Mi voltai per chiudere la mia borsa e per non guardarla più, visto che rischiavo di non rispondere delle mie azioni. «Perché evidentemente non ero meritevole del posto», risposi su due piedi alla sua domanda, evitando tutte le mie congetture su Luke. Non aveva davvero bisogno di sentirle.

«Ne sei proprio sicura? Io credo sia per un altro motivo».

Mi voltai verso Callie, trattenendo il fiato quando me la ritrovai davanti, fin troppo vicina. Deglutii. «Per un altro motivo? E quale?».

Callie si morse il labbro inferiore mentre si avvicinava ulteriormente a me, così vicina che i nostri nasi quasi si sfioravano. «Luke mi ha... detto che hai usato Gigi per avere questo posto. Perché l'hai fatto?», mi chiese, sussurrando.

Il fatto che l'avesse scoperto da Luke, stranamente, non mi stupì così tanto. Ne avevo il sospetto, sapevo che avrebbe cercato di mettermi i bastoni fra le ruote. Quindi mi ritrovai semplicemente ad alzare le spalle e a dire la verità a Callie – omettendo, ovviamente, il fatto che facesse tutto parte di un piano per vendicarmi di Luke. «L'ho fatto perché volevo conquistarti. Ho pensato che magari, passando del tempo con te qui, avrei potuto permetterti di vedermi in una luce diversa, cosicché avresti potuto rivalutarmi. È semplicemente questo il motivo», le spiegai, arrossendo leggermente.

Callie, contrariamente a quanto mi aspettassi, mi sorrise. Sembrava quasi contenta che avessi fatto ciò che avevo fatto. «Hai fatto tutto questo per conquistarmi?».

Annuii. «Forse ho sbagliato, lo so. Ma ne è valsa la pena», riuscii a borbottare prima che Callie annullasse le distanze tra di noi. Baciarla dopo così tanto tempo passato a desiderare le sue labbra sulle mie fu più dolce di quanto mi sarei mai aspettata.

Non passò molto tempo prima che mi ritrovassi con la schiena appiccicata al muro, schiacciata tra di esso e Callie. I nostri baci diventarono più voraci, frenetici; oltre a sentirmi senza fiato cominciai a sentire le ginocchia molli e la tensione nel mio stomaco, riuscivo a sentire ogni parte di me pulsare di piacere e desiderio. Callie quasi sembrò accorgersene, quando si staccò da me con il fiatone. Una risatina sfuggì alle sue labbra carnose e lucide.

«Questo non è proprio il posto per fare queste cose, no», borbottò, rubandomi un ultimo bacio prima di allontanarsi, non senza prendermi la mano, «Ti va di venire a casa mia? Yolanda non si accorgerà della mia assenza».

Mi sentii quasi di svenire alle sue parole; per quanto mi allettasse la sua offerta, comunque sapevo che non avrei resistito ad arrivare a casa sua. La mia era più vicina...

«Casa mia è più vicina, Callie. E ora andiamo, prima che ti prenda contro gli armadietti», sbottai io, correndo fuori dallo spogliatoio dei dipendenti con la mano ancora intrecciata a quella di Callie.

***

Nonostante casa mia fosse più vicina al centro di recupero, arrivarci fu una tortura senza precedenti. Forse perché Callie aveva tenuto la sua mano sulla mia coscia per tutto il tempo, facendo danzare le sue dita sulla mia pelle provocandomi pelle d'oca e ginocchia molli. Ormai probabilmente le mie rotule erano gelatina.

«Sei sicura che i tuoi non ci sono?», mi chiese Callie mentre salivamo le scale, dirette alla mia camera da letto. Certo, probabilmente la casa era vuota e io morivo dalla voglia, ma non volevo rischiare di farmi trovare avvinghiata ad una ragazza sul divano a fare cosacce – mia madre avrebbe dato di matto, dopotutto il divano era nuovo e non potevo permettermi di macchiarlo letteralmente e metaforicamente.

Aprii la porta della mia stanza e spinsi Callie verso il letto, facendola finire seduta su di esso. Dopo aver chiuso la porta mi avventai su di lei salendo sulle sue cosce ed attaccando il suo collo. La sua pelle era bellissima e aveva un profumo irresistibile, che dava quasi assuefazione. «I miei non ci sono mai in casa. La smetti di preoccuparti?».

Slut + Sluttier || 5sosWhere stories live. Discover now