capitolo 9

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Il giorno seguente mi alzai dal lettino d'ospedale, sfilandomi la veste del paziente per immergermi finalmente i miei vestiti. Mia madre stava discutendo col medico delle ultime precauzione per le mie dimissioni e, una volta abbassata la maniglia della mia stanza, sorrisi pienamente alla vista dei miei amici che mi stavano aspettando tutti nella sala principale. Bill mi abbracció, maledicendomi svariate volte per averlo fatto preoccupare, mentre gli altri mi sorrisero e mi rivolsero alcune parole di conforto. Sulle sedie della sala c'era ancora una figura seduta, Richie. Non si era alzato per saltarmi, non mi aveva guardato, era semplicemente seduto con i gomiti appoggiati sulle cosce che gli reggevano il viso e con lo sguardo perso nel vuoto. Lo fissai per alcuni secondi, non mi aspettavo che venisse a salutarmi, infondo lo conoscevo era sempre stato rude, non era il ragazzo delle mie fantasie che mi ero fatto durante i giorni in cui ero senza conoscenza. Sinceramente però, mi aspettavo qualche battutina. Dopo altre chiacchiere con i miei amici mia madre annunció che mi avrebbe aspettato in macchina, così salutati ad uno ad uno, tralasciando il ragazzo seduto, mi stavo per dirigere verso l'uscita quando una una mano mi afferró per il polso. Mi girai bruscamente pensando di trovare Richie, ma con mia grande sorpresa era Mike che mi teneva saldamente. Mi rivolse uno sguardo compassionevole e disse semplicemente: «ha aspettato qui, giorno e notte, fin dall'incidente.» anche se il ragazzo era stato chiaro, nella mia mente quelle parole erano ancora confuse. «chi?» chiesi sincero, «lo sai». Mi congedó con quelle due semplici parole, ed una volta salito in macchina i miei pensieri si fecero più chiari e sussurrai «Richie». Mia madre mi guardò incuriosita, ma non fece molto caso alle mie parole, infatti incomincio subito a riempirmi di domande attinenti -ovviamente- alle medicine che avrei dovuto prendere. Una volta giunti a casa mi lasciai completamente andare sul divano, accendendo il televisore, attendendo di trovare qualcosa di interessanti. Fui distratto dal mio zapping, da una voce femminile alle mie spalle che diceva semplicemente «tesoro vado in farmacia, non uscire di casa PER NESSUN MOTIVO» per poi stamparmi un bacio sulla guancia.
La porta di casa non era ancora stata chiusa quando sentì mia madre farfugliare qualcosa con una terza persona «Eddie è in casa?», «Oh caro, è in sala, entra pure». Sentendo in seguito la porta sbattere violentemente. Appoggiandomi sullo schienale del divano mi girai per vedere ci c'era alle mie spalle, notando la figura di Richie appoggiata allo stipite della mia porta. Mi guardava con uno sguardo indecifrabile, un mix tra rabbia e sfacciataggine, il che non aveva alcun senso dato che non gli avevo -realmente- fatto nulla. Il silenzio imbarazzante nato tra noi due, il ragazzo sfoció in una sfuriata degna di... qualcuno arrabbiato, ecco. «porca puttana!» urló per iniziare la conversazione, lasciandomi incredulo. «ti sei fumato il cervello? Ti rendi conto cosa ho passato per colpa tua? I tre giorni più brutti della mia vita! A pensare se ce l'avresti fatta, a piang-... a pianificare cosa fare per te! Sei una tale testa di cazzo, ti odio Edward kaspbrak!» dopo quelle testuali parole si avvicinò a me, sedendosi sul divano nel posto accanto al mio. Per poi guardarmi ardentemente negli occhi per poi sorridere e aggiungere: «tu non vai più da nessuna parte da solo, domani c'è la festa per il compleanno di Bill, ti passo a prendere alle 3, ti voglio puntuale», quel ragazzo mi spiazzava sempre, come può essere così bipolare!? Però non potetti fare a meno di sorridere al suo lato protettivo, il che però non semplificava il mio piano di "riconquistarlo" dato che era una caratteristica che aveva avuto fin da quando ci siamo conosciuti. «ok» aggiunsi dopo pochi minuti di silenzio, aspettando che uscisse da casa mia. Invece prese il telecomando dicendo «questo programma è una lagna, su nano, vai a chiudere le tapparelle che così vediamo meglio» un sorriso sbocció sul mio volto, ero al punto di inizio, io e lui, su un divano a guardare un film. Potevo farcela.
appena il film partì, azzardai, appoggiando la testa alla spalla del ragazzo seduto accanto a me. Richie si giró lentamente guardandomi confuso, per poi ondeggiare lentamente la spalla fino a far cadere la mia testa sulle sue gambe. Mi rialzai amareggiato, riposizionandomi seduto, prendendomi del tutto alla sprovvista però una mano mi prese dall'orecchio e mi abbassó dov'ero caduto prima. «volevo solo cambiarti di posto» disse fievolmente la voce di Richie. Non potetti fare altro che sorridere a quelle parole, accoccolandosi sulle sue gambe. Era un piccolo inizio, ma a me bastava così. Come se non bastasse però circa a metà del film, il mio cuore accelleró di colpo quando una mano si poggió sui miei capelli accarezzandoli dolcemente, facendomi quasi addormentare. «tua madre tornerà a momenti» l'atmosfera fu interrotta da quell'odiosa frase, a cui diedi una risposta secca «non mi importa», «dovrebbe» detto questo il ragazzo si alzò dal divano dirigendosi verso l'uscita, e mentre aveva già una mano sulla maniglia della porta aggiunse: «domani alle 3,puntuale» per poi uscire. Mi strappó un ennesimo sorriso. Che fu seguito dal panico più totale. DOMANI ERA IL COMPLEANNO DI BILL E IO NON GLI AVEVO PRESO UN REGALO.
Spazio autrice:
Hiiii, so che mi odiate con tutto il cuore per il capitolo precedente ma questa storia aveva bisogno di una svolta, quindi accontentatevi per non lo cambierò :PPPP + tranzolla perché finirà tutto per il meglio ++ VIVIBIIIII

Love me more | reddieWhere stories live. Discover now