Prologo

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Sidney, Australia. 1:00 di notte.

Tenendo per mano la mia amica, e passavamo insieme a Dan sulle strisce pedonali. Tornavamo da un club, uno dei migliori a Sidney, dove il divertimento era la prima cosa.

-E stata la migliore festa nella mia vita!- Cassie era in mezzo alla strada.

-Decisamente lo dobbiamo rifare.- ho detto sconcertata.

Abbiamo bevuto un bel po, per questo ci era difficili andare dritti, e anche con le nostre forze. Per fortuna Dan era vicino a me, che mi reggeva, grazie al quale non sono ancora caduta a terra. Probabilmente mi addormenterei subito, oppure non smetterei di ridere di ... appunto ... di niente.

-Di sicuro!- rispose Cas -Ma ora dovremmo decisamente smaltire la sbornia. Ci vediamo domani?- chiese, e io annui.

Mi da un bacio sulla guancia come addio, e andiamo ognuno a casa nostra. Dan mi aiuta ad arrivare fino alla fine della strada, e quando lo fa, anche lui mi saluta e va via. Mi rimane solo una piccola strada da fare.

Ero di splendido umore, sentivo l'alcol nel mio corpo che continuava a mischarmi nella testa. Il caldo mi trafigge dalla testa ai piedi, e nella gola sento ancora il sapore della vodka. È stata una bella festa -una di quelle che mi mancava da un paio di mesi, quando ho lavorato sodo. Mi sono meritata un po di riposo e divertimento.

Camminavo lentamente accavallando le gambe una volta a sinistra e una a destra, sorridendo tra me e me.

Canticchiavo sottovoce canzoni di ogni genere e battevo i tacchi a ritmo. Era una notte buia, serena e calda. Il vento muove le foglie degli alberi in un ritmo a me completamente sconosciuto.

Sono stata costretta a passare attraverso un vicolo, come un film dell'orrore, un corto vicolo, che faceva crescere l'orrore in me non importa se ero sobria o ubriaca. Non conoscevo un'altra strada per arrivare a casa, probabilmente non c'è. Ho dovuto passare attraverso quella strada, ma non ero molto scossa per questo. Si, avevo paura, ma non come le altre volte. L'immagine, che dovrei vedere perfettamente, per tutto il tempo era offuscata. Ho continuato a tirare la borsa dietro di me, quasi a terra ricordandosi, quello che avevo fatto stasera, e di preciso, cosa facevo un'ora fa. In parte questo mi riusciva, ma a vedevo tutto male. A volte ridevo tra me e me, vedendomi nella mente ballare, felice della vita, e la cosa migliore una bionda che la usava. Ogni problema, di cui qualche ora fa mi preoccupavo -se ne andato via. Dovrei uscire più spesso andando alle feste e passare tempo con i miei amici. Questo mi aiuta veramente.

Stavo passando l'ultima curva, saltellando come una pazza. Non facevo attenzione a niente, fino a quando non ho sentito una voce spaventata, maschile che veniva dalla strada opposta.

-Per favore no. Non farmi questo. Ho una ragazza, questo lei non lo sopravivrebbe- mi fermo, quando le mie orecchie registrano queste parole.

Vedevo soltanto i contorni. I miei occhi in questo stato erano molto stanchi e ancora non potevo muovermi in avanti, come se i miei piedi fossero attaccati alla strada. Tutto il tempi sono stata a guardare quella scena. Provavo a mettere a fuoco lo sguardo e concentrarmi, per vedere il più possibile.

Probabilmente erano cinque uomini.

Uno di loro era in ginocchio davanti all'altro, un uomo alto. Due stavano dalle due parti, e il terzo era seduto accanto, rideva. Non vedevo le loro facce, erano troppo lontani.

-Hai ragione. Non sopravivera, perché l'ammazzero, come anche te.- Tutti si mettono a ridere, e dopo un po si sente solo uno sparo e il suo eco.

Dalla mia bocca sfuggi uno stridulo. Lo volevo sopprimere, veramente lo volevo trattenere, ma ero in uno stato di shock, che non controllavo il mio comportamento.

Mi pentì del grido, quando ho visto le loro teste girarsi nella mia direzione. Un paio di lacrime scendono sulla mia guancia. Ho iniziato ad indietreggiare, quando uno di loro si è mosso nella mia direzione. Dietro di lui tutti gli altri. Il mio cuore batteva in un ritmo spaventosamente veloce. Momentariamente sono tornata sobria. Quello che ho fatto, mi ha fatto abbastanza impressione. I brividi percorrevano tutto il mio corpo. Senza aspettare gli applausi, ho iniziato a scappare.

Mi imbattei in un vicolo, il quale portava direttamente a casa mia. Nella corsa velocemente prendevo il respiro, e nella bocca mi arrivavano le lacrime.

Scappando il più velocemente, come solo potevo.

I miei tacchi bussavano contro il marciapiede, facendomi rallentare. Zoppicavo sentendo il dolore nelle mie gambe. Nella mia mente pregavo, di uscire viva da tutta questa situazione...

Per poco non sono caduta, quando in una delle mie scarpe non si ruppe un tacco.

-Veramente, perché Chanel !?- ho maledetto nella mia testa. Mi dispiaceva per i tacchi, che ho ricevuto dalla zia. Non erano costati poco, e comunque ora erano il mio più piccolo problema. Senza esitare le tolgo e corro velocemente a casa.

Ancora continuo a pensare, grazie a quale miricalo sono riuscita ad arrivare al mio appartamento. Ho passato forse una corta, ma abbastanza stancante, in aggiunta infarcente un infarto strada. Entrai in casa tutta scossa.

Nei miei occhi ancora c'erano lacrime. Velocemente chiusi la porta con tutti i suoi luchetti, e dopo feci lo stesso con tutte le finestre.

Andai in cucina, dopo di che apri un casetto e presi un cortello.

Tornai in salotto sedendomi sul divano con le gambe piegate, e nella mano tenevo lo strumento. Cosi passai la notte -senza chiudere occhio e lottando di non addormentarmi, avendo una piccola speranza, che quello che ho visto non si ripeterà nel caso della mia persona.

Ombra//a.irwin (Italian translation)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora