Brothers in love

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Il bar era stracolmo nonostante fossero solo le otto di sera, constatò, superando a fatica l'ingresso.
Una moltitudine di corpi erano ammassati all'interno di quel locale, troppo piccolo per una folla così grande, avvolti da una cappa di fumo e vapore.
Lui quei posti li odiava, preferiva di gran lunga le taverne di Asgard, dove il vociare della gente non era sovrastato da una musica assordante e senza senso, ma accompagnato da allegre ballate e dalle storie dei cantori, e dove tutti avevano un posto a sedere.

Si guardò intorno, svettava tra gli umani con la sua stazza da dio e questo lo rendeva ancora più impacciato nei movimenti, nonostante gli abiti terrestri fossero più leggeri dell'armatura che indossava di solito.
Loki, al posto suo, non avrebbe avuto problemi, sarebbe sgusciato nella calca, sensuale ed ammaliante come un gatto.

Già, Loki, da quanto tempo non aveva sue notizie?
Anni, probabilmente, il tempo per loro era una cosa relativa, ma per gli umani dovevano esserne passati un bel po'.
I capelli di Tony avevano iniziato ad imbiancare e per quanto lui cercasse di non darvi peso la cosa lo infastidiva. Steve portava la barba lunga e incolta e Clint aveva lasciato definitivamente il lavoro.

Era almeno un decennio che non vedeva il fratello, forse di più.
Loki faceva spesso così, ricompariva periodicamente nella sua vita, caotico e sconclusionato come sempre, a volte in modo teatrale magari guidando una ribellione o facendo saltare in aria qualcosa.
Altre volte invece lo ritrovava all'improvviso in camera propria, steso sul letto a contemplare il soffitto. Non aveva idea di come facesse ad eludere la sicurezza e ad intrufolarsi lì.

Lo guardava con quegli occhi verdi pieni di segreti e lo invitava a sedersi lì con lui, per tendergli un agguato o farneticare di qualche nuovo piano per distruggere l'equilibrio cosmico.
Thor aveva smesso di curarsene dopo un po', si limitava a sospirare, sbattendosi la porta alle spalle e preparandosi a rimediare a qualunque danno quel pazzo avesse combinato.

Credeva di essere stanco dei suoi tradimenti, delle sue menzogne, stanco di volergli bene.
Ad un certo punto però Loki aveva smesso di fargli visita, anzi, aveva smesso di dar segno di sè in ogni modo possibile.
Erano passate settimane, mesi e infine anni.
Il dio del tuono si era ritrovato a scandagliare i nove regni alla ricerca dei suoi capelli neri, di quel sorriso perfetto e malizioso, del suo fratellino.

La distanza aveva affievolito l'astio e alimentato il ricordo, la dolcezza di un'infanzia dorata, vissuta tra le mura del palazzo e i boschi di Asgard.
I suoi amici si erano prodigati per aiutarlo in quell'infruttuosa ricerca, ma ogni pista si era rivelata un buco nell'acqua, fino ad allora.

Quella sera, improvvisamente, aveva ricevuto una soffiata, un biglietto anonimo, scritto a mano con una calligrafia elegante, che diceva che Loki era lì, in quel bar.
Mai avrebbe pensato di trovarlo proprio su Midgar, nel posto più impensabile, da cui era stato formalmente bandito.

Si approcció con difficoltà al bancone ed ordinò una birra.
Gli alcolici terrestri erano quasi tutti leggeri, annacquati, inadatti alle sue abitudini asgardiane.
Ne prese un sorso e si girò, scorrendo pigramente i volti degli avventori. Giovani donne e uomini che ridevano e cantavano, lasciando fuori dalla porta qualunque dispiacere.
Poi lo vide.

Sulle prime stentò a riconoscerlo: aveva i capelli corti ai lati, un orecchino che pendeva dal lobo sinistro, le unghie smaltate di nero e una camicia bianca semi sbottonata. Quasi del tutto inserito in quel contesto mondano.
Furono le sue movenze a togliergli ogni dubbio, gesti controllati e ben studiati, magnetici.

Si guardarono e Loki alzò il bicchiere, sottile ed affusolato, nella sua direzione, invitandolo ad avvicinarsi.
Thor obbedì, quasi ipnotizzato.
Si sedette di fronte a lui, su una sedia stranamente libera.
Era come se il tavolo fosse protetto dalla calca, forse con un incantesimo.
«Fratello» disse il più giovane, facendo roteare il drink, che aveva uno splendido colore rosato «qual buon vento?»
«Loki» il biondo strinse il boccale «sei davvero tu?»
Quello si guardò le mani, divertito
«L'ultima volta che ho controllato...»

Brothers in loveWhere stories live. Discover now