Capitolo 11

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POV LOUIS

“Aspetta un attimo.” Interrompo la parlantina di Kate passandomi una mano fra il ciuffo. “Tu mi stai dicendo che lei è tornata?” lei e Samantha annuiscono all'unisono e aspettano una mia reazione che non tarda ad arrivare. Mi alzo di scatto dal divano di casa mia e inizio a fare su e giù per il salotto innervosendo le due ragazze. “Ne sei proprio sicura?” 

“Quante volte ancora devo ripeterti che era lei?” sbotta Kate alzando il tono e intimandomi di tornare a sedere difronte a lei.“Riconoscerei mia cugina fra mille persone. Non è una sconosciuta. Siamo cresciute insieme cavolo!” mi siedo difronte a lei e prendo le sue mani fra le mie cercando di farla calmare. “Devi fare qualcosa. Deve sapere che noi eravamo dalla sua parte come sua madre.”Dice disperata. Annuisco e la lascio finire di parlare “Cavolo! Adesso starà sicuramente pensando che le abbiamo voltato le spalle. Io so che lei non sarebbe mai capace di fare una cosa del genere a nessuno. Insomma abbaia, ma non morde.”

“Non è un cane, Kate.” La riprendo io. Lei sbuffa e inarca le sopracciglia.

“Questo lo sapevo anche da me, idiota. Hai capito cosa intendevo.” Dice tirandomi una leggera spinta. “Tu più di tutti dovresti parlarle. Avete litigato molto tempo fa per colpa di quel cretino del suo ex e da allora non ti sei più fatto vivo.”

“Io no, ma lei si.” Dico fra me e me pensando di non essere ascoltato. Lei spalanca gli occhi e toglie le mani dalle mie.

“Cosa?! Tu l’hai risentita? Quando? E perché non me l’hai detto?” sbraita su tutte le furie

“No, aspetta posso spiegarti.” 

“Bene, sono tutta orecchie.” Sospiro pesantemente e mi riapproprio delle sue mani.

“Deve esserle successo qualcosa di davvero terribile o non mi avrebbe contattato e questo lo sai anche tu. Una settimana fa dopo gli allenamenti di calcio sono tornato a casa per prendere il cambio e venire da te. Avevo lasciato il telefono casa e quando l’ho acceso ho trovato un messaggio in segreteria. Inizialmente ho pensato che fossi tu con uno dei tuoi soliti rimproveri per via del mio ennesimo ritardo” dico facendola ridacchiare un po’. “Ma quando ho premuto su play ho capito subito che la voce registrata non fosse la tua, ma la sua. Ho provato a contattarla, ma tutti i suoi vecchi numeri sono stati disabilitati e questo con cui mi ha chiamato era sconosciuto quindi ho deciso di smettere di provarci e di lasciare la cosa nascosta per il bene di tutti.” Kate, che è stata muta fino ad ora ad ascoltarmi, sposta lo sguardo intorno a sé e poi nuovamente su di me.

“Fammi sentire il messaggio.”

“Cosa?” chiedo confuso.

“Mi hai capito bene. Se vogliamo sistemare le cose con lei dobbiamo iniziare da qualche parte e non voglio segreti fra di noi, dovresti saperlo.” Dice con tono duro.

Sfilo dalla tasca posteriore dei pantaloni il telefono, cerco il messaggio vocale e glielo passo. In pochi attimi la voce rotta dal pianto di Emily riempie la stanza creando un velo di tristezza fra di noi.

“Ciao.” Sospira  “Ti volevo scrivere quando sono uscita dal carcere, ma non l’ho fatto. Ti volevo dire che si può tornare indietro, ma se non torni vuol dire che non vuoi. Ti volevo dire che si può sperimentare, che possiamo avere un’altra occasione. Ti volevo dire che le cose possono cambiare, che basta volerlo e si può ricominciare.” Un altro singhiozzo la interrompe. “Ti volevo dire che qui hai sempre due braccia che ti aspettano, che non faccio niente, non mi faccio sentire. Ho accettato silenziosamente le tue scelte, non ho smosso il mondo come invece avrei dovuto fare. Non l’ho fatto. E non chiedermi perché, non te lo saprei dire. Ti volevo dire che a volte mi viene da prendere questo dannato telefono e chiamarti, e perdonami se non ho mai avuto il coraggio di farlo per tutto questo tempo. Ti volevo dire che a volte vorrei lottare, ma non so se ci sia qualcosa per cui lottare. Ti vorrei far vedere che ne vale la pena, che potresti buttare tutto all’aria, ricominciare, e potresti non pentirtene.” Si ammutolisce per un attimo sospirando pesantemente “SONO COSì FACILE DA DIMENTICARE?”  abbassa  il tono di voce a causa dei singhiozzi. “Mi manchi.” Sussurra per poi chiudere la chiamata.

Where Have You Been || Harry StylesWhere stories live. Discover now