I missed you so much

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Non era bella l'oscurità. Era sudicia, deprimente e tutti gli aggettivi più degradanti che potessero essere citati in un qualunque dizionario.
E quindi no, a Blaine non piaceva starci.
Soprattutto perché non era più abituato ormai al sentirsi costantemente oppresso da questioni troppo grandi per essere rette sulle spalle di una persona sola. Non era più in grado di affrontare situazioni da cui sarebbe dipesa la sua eventuale felicità e ciò che sarebbe accaduto il giorno dopo e quello dopo ancora .
Ma, più di ogni cosa, non sapeva più farlo senza Kurt.
Non- non ci riusciva, era- era più forte di lui.
Erano passate esattamente tre ore, quarantacinque minuti e dieci secondi da quando si era chiuso la porta di casa alle spalle, lasciando il suo angelo ridotto- per causa tua idiota, solo per causa tua – in lacrime, che tremava più di una foglia; e adesso era uno straccio. I ricci che sembravano i parenti stretti di quelli di medusa, gli occhi così gonfi e rossi da sembrare dei palloni da basket e scie bagnate che gli striavano le guance e che contribuivano a dargli l'aspetto di un pazzo scappato dal manicomio.
Dio, che disastro fu quello che pensò mentre cercava di domare i riccioli ( o bestie in fuga, era uguale ) davanti all'ampio specchio pieno di chiazze e scritte del tipo 'BFF'( la fantasia di cui sono capaci gli adolescenti non ha mai limiti, si disse ironico ) oppure I LOVE YOU( qui l'ironia scomparve sostuita da lacrime che riusci a stento atrattenere- nel bagno di un bar, 'Night life' gli pareva si chiamasse, in cui era capitato un po' per caso e un po' perchè i suoi occhi erano diventati talmente umidi ad un certo punto da rendergli impossibile l'ardua impresa di camminare senza andare a sbattere ogni due per tre contro un palo della luce.
Aveva interotto il suo girovagare in lungo e in largo per le strade di New York, che comunque aveva portato le sue gambe a divenire più molli persino di un budino scaduto ( e dire che si era sempre definito un tipo 'anticonvenzionalmente sportivo'), e si era rifugiato in un posto che non aveva mai sentito neanche nominare, correndo in una squallida toilette per darsi una calmata e sistemare il casino ambulante in cui si era trasformato.
Dopo quasi quaranta minuti di pianti isterici rinchiuso in una cabina maleodorante ( per di più una sola quindi non osava immaginare cosa succedesse quando c'erano piu di cinque persone in quel locale ) complici la puzza nauseante e il fatto che si sentisse ridicolo a sfogarsi di nascosto in un metro quadro come una ragazzina preda degli ormoni, decise di uscire da lì dentro e ispirare aria pulita( sperava) e non contaminata da chissà quale sporcizia ( non voleva sapere quale).
Una volta fuori le sue narici furono penetrete da una nauseabonda essenza d'alcool, ma era sempre meglio di quella che per poco non lo aveva fatto svenire tra le lacrime.
Appunto per quest'ultime e per gli insulti che si era autoinflitto fino a qualche istante prima, avvertì la gola secca ed ipotizzò che un bel bicchiere d'acqua avrebbe potuto aiutarlo a tirarsi su. Così si diresse verso il bancone bordeaux al centro della piccola saletta, sedendosi su uno degli sgabelli di fronte.
"Un bicchiere-"
"Una lattina di-"
Una voce femminile si sovrappose alla sua e lui si voltò alla sua destra, scorgendo davanti a sè una donna anziana, probabilmente di una settantina d'anni, dai corti capelli bianchi sfumati dal grigio e pettinati in un'acconciatura sbarazzina, gli occhi piccoli e vispi di un color verde azzurro resi più brillanti di quanto non fossero da due spesse lenti con una montatura rossa sgargiante che ringiovaniva il suo volto costellato da lievi rughette. Un espressione dolce e pensierosa le adornava il volto.
Mmm... Familiare.
"Mi scusi-"inziò a dire in un tentativo di dar sfogo alla sua galanteria e concederle la precedenza di ordinare per poi bloccarsi sul nascere. Un momento "lei è-"
"Tu sei-" iniziò la donna, una voce gentile e soffice e- Ma certo, era -
"Jan!"
"Blaine!"
Oddio!
Era la seconda volta che parlavano insieme e, per quanto fosse bizzarro, fu l'ultimo dei pensieri di Blaine perché ehy, quella era Jan e si ricordava di lui! La donna che qualche anno addietro gli aveva dato quella spinta in più per chiedere a suo marito di sposarlo e iniziare a credere nel per sempre, dimostrandogli che può esistere se ci s'impegna per farlo avverare.
Già... Gli fece un po' male lì per lì.
Ad ogni modo Jan strabuzzò gli occhi e, senza alcun esitazione, gli lanciò le braccia al collo e lo stritolò in un abbraccio mozza fiato. Di sicuro aveva un bel po' di forza per il fisico gracile che si trovava.
"O mamma, non ci credo. Blaine? Sei proprio tu?" gli chiese lei, togliendogli le dita mingherline dal cappotto e dandogli una sonora pacca sul ginocchio. Un sorriso radioso le disegnava le labbra.
"In carne ed ossa!" rispose lui indicandosi e sorridendole, un tantino contagiato dal suo entusiasmo.
"Be lo vedo! Ti trovo davvero bene, sai? e-" qualcuno si schiarì la gola, entrambi si volsero verso il barista biondo slavato, dall'espressione annoiata che aveva assistito silenziosamente al loro incontro.
"Scusate, ma per quanto questa scena sia commovente-" imitò il gesto delle virgolette e roteò gli occhi al cielo. Signore, Blaine l'avrebbe preso volentieri a pugni solo per quell'orrendo ciuffo alla Johnny Bravo "-ci sono altri clienti, quindi, gradireiche voi ordinaste. Grazie."
Il riccio era già pronto a rivolgere qualche battuta sarcastica e acida ( dopo anni di relazione con Kurt Hummel era diventato quasi un maestro, sai com'è) a quel cameriere da strapazzo sulla sua sfacciataggine e il fatto che mettersi un topo morto in testa e tingerlo per poi spacciarlo per capelli veri non andasse piu di moda da secoli ( si, sfogare la propria frustazione su quel tizio sembrava una buona idea).
E stava per farlo, quando Jan lo precedette. Un cipiglio rilassato e sornione in viso.
"O scusaci davvero- noi- non era nostra intenzione!" si mise una mano sul petto fintamente scioccata.
"È che non immaginavamo che quei due che si stanno esplorando le tonsile a vicenda su quel divanetto-" li indico abbassando lievemente il tono di voce "- oppure quel'omone che sta scolando tutte le sue pene in un boccale di birra avessero fretta..." un sorriso di scherno "Comunque vorremmo un bicchere d' acqua e una lattina di tè con due scorze di limone e cubetti di ghiaccio- ah, cortesemente, potresti mettere il tè nel bicchiere? Sai Ie lattine sono di metallo e i dentini di noi anziani sono molto delicati." concluse smaccata, ostentando volutamente un finto sorriso gentile.
Ken dei poveri le rivolse un occhiata inceneritrice ( era un grugnito quello?) raccogliendo una lattina di tè freddo dal frigo alle sue spalle e un bicchiere di plastica, riempiendone d' acqua un altro. Glieli porse e si allontanò imprecando contro vecchie streghe e figli illegittimi di Medusa.
Quando fu fuori dalla loro visuale, Blaine e Jan si guardarono e- scoppiarono in una fragorosa risata simultanea.
"Ssh ssh" sussurrò la donna cercando di contenersi portandosi un dito alle labbra, ma non potendo evitare ad alcuni sghignazzi di fuoriuscire.
" D'accordo, ok-" un'altra risata e Blaine si sentì stranamente leggero"-però lo ha proprio messo al posto suo-"
" No, ti prego il lei no! Lo odio!" esclamò lei fingendosi esasperata e piegando i gomiti sul banco per immergere le dita tra le ciocche argentee e continuare a ridere.
"Uhm... Va bene allora glielo-te lo ripeto: lo hai messo proprio al suo posto"borbottò Blaine bevendo poi la sua acqua, gli angoli delle labbra genuinamente sollevati.
Lei ridacchiò e verso il suo tè nel bicchiere, prendendo a sorseggiarlo.
"Mi ricordo che anche il tuo ragazzo aveva un bel caratterino, Kurt giusto? A proposito come sta?" chiese Jan entusiasta e curiosa, sorridendo al ricordo di quel ragazzo alla moda e curato che faceva di tutto per negare di essere innamorato dell'uomo che in quel momento lei aveva di fronte.
Ah i giovani amori.
Blaine sospirò all'udire quella domanda, che doveva aspettarsi sarebbe arrivata, e avvertì l'umidità tra le sue palpebre addensarsi al ricordo del suo angelo spezzato da tutta l'amarezza che le sue parole- orrende, stupide parole di un idiota – gridate con rabbiagli avevano inflitto. Era stato così- così cattivo con lui e tutto questo solo perché non voleva ammettere che quella che gli stava urlando contro era la più pura e semplice verità, magari non al cento per cento, ma non poteva negare a se stesso che per quanto dolorosa e devastante una parte di vero i pensieri del suo angelo ce l'avessero e-ed era brutta, talmente brutta che-
"Ehy ti senti bene?" chiese Jan preoccupata dal tremolio del ricciolo mentre gli stringeva una spalla per attirare la sua attenzione.
Blaine si riscossè.
"Si, - io-" prese un respiro profondo "- sto bene."
Pensò di non aver mai detto bugia più grossa.
Lei lo fissò, assolutamente restia a credergli.
"Sei sicuro? È successo qualcosa?" chiese premurosa; un attimo dopo la realizzazione la colpì e lei non diede neanche il tempo a Blaine di risponderle "Hai qualche problema con il tuo ragazzo?"
I sensi di colpa pesavano come dei macigni sul cuore del moro.
"A dire il vero, è mio marito adesso ed è- è incinta"gli venne spontaneo aggiungere, un sorriso dolce riuscì a tingersi sulle sue labbra. La donna lo osservò stranita per alcuni istanti, prima che un secondo lampo di genio gli attraversasse la mente.
"O cielo, è vero è un portatore!" esclamò congiungendo le mani sotto il mento, la preoccupazione relegata in un angolo per la gioia strabordante "Ma- ma è una notizia fantastica! Congratulazioni sono felicissima per te! Di quanti mesi è?"
"Quasi sette" rispose lui e per un secondo concesse ad una scintilla di felicità di solcargli le iridi all'immagine che si formò nella sua testa dei suoi futuri figli. Ma, appunto, fu un attimo perché quello dopo stava lottando nuovamente contro le lacrime.
Jan stava per dar sfogo alle sue mille curiosità, quando si accorse del capo basso di Blaine e della sua attenzione rivolta alle dita che giocherellavano tra loro intrecciandosi e incastrandosi creando una composizione che molto probabilmente rispecchiava la confusione nella sua testa.
Capì di dover intervenire. Si schiarì la gola.
"Tornando a noi... Che ne dici di raccontarmi cos'è accaduto con tuo marito?"
Oramai dava per scontato che si trattasse di questioni di coppia.
Blaine scrollò le spalle ostinandosi a ritenere più interessante la punta delle proprie scarpe che gli occhietti scrutatori della signora al suo fianco.
"Niente- niente d'importante"
" Non si direbbe" rispose lei prontamente portando l'indice e il medio sotto il suo mento e costringendolo a guardarla " Vuoi raccontarmelo?"
Il ricciolo scossè il capo in segno di diniego "No, io non... Parliamo un po' di te, uhm? Che ci fai qui a New York, tu e Liz non vivevate a Lima ? E a proposito lei come sta? Non ci vediamo da tanto e-" " Appunto, hai ragione; ma risponderò alle tue domande, ti parlerò della mia meravigliosa Liz e della nostra sfavillante vita a New York-" udì nitidamente il fracasso di un tonfo allo stomaco. Ma si constrinse ad ignorarlo e continuare "- solo dopo che l'avrai fatto anche tu.Perciò,ti va di dirmi cos'è successo con Kurt-"
" Non-"
"Lo so-" lo interruppe nuovamente lei, stringendogli una mano tra le proprie " -lo so che non ci vediamo da un po' e che queste non sono certo le condizioni migliori per rincontrarsi però- sono convinta che se c'è una cosa che può aiutare una persona è parlare, Blaine, confidarsi con qualcuno, anche un vecchio amico in questo caso-" fece un gesto verso la propria figura " che può darti consigli solo per il tuo bene. Senza giudicare. Ma solo ascoltando e vedendo cosa si può fare, no?" concluse lei con un sorriso genuino che contribuiva a donarle quell'aurea materna ma allo stesso tempo schietta che, per ragioni a Blaine ignote, aveva tenuto custodita con dedizione nella propria memoria per tutto quel tempo.
E non si era reso neanche conto di aver avuto bisogno di quelle precise parole per tutti quei giorni, quelle settimane,quei mesi,fino a quando non gli erano state dette con una sincerità e una dolcezza tale da lasciarlo interdetto, il fiato sospeso ed il cuore palpitante.
"È che- io non- non so da dove cominciare..." balbettò lui, alzando finalmente lo sguardo verso di lei.
" Be', dal principio sarebbe una buona opzione" gli rispose pacatamente Jan, le iridi azzurrine che non celavano compassione, bensì tanto affetto.Così tanto che Blaine d'un tratto non si sentì sull'orlo del baratro, né soffocato da tutto quel che gli frullava nel cervello; aveva solo voglia di- esprimersi, ecco , non desiderava altro. E lo fece,pronunciando delle parole che- erano in grado di illuminarlo anche nel buio.
"Io lo amo"disse, una sicurezza che non aveva posseduto per troppo tempo si impadronì della sua voce. Jan annuì teneramente , perché anche se erano passati anni, era ben vivido in lei il ricordo di quei due ragazzi e del loro amore che nessuno avrebbe potuto offuscare. " Non potrei mai smettere ."
Blaine deglutì, quello era il punto più complicato " Ma ho combinato un macello e- e, Dio, non so neanche perché ho permesso a me stesso di farlo, di portare entrambi a non parlarci, ma- ma è come se ci fosse un qualcosa che- che ci tiene separati; non ho la più pallida idea di cosa sia e-"
"È la paura, Blaine" lo interruppé lei conscia delle proprie parole; e Blaine semplicemente si bloccò,perché gli era parso di udire lo scricchiolio di una crepa e, forse, era dell'oscurità.
"Credimi lo so" continuò Jam, il suo sorriso vacillò leggermente, ma la sua espressione dolce non si mosse.
Blaine riprese a respirare a fatica.
"La- la paura?"chiese quasi volesse sentirselo ridire per crederci, Jan mosse impercettibilmente il capo in segno di assenso. " No, non- non può essere..." si sentì in dovere di continuare all'occhiata poco convinta della donna "Voglio dire, io ho chiesto a Kurt di avere un figlio e- e lui ha accettato perché- perché è uno dei nostri sogni più grandi da una vita ed abbiamo lottato così tanto per realizzarlo che- che, Gesù-" sospirò frustrato "-non posso permettermi di rovinare tutto un'altra volta solo per degli stupidi timori. Non- non posso e basta" Jan scrollò le spalle, la presa sulle sue mani si intensificò senza che se ne accorgesse. "Magari è questo il problema"
Blaine la fissò stranito "Che intendi dire?"pronunciò quella domanda, avvertendo inspiegabilmente dei brividi insediarsi sin sotto la pelle.
L'anziana trasse un respiro profondo ed il cuore del moro scartò mille battiti.
"Che non puoi impedirti di provare delle sensazioni, Blaine, anche se negative e complicate non puoi negarle a te stesso. Così come non puoi far finta che quelle sensazioni, quelle insicurezze, non esistano."
L'oro nelle iridi cangianti di Blaine vacillò appena e lui sbattè ripetutamente le palpebre perchè,- no - il tempo delle lacrime era finito.
"I-io-" si imposè di smettere di balbettere come un'idiota "- non me lo impedisco; è solo che le mie non sono neanche delle sensazioni ma degli stupidi dubbi e questo è- " sfiatò "-solo un periodo che dimenticherò presto"
O almeno spero, aggiunse tra se e se e, forse, fu quello il motivo per cui il nodo al suo stomaco si intensificò talmente tanto da rendergli impossibile respirare. Ma non aveva mentito, no, lui... Non lo aveva fatto.
Jan scrollò una spalla.
"Non sono convinta che sià così, Blaine" bloccò il ragazzo già pronto a ribattere "Ciò che ti ho detto fin ora non era infondato." Raccolse fiato, quello era ancora un ricordo doloroso che custodiva gelosamente dentro di se, e che raramente, si era concessa di condividere con altri al di fuori della sua Liz ma... Ci riflettè, e Blaine non potè far altro se non rimanere in trepidante attesa di ascoltarla, un'espressione rassicurante tinta in volto. E Jan si permise di buttarsi.
"Ci sono stati dei momenti nel corso della mia lunga- lunga esistenza -" una risatina si librò dalla sua bocca stemprando l'agitazione, seguita a ruota dal risolino accennato del moro. La donna ritornò seria"-In cui ho avuto l'impressione di essere schiacciata da tutto ciò che mi circondava, ogni persona, ogni luogo- persino l'aria che respiravo mi sembrava invincibile pensa-" prese una pausa, doveva se desiderava andare avanti. Riprese "Finché un giorno ho scoperto che non- non era quello che avevo intorno ad essere superiore; ma ero io a considerarmi troppo inferiore a suo confronto."
Fu come un puff;la pura realizzazione che scoppiava maestosa dinanzi agli occhi di Blaine, espandendosi lentamente lungo il suo corpo sino a riempire perfino la più infima fibbra del suo essere, di una realtà che purtroppo aveva tenuto rilegata in un angolo remoto del suo cuore per troppo tempo, così tanto da permettere al buio e all'oscurità di vincere. Di nuovo.
Doveva capire in che modo farli smettere, e c'era una sola cosa da fare. Lasciarsi aiutare
Fu tale fattore che lo spinse a chiedere, nonostante la voce sommessa e altalenante:
"Come- come ci sei riuscita? Io- ti prego spiegamelo,È ... Dannazione, non ho idea del perché questa-" inghiottì il groppo "-paura sia arrivata all'improvviso o magari si n- non lo so però-" tentò di placare il suo frenetico gesticolare "-L'unica cosa che sono in grado di avvertire è- è la presenza di tutta l'oscurità che mi circonda e - di cui ero convinto di essermi liberato, invece-" una lacrima ribelle solcò la sua gota rossa per lo sforzo "- si è dimostrato l'esatto contrario ed io- io mi sento così impotente a riguardo che-" un singhiozzo gli sfuggí incontrollato"- delle volte ho la sensazione di non essere abbastanza, inferiore non solo a quello che ho intorno, come hai detto, ma anche incapace di soddisfare le-" singhiozzo "- aspettative di mio marito, della mia famiglia, di mio padre , e che arriverà un giorno in cui chiunque si renderà conto di quanto maledettamente fragile io possa essere e –" stavolta i singhiozzi si sovrapposerò l'uno all'altro strappando via a Blaine qualunque possibilità di poter continuare il suo sfogo, costringendolo a lacrimare tra le braccia di Jan che lo strinse al suo corpo eccessivamente esile per poter contenere quella forza. Ma nessuno sapeva più di Blaine quanto fosse facile giudicare dalle apparenze, per cui non si stupì più di tanto quando sentì l'omaccione/colui che riversava le proprie pene in un boccale abnorme di birra borbottare commenti ben poco velati sul fatto che i veri uomini di una volta non esistessere più, e a dire il vero non rimase neanche molto sorpreso all'udire la risposta piuttosto colorita che gli rifilò Jan.
Era solo una valle di lacrime, insulti poco garbati diretti a se stesso che le dita snelle della donna tra i suoi ricci e i sussurri dolci alle orecchie cercavano di lenir via, nel frattempo che il suo corpo non la smetteva di oscillare come portato dal vento.
Fu soltanto dopo qualche minuto impiegato a tentare di tranquillizzarsi cullatto dalle carezze circolllari di Jan sulla sua schiena ( Blaine non riusciva ad imbarazzarsi in alcun modo con lei; c'era una sorta di- di connessione tra loro ) che il ricciolo si stacco e, completamente distrutto, provò a cogliere un pizzico di luce.
"Dimmi solo in che modo uscirne, per favore"
E la donna al suo fianco si disse che si, tendere una mano a quel ragazzino innamorato in quella gioielleria di Lima era stata l'azione migliore che potesse mai compiere. Si ripromise di dirlo alla sua Liz quando il giorno dopo sarebbe andata a portarle dei fiori al cimitero, ( era uno dei suoi desideri quello di essere seppellita nella sua città natale, la Grande Mela ) passando tutta la giornata lì in sua compagnia e piangendo lacrime silenziose sciolte sulle proprie labbra increspate in uno spiraglio di devozione eterna. Parlò, le dita del ragazzo incastrate alle proprie.
"Potrei dirti tanto, Blaine, su ciò che ho scoperto giorno dopo giorno, difficolta dopo difficolta,e sarebbe utile, certo, ti potrebbe aiutare... Però se c'è una cosa che ho imparato è che se vuoi rialzarti, ricominciare a lottare e sconfiggere il buio, allora non devi aggrapparti agli altri e ai loro consigli, ma unicamente a te stesso. E si probabilmente ti farai male, sarai costretto a leccarti le ferite continuamente, e ci sarannò occasioni in cui farlo ti provochera un dolore lancinante. Ma è quello vivere, Blaine. Perché, è vero, l'amore puo darti l'impressione di fluttuare tra le nuvole e di vivere al sicuro da ogni avversità. Purtroppo non è sempre così. Quando c'è in ballo il nostro cuore il rischio di lasciarsi travolgere dalle insicurezze, e farsi schiacciare dalle paure aumenta e- e si cade in una voragine. Ed è orribile, fidati Blaine lo è. Non c'è niente di peggio... Ma tu non puoi arrenderti, devi trovare il modo di combattere per raggiungere la luce in mezzo alle tenebre. E, qualche volta, non sarà la persona di cui sei innamorato a salvarti; sarai tu, e ciò che c'è dentro di te. E non è impossibile, solo, devi percorrere una strada che non hai mai pensato saresti stato in grado diintraprendere. Anche se c'è. Esiste. Ed è tuo compito cercarla usando tutte le tue possibilità. Chiudere gli occhi e lasciarti andare."
E Blaine semplicemente ci provò, cercò di trovare quella via che gli avrebbe permesso di tornare in superficie e perdersi finalmente in uno splendore azzurro che le striature di nero avevano adombrato. Le sue palpebre si serrarono autonome.

How about a Trio?Where stories live. Discover now