Mia mamma stava in piedi in fondo al letto accanto ad un uomo alto e magro con un camice bianco mentre Angelica stava alla mia sinistra e continuava a mantenere la presa sul mio avambraccio.

Quando si accorse che avevo aperto gli occhi scattò in piedi, lasciando finalmente la presa.

«È viva?»

L'uomo con il camice bianco fece un passo avanti.

«Sono il dottor Valli, seguirò personalmente la sua guarigione e per farlo al meglio avrò bisogno di tutta la sua collaborazione, come si sente?»

Sfoggiò uno di quei sorrisi bastardi di chi ti vuole rassicurare ma non sa farlo con onestà. Sospirai sentendo di nuovo gli occhi gonfi e le palpebre pesanti.

«Non lo so, sono solo stanca e mi gira la testa» biascicai stordita.

«È normale, sei sotto l'effetto della morfina che abbiamo dovuto iniettarti appena sei arrivata, entro stasera dovresti sentirti già meglio» sorrise di nuovo cercando di rassicurarmi.

«Dottor Valli?»

«Si?»

«Cos'è successo?»

«Penso che dovrebbe solo riposare, più tardi parleremo di tutto» questa volta fu Angelica a parlare.

«Io invece penso che saperlo sia un mio diritto»

«E ancora troppo debole, domani ne parleremo, nessuno sta cercando di nasconderle la verità ma la sua salute viene prima di tutto»

Mia mamma mi guardò con quei suoi occhi verdi che mi avevano cullato per una vita intera e che ora sembravano spenti, stanchi, opachi. Non serviva che dicesse qualcosa, io e lei sapevamo, sapevamo bene che questa era una disgrazia per tutta la famiglia, che io ero la nuova disgrazia.

Ci provò mia mamma, ci provò a guardare oltre, a rincuorarsi del fatto che io ero viva e che questo era l'importante, ma lo vedevo bene che non ci riusciva.

L'amore per un figlio è un sentimento che dura per sempre, è una catena che non si spezza, ma una madre deve avere la certezza di poter sfamare i propri cuccioli e quell'incidente gliel'aveva portata via.

Se io stavo in un letto d'ospedale non potevo lavorare. Niente lavoro, niente soldi. Niente soldi, niente cibo.

L'avevano cresciuta così mia madre, le avevano insegnato che l'amore sta bene con i soldi e i soldi con l'amore.

Mi guardò e lo capii che l'amore c'era, come c'era sempre stato. Erano i soldi che mancavano. E questo pensiero la mangiava dentro, anche di fronte a me.

Mi risvegliai dieci ore dopo, più sedata di prima. Feci chiamare il medico che entrò a passo svelto, con quella sua faccia sempre sorridente, affiancato da Angelica.

Mi presi un minuto per guardare meglio la faccia provata della mia migliore amica mentre il dottor Valli controllava i macchinari e le mie reazioni ad alcuni stimoli. La pelle bianca metteva in risalto le occhiaie violacee, i capelli biondi erano disordinatamente raccolti in una coda cercando di nascondere il fatto che non li lavava probabilmente da tre giorni.

Posava lo sguardo su ogni cosa, a scatti, mentre il piede picchiettava sul pavimento azzurro e cospargeva l'aria di un'ansia nervosa che si poteva quasi tagliare col coltello.

«Dottor Valli, perché sto peggio di prima?» sussurrai, la bocca ancora impastata e la paura della risposta in circolo per il mio corpo.

Sospirò «Signorina Elmi, lei si è svegliata almeno cinque volte nelle ultime dieci ore»

ADESSO CHE NON CI SEIWhere stories live. Discover now