava in faccia regalandomi una brezza meravigliosa. E non posso non parlare della vista. Il parco illuminato, circondato dai grandi grattacieli della città.
In quel periodo stavo scrivendo articoli sugli edifici antichi del posto e durante le ricerche avevo scoperto che anche l’appartamento dove vivevamo poteva definirsi tale. Era stato costruito nel lontano ‘400 e ancora restava in piedi. Apparteneva ad una vecchia signora che aveva ucciso i figli per impedirli di lasciarla perché li voleva sempre per lei.
“Sembra tua madre” avevo detto al mio ragazzo, mentre lo informavo della storia e lui aveva rabbrividito. Credeva, stupidamente, nei fantasmi e in tutte quelle altre sciocchezze. Io, d’altro canto, da giornalista avevo imparato ad avere paura di tutto ciò che esisteva davvero.
Però, dopo quella notte fui costretto a ricredermi.

Ero seduto al mio angolo e stavo scrivendo l’articolo su una chiesa abbandonata, poco distante dalla periferia della città. Mi sentì chiamare, ma non mi voltai perché sapevo che era il mio ragazzo che mi chiedeva a letto. Guardai l’orologio ed erano le 3.
Decisi di finire a scrivere un paragrafo e di raggiungerlo. Poi sentii dei passi nel corridoio e li associai ai suoi passi, forse era venuto per portarmi a letto. Aveva anche ragione, era proprio tardi.
Non mi disse niente, si limitò a mettersi alle mie spalle. “Tra poco arrivò” gli dissi e lui, in tutta risposta iniziò a passare le sue dita fredde sulle mie braccia, sulla schiena e infine iniziò a farmi un massaggio rilassante.
“Oh bravo, mi serviva proprio” ridacchiai. Sentii il suo tocco lungo il collo e poi nei capelli. Affondava le mani nei miei ricci scuri con delicatezza.
Mi rilassai e in quel momento sentii che sussurrava una parola, all’infinito. “Mio, mio, mio, mio”. Feci per voltarmi ma lui mi posò le mani sulle spalle e riprese a massaggiare con più forza. Chiusi gli occhi e lo lasciai fare… fino a quando non sentii la porta della nostra camera aprirsi e la voce del mio ragazzo che mi chiamava.
Mi pietrificai mentre le mani che credevo del mio fidanzato si fermarono. Mi voltai ma colsi di sfuggita una figura grigia che scappava lungo il corridoio e continuava a ripetere “mio mio mio mio mio mio mio mio”. Passi di corsa e la porta del bagno che sbatteva.
Nessuno credette che sia stato per legittima difesa.
Ancora oggi, dopo cinque anni dalla distruzione del nostro appartamento per colpa di un incendio, tutti, tranne il mio ragazzo, credono che io sia un piromane malato.

Storie HorrorWhere stories live. Discover now