Capitolo XXVII

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«Potresti anche dirmi cosa sta succedendo».
«Tu non l'hai mai fatto con me, quindi taci e fai come ti dico».
«Non capisco... Cosa stai insinuando? Io ti ho sempre detto tutto» protesta mia madre, mettendosi subito sulla difensiva.
«Sappiamo entrambe che non è così. Quello che mi hai tenuto nascosto questa volta, quello che hai saputo fare con la tua mente malata, non è concepibile. Adesso alzati e vieni con me» affermo , cercando di mantenere la calma. Ho mantenuto la mia promessa, sono stata coerente, ma adesso basta.

È giunta l'ora di mettere i puntini sulle i.
«Cloe, ascolta, io non so di cosa tu stia parlando...-» protesta lei, alzandosi dalla sedia sulla quale stava comodamente riposando prima che io piombassi in salone e la mettessi alle strette.
«Va bene, non mi lasci altra scelta» dico , fiondandomi su di lei e premendole un fazzoletto contro il naso. Lei si dimena, prova a scappare , ma alla fine cede e sviene tra le mie braccia.
«Sia benedetto il cloroformio» mormoro, prendendola in braccio e raggiungendo Kai in strada. Mi sta aspettando , la macchina ha già il motore in funzione. Oggi è il grande giorno, finalmente riuscirò a scoprire dov'è finita mia sorella e a sbattere la verità in faccia a mia madre.
Appena Kai mi vede, sorride e scende dall'automobile per me. Mi sta sempre vicino, non mi abbandona mai.
«Lasciami pure tua madre. Dove la metto?» mi domanda, mentre io gli passo tra le braccia,  con estremo piacere , il suo corpo privo di sensi.
«Nel bagagliaio. Mi raccomando: legale le mani ed imbavagliala» gli dico, entrando in macchina e sorridendo senza un valido motivo. Forse sono solo stanca... O un po' isterica. Forse , invece, sto diventando una psicopatica. Ma cosa mi aspettavo? È questo che si ottiene quando si entra a far parte della squadra Mikaelson-Parker.
Il rumore del portabagagli che si chiude mi desta dal mio stato di incoscienza momentaneo. Dopo pochi secondi, Kai rientra in macchina e mi rivolge uno sguardo veloce, poi schiaccia l'acceleratore e parte.

«Sei sicura di volerlo fare davvero? Voglio dire, potresti anche lasciare perdere e continuare a vivere la tua vita in santa pace. Castle ci sta dando la caccia... Non starai soltanto aggiungendo un problema a quelli che già ci affliggono?» mi domanda poi, rompendo il silenzio.
Non rispondo subito. Mi prendo un po' di tempo e rifletto.

Kai ha ragione, non posso dargli contro

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Kai ha ragione, non posso dargli contro. Siamo pieni di problemi fino al collo e forse sto solo peggiorando la situazione. Ma non posso lasciare mia sorella nel dimenticatoio. C'è stata per troppo tempo e non per colpa mia.
«Hai ragione, ma voglio andare avanti. Non posso fermarmi adesso, Kai. Lei ha bisogno di me» mormoro , giocando con il mio anello solare e chiudendo gli occhi .
«E allora andiamo fino in fondo insieme» dice l'eretico con voce profonda, appoggiando una mano sul mio ginocchio.

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La cascina abbandonata vicino all'aereoporto è un posto lercio, lucubre, ma è l'ideale per parlare senza mezzi termini di pratiche magiche, vampiri e questioni famigliari piuttosto importanti.
Rebekah e Klaus sono partiti per New Orleans due giorni fa, dobbiamo guadagnare tempo per la trattativa con Castle e loro sanno come poterci aiutare. Non appena avrò ritrovato mia sorella, la porterò via con me e cercherò di farle recuperare tutto il tempo che le è stato sottratto.

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