Destino

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C'è una forza che guida ogni cosa in questo universo; la puoi chiamare come ti pare, il nome cambia a seconda delle lingua, ma quando sei vicino ad essa hai il potere di fare qualsiasi cosa. Forse la sorte aveva già scelto per me, ma non posso credere ad un copione già scritto, se esiste un'entità che brandisce la penna del destino non può essere così ingiusta. Mia nonna che in vita aveva sempre aiutato tutti non c'era più, mentre il soldato che l'aveva colpita e lasciata al suo destino era ancora vivo e vegeto. Se solo fossi stata più forte, se solo avessi avuto anche solo un briciolo di coraggio in più avrei potuto fare qualcosa e mia nonna sarebbe ancora qui con me. La sua morte mi ha condizionato per tutta la vita. Quando mi ritrovai da sola nella caverna con dei perfetti sconosciuti mi ripromisi che non mi sarei mai più tirata indietro e che avrei vinto le mie paure ad ogni costo.

Sono trascorsi diversi anni da quella catastrofe, e anche se fortunatamente non avevo subìto alcun danno fisico, non ero più la stessa persona, il mio animo era ridotto a brandelli. Non ero la sola ad aver perso la famiglia, insieme a me vivevano un gruppo di persone, i pochi fortunati che riuscirono a scampare alla tragedia. Non avevamo nessuna notizia di ciò che accadeva all'esterno, e a causa dell'onda elettromagnetica molte informazioni che riguardavano le ubicazioni delle altre strutture furono perdute insieme all'uso della radio. Non eravamo capaci di comunicare con l'esterno e passarono molte settimane prima che tutti i sistemi basati sul supporto vitale iniziassero a funzionare a pieno regime. Fortunatamente l'onda non raggiunse il cuore del sistema, altrimenti avremmo fatto una brutta fine ed oggi non sarei qui a raccontarvi la mia storia.

Non ero più quella bambina che stava rannicchiata contro il muro metre la terra tremava e la polvere cadeva dal soffitto sulla mia testa, sono cresciuta, e il mio compito è quello di racimolare le materie prime per evitare che altri perdano la vita. Non possiamo uscire all'esterno, le porte sono sigillate ermeticamente, ma la base ha diverse aree inesplorate che giorno per giorno perlustro nella speranza di trovare dei ricambi che possono risultare utili alla nostra sopravvivenza. Oggi dovrò scendere in profondità, il Generale mi ha ordinato di controllare la zona poichè potrebbero esserci dei pezzi molto importanti e nel caso recuperarli. Il Generale sembra un tipo molto severo, ma fu lui a starmi vicino nelle notti in cui piangevo ed ero disperata. E' il classico soldato tutto d'un pezzo, sempre attento alla divisa e ligio al dovere, prima vengono gli altri e dopo se stesso, ha dei grossi baffoni che cura in maniera maniacale, ho sempre pensato che all'interno si nascondesse del fil di ferro, non é possibile che stiano così dritti in qualsiasi ora del giorno, oltretutto occupano il 70% del suo viso e a momenti fatico a vedere anche gli occhi.
Il Generale non ha mai accennato a quello che facesse prima dell'incidente, ma sono sicura che non fosse da solo, sicuramente avrà avuto una famiglia. Ricordo che durante una missione di ricognizione andò su tutte le furie quando non riuscì più a trovare la sua bussola. Aveva smarrito un oggetto a lui caro, forse il più importante, un frammento della sua vita era andato perso. La bussola era in ottone, ed era decorata a mano, un'opera d'altri tempi vista la precisione e la cura per i dettagli, doveva essere sicuramente un manufatto realizzato da mani esperte. Aveva una cerniera e si apriva a libro, all'interno era presente la foto di una donna che teneva in braccio una bambina molto carina dai riccioli d'oro, forse dovevano essere la moglie e la figlia. Nella bussola era stata incisa una frase.

"Ovunque tu sarai, ovunque noi saremo, anche se dispersi non perderemo mai la strada di casa"

Fortunatamente non sono stata sempre da sola, dopo la morte della nonna, Alex, il soldato che mi salvò dalla morte, si prese cura di me e mi allevò come una figlia. Oggi non è più un soldato, passa il tempo a costruire cianfrusaglie con quello che riesco a reperire. Dice sempre che un giorno quando la superficie sarà nuovamente abitabile le sue invenzioni poseranno le basi per una nuova civiltà. Io penso che dovrebbe passare meno tempo a distillare l'alcool dalle patate, e che il suo tentativo di creare il liquore perfetto da una soluzione a base di cime di rapa diffonderà semplicemente l'alito cattivo. 
Ogni giorno va a fuoco qualcosa a causa della distilleria abusiva, fortunatamente la base è provvista di sensori che si attivano periodicamente ogni qualvolta vengono rilevati segnali di fumo.
L'esterno del complesso abitativo è un insieme di pezzi di metallo assemblati tra loro, nel cortile ci sono diversi macchinari smontati, alcuni di fattura non proprio recente, vecchi furgoni, auto e moto utilizzati durante la seconda guerra mondiale. Qua e là ci sono anche vecchie trivelle che servivano per espandere la base nel sottosuolo.
Mentre mi guardo in giro sento provenire odore acre lungo il percorso che conduce alla distilleria e decido di andare.
Avevo ragione Alex era lì, dormiva come un ghiro su una amaca.
Quel giaciglio di fortuna era collocato tra un pilone pieno di grasso e un vecchio tornio per il ferro.
Sulla sua destra c'erano dei strani pentoloni che bollivano e fischiettavano. La puzza era insopportabile.
Sicuramente è lo strano miscuglio che sta preparando quel pazzoide. "Pensai"

- << Che schifo!!, non riesco ancora a capire come fai a bere questa cosa che puzza di calzini stagionati>> dissi ad alta voce

- << Dai, slasciamli dolmire un'altro pò >> disse Alex voltandosi dall'altra parte

- << Come fai ad essere già ubriaco? La giornata è appena cominciata>> dissi mettendo il broncio

- << Sveglia!! mi serve il Tauser, devo scendere di sotto a recuperare la roba per il capo>> continuai

<<Prendo le chiavi>> dissi correndo verso l'uscita mentre lui dormiva beatamente..
Sono sicura che quando si sveglierà andrà su tutte le furie, sbraitando di qua e la, mentre darà di matto rompendo qualcosa.

E così mi preparavo a scendere nelle viscere della terra. Ovviamente non era la prima volta che lo facevo, ma ogni volta che accadeva mi sentivo libera, ero sicura che avrei trovato qualcosa; un nuovo macchinario, qualche pezzo di ricambio, una nuova area da poter sfruttare a nostro piacimento, sicuramente la mia discesa non sarebbe risultata vana.

UNA NUOVA SPERANZAWhere stories live. Discover now