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Alexander prese un libro dalla libreria nella stanza di Jace e iniziò a sfogliarlo.
Come superare la perdita di un caro, lesse a bassa voce il ragazzo.
Sentì all'improvviso un brontolío: Alec posò immediatamente il libro dov'era riposto qualche minuto prima e si avvicinò al letto di Jace. Il ragazzo dal lucente ciuffo biondo si era già messo seduto sul suo letto, dopo aver passato una nottata a lamentarsi per i dolori. Alec aveva trascorso la notte a vegliare su di lui, e al minimo lamento gli dava la sua mano, per calmarlo, o imbeveva una pezza con l'acqua per mettergliela sulla fronte e usava una borsa col ghiaccio per togliere il dolore alle ferite. Gli aveva dato le attenzioni necessarie, come un padre fa con un figlio.

"Jace, come ti senti?". Alec si sedette accanto al suo migliore amico e l'osservò in faccia: era pallido, la sua pelle era più bianca del solido ma aveva ancora qualche macchia violacea. Il ragazzo, però, girò lo sguardo, come se fosse in collera.

"Normale", rispose noncurantemente.
"Che è successo?"

"Valentine ti aveva fatto possedere da un demone, e poi sei entrato nella stanza sopra ai..." Jace guardò Alec con freddezza.

"Ah sì", disse infine il biondo.

"...sotterranei, dove..." continuò Alec, ma venne di nuovo interrotto da Jace, che lo osservava come se fosse ancora indemoniato.

"Ho capito, diamine!", sbraitò, alzandosi di scatto dal letto, conseguendone dei dolori alla spalla.

"Jace, siediti", disse Alec, poggiandogli le mani sulle braccia, spoglie, e facendolo sistemare di nuovo sul letto dalle candide lenzuola bianche.

"Non toccarmi, Alec", disse acidamente. Per Alec quelle parole provocarono una fitta: da ormai sette anni erano parabatai e questa volta non c'era nemmeno nessun demone in sé.

"Che ti ho fatto Jace? Perché continui a comportarti così con me?", chiese Alec con tutta la tenerezza possibile, ma ciò non riuscì a smuovere l'acidume di Jace.

"Perché proprio tu, il ragazzo che non va mai contro la Legge, ha infranto la regola più importante dei parabatai: mai innamorarsi l'un dell'altro". Alec si vergognò tremendamente di ciò che era successo quel giorno, quando sua madre aveva sentito tutti i suoi discorsi con Magnus e l'aveva costretto a raccontare tutto a Jace: solo che non poteva immaginare che ciò portasse a tutta una serie di conseguenze.

"Ora è passato tutto Jace", si scusò Alec, pensando a Magnus, e osservò i suoi scaffali colmi di libri.

"Non m'importa. Mi hai mentito tutto questo tempo, e per di più hai infranto la reg..."

"Jace", lo interruppe Alec, guardandolo dritto negli occhi, come se fossero fuoco. "Ora sono innamoraro di Magnus. Ma sai cosa ho capito da tutto ciò?" Il ragazzo fece una pausa per accarezzare una copertina scura e morbida di un libro. "Che all'amore non si può comandare, ma tu ne sei succube, e anche facendo finta di niente, non puoi nascondere di amare una persona, in questo caso senza dare importanza alla Legge". Alec si sentì tremendamente romantico in quel momento, ma pensò che ciò bastò a fargli capire quel concetto.

Jace si prese del tempo per riflettere: erano passati due minuti da quando Alec aveva parlato, ma quest'ultimo ne fu felice, perché voleva che pensasse a qualcosa di serio ma più a lungo piuttosto che a una cosa spontanea e divertente.
Nel frattempo, si sentì vibrare il telefono di Alec, rimasto sul comodino. Lesse il nome, e per poco non sbiancò. Perché Raphael Santiago doveva chiamare proprio lui?

"Che vuoi?", disse Alec con freddezza, aprendo la chiamata.

"Buongiorno anche a te Alec", rispose sarcastico il vampiro dall'altro capo del telefono.

BAD REPUTATION [Malec]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora