parte 2.

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“Una donna non deve mai bere da sola”, mi dicevano. Ma cosa pensavano di sapere loro di me? Io non ero sola. Lei, era sempre con me. Nella mia testa affollata, nel mio cuore distrutto. In quell'attimo iniziò a pesare di più.
“Scusa, mi prepari un altro di questo?” dissi al barman velocemente. Buttai giù l'alcool. Bruciava in gola, con lo stesso ardore che sentivo nel petto.
Avrei voluto tornare a casa mia, ma dopo tutto non riuscivo. Mi fermai su una panchina ..ma i pensieri ancora una volta mi travolsero. Chiusi gli occhi, e mi lasciai cullare.
La mia testa mi riportò indietro nel tempo, a maggio. Il mio compleanno. Una cena romantica in riva al mare.
“Ed io ti amo!” le dissi girandole un video con il mio telefono.
“ed io ti amo!” rispose sorridendo. Mi guardava e me lo diceva con gli occhi. Quegli occhi scuri che scavavano dentro di me.. il suo sorriso si allargò, fino ad aprirsi completamente. Misi via il telefono per sporgermi a baciarla, ed accarezzare quei lineamenti così dolci. Era mia. La mia donna. La mia bambina.

Ma una fitta allo stomaco mi riportò alla realtà: un conato di vomito prese il sopravvento su di me. Mi sporsi per tirare fuori tutto. Quanto avrei voluto che la mia testa avesse potuto vomitare i pensieri. Magari avrebbe fatto tutto meno male. Una volta libera, mi incamminai mezza ubriaca verso casa, cercandola ovunque. Allora, ad alta voce lo ammisi. “Ti sto cercando per le vie di questa città. Tocco tutto con mano, e non mi fermerò finché non ti troverò.”
Mi fermai di botto. Misi la mano sul petto e trattenni per un attimo il respiro. Sentii un battito: “eccoti.”
Tornai a casa, sbandando. Feci più rumore del solito, non curante delle persone, che si ostinavano a definirsi “famiglia” che dormivano beatamente.
La porta della stanza da letto dei miei si aprì, e vidi mia madre, pallida in volto che stava per inveire contro di me.
“Ma che cazzo hai fatto? Sono quasi le sette!” urlò.
“Oh mà, calmati. Stai al posto tuo.” Bofonchiai mezza brilla.
“Adesso ti faccio vedere io, chiamo tuo pa..” e la lasciai parlare da sola dirigendomi al bagno.
Presi il mio cellulare, e lo fissai. Iniziai a digitare il suo numero, finché non apparse il suo nome: “BigLove!❤” .. pensai un attimo. La chiamo, o no? Ma non finì nemmeno di pensarlo che feci partire la chiamata.
Due squilli, e finalmente quella dolce melodia fu avvertita dalle mie orecchie.
“pronto?!..” disse.
“Sta' zitta. Fammi.. fammi parlare. Mi manchi,ma ti odio. Perché mi infliggi questo dolore? Perché non ti sento da sette giorni merdosi e mi sento impazzire? Perché?”
“Perché sei sbagliata..” disse con un filo di voce.
“Ma sono pronta a far di tutto per rimediare.. ti prego resta. O torna, come ti pare. Ma ho bisogno che tu ci sia. Qui il sole non scalda, l’aria è sempre poca.. il cuore non batte più.” Scoppiai in lacrime.
Mia madre, che mai aveva accettato la nostra relazione, iniziò a bussare furiosamente con i pugni alla porta.
“Apri, che ti spacco la faccia.” Gridava.
“Io voglio vincerla per te questa guerra.” Le dissi. Si lasciò andare. Per un po', palammo come se nulla fosse accaduto, e mi accorsi che quello era il mio posto nel mondo.

Para siempre en mi.Donde viven las historias. Descúbrelo ahora