Capitolo venti.

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Harry spostò il viso verso destra e nascose il sorriso tra le pieghe del cuscino, mentre un respiro caldo gli solleticava il petto nudo e una bocca gli lasciava piccoli baci un po' ovunque.

«Guarda che lo so che sei sveglio» lo prese in giro Trevor, facendolo ridacchiare.

«No, sto dormendo. Continua pure» Harry continuò a tenere gli occhi chiusi e a bearsi di quelle attenzioni. Era da un po' di giorni ormai che passava le notti a casa del suo ragazzo, e quel risveglio era senza dubbio la cosa migliore che potesse desiderare.

«Ah si? Dopo questo, stai ancora dormendo?» Harry si morse le labbra quando avvertì l'erezione del ragazzo contro la sua coscia e respirò profondamente.

«Si» mugugnò.

Trevor sorrise e gli prese le gambe tra le mani, sollevandogliele per portarsele intorno ai fianchi. Si avvicinò poi col volto al suo e gli lasciò un bacio sulla guancia, un altro su una palpebra socchiusa, e infine uno sulle labbra carnose, prendendo però quello inferiore tra i denti e tirando appena, senza fargli male.

«A me non sembra che tu stia ancora dormendo, sai?» sussurrò nel suo orecchio quando avvertì l'erezione del riccio contro il suo stomaco, e si beò dei silenziosi gemiti del minore quando ci si strusciò contro.

«Invece si. Dovresti svegliarmi in qualche altro modo» lo provocò Harry, gettando la testa indietro e avvolgendogli i fianchi con le gambe, incrociando le caviglie sul suo fondoschiena.

Trevor allora stuzzicò la sua apertura con un paio di dita e stava proprio per entrarci ma venne interrotto dal suo cellulare poggiato sul comodino accanto al letto che prese a squillare, segnalando l'arrivo di una chiamata.

Harry mugugnò un lamento. «Non fermarti, ti prego» s'imbronciò, sollevando leggermente il bacino per avvicinarsi ancor di più alle sue dita.

«È il mio capo, devo rispondere» ribatté Trevor dopo aver dato una veloce occhiata al suo cellulare. Harry sbuffò quando il più grande si sollevò dal suo corpo per allungarsi verso il comodino e prendere il cellulare, rispondendo alla chiamata.

«Pronto?» Harry roteò gli occhi e, sempre col broncio, si coprì con le coperte fino al collo e si raggomitolò su ste stesso, stringendo il cuscino al petto.

«Sul serio?!» Trevor spostò lo sguardo su Harry e lo guardò con la bocca spalancata e gli occhi sgranati. Il riccio allora corrugò la fronte, non capendo cosa stesse succedendo.

«Si, certo, arrivo subito!» Trevor interruppe la chiamata, con ancora quello sguardo incredulo.

«Che succede?»

«Il tuo amico, Tomlinson, ha chiesto un incontro col mio capo e a quanto pare ha confessato tutto.»

Harry spalancò gli occhi e si mise a sedere di scatto. «Ha confessato? Cosa ha detto?» chiese frettolosamente, col cuore che batteva talmente forte che sarebbe potuto scoppiare da un momento all'altro.

«Non lo so, adesso devo andare in centrale» rispose, alzandosi dal letto e cercando la sua divisa.

«Vengo anch..»

«Assolutamente no!» Trevor lo interruppe, sapendo già cosa stava per dirgli. «Non puoi venire, Harry. Non ti avrei dovuto nemmeno dire ciò che ti ho detto! Finirei nei guai se sapessero che ti rivelo tutto ciò che succede in questo caso. Quindi tu resti a casa e mi aspetti. Appena so qualcosa e ho un momento libero ti chiamo, d'accordo?»

Col labbro inferiore stretto tra i denti, Harry annuì. Non disse e non fece nient'altro se non ricambiare il bacio a stampo che Trevor gli diede a mo' di saluto, prima di uscire di casa. E dopo aver sentito la porta d'ingresso chiudersi, Harry allontanò velocemente le coperte dal suo corpo e scese dal letto, vestendosi in fretta e furia.

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