AFTERTASTE

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Scesi le scale di casa con una lentezza estrema. Perché lo sto facendo? Me lo sono chiesta più di una volta nei giorni che han preceduto quell'incontro. Le cuffie nelle orecchie e la musica al massimo volume, per coprire i pensieri. Ma quella volta i pensieri urlavano più forte. Mi ritrovai a stringere i pugni con rabbia, ripensando a cosa mi disse quel giorno. Serrai la mandibola e deglutii rumorosamente, prima di sbattere con forza eccessiva il cancello di casa. Devo camminare, pensai. Era pieno inverno e fuori c'erano meno due gradi. Si gelava anche con sciarpa, cappello e guanti. Ma camminare era l'unica soluzione per non impazzire. Nella testa mi frullavano ancora i messaggi di qualche giorno prima. Che faccia tosta, ho pensato quando ho letto il primo. Davvero ha il coraggio di chiedermi come sto? Nemmeno volevo rispondere, e forse sarebbe stato meglio. Aveva ragione Marta, dovevo ignorarlo. E invece no, non sarebbe stato da me fare una cosa simile. Me lo ripeteva la vocina nella testa. E quindi gli ho risposto. Da lì il passo per incontrarci è stato breve, fin troppo breve. Alzai il volume di un'altra tacca mentre partiva American Idiot dei Green Day. E di nuovo sentii la rabbia salire insieme all'ennesimo ricordo amaro. Devo essere davvero stupida, me lo ripetei per l'ennesima volta quel giorno. Perché solo una stupida sarebbe andata ad un incontro con il suo aguzzino. Inavvertitamente accelerai il passo e intravidi da lontano l'insegna del caffè in cui ci eravamo dati appuntamento. Allora mi bloccai, in mezzo ad un incrocio. Le macchine iniziarono a suonare i clacson ripetutamente. Ma io non mi muovevo, sentivo il corpo paralizzato. Le gambe sembravano non rispondere ai comandi, i muscoli intorpiditi e rigidi. Niente. Il panico prese il sopravvento su di me e si impossessò del mio corpo per qualche minuto. Minuti che sembrarono anni. Poi una donna mi picchiettò la spalla, cauta, dolce. Mi voltai di scatto e vidi il suo volto: era una donna di colore, giovane. Aveva dei lineamenti dolci, rassicuranti. Di colpo, mi calmai. La donna mi sorrise e mi aiutò a raggiungere il marciapiede dal lato opposto dell'incrocio. Goffamente mi levai le cuffie per sentirla mentre mi chiedeva se stessi bene. La ringraziai e le dissi di sì, mentendo. Poi mi sedetti lì, sul muretto. Rimisi le cuffie nelle orecchie e fissai, incerta, il vuoto. Non lo so a cosa stessi pensando, non lo so cosa stessi aspettando. So che però avrei voluto poter bloccare il tempo, poter evitare quell'incontro, quella situazione in cui mi ero cacciata da sola. Come potevo pensare di rivederlo dopo tutto quanto, come potevo chiedere al mio cuore di sopportare tutto quello. Non lo so quanto ci restai su quel muretto, ma un tempo sufficiente per passare dall'essere in anticipo all'essere in notevole ritardo. Mi arrivò un suo messaggio, 'sono qui', diceva. Ancora una volta mi sentii travolgere dalla rabbia, ma quello bastò a darmi l'energia per alzarmi e continuare a camminare fino all'ingresso del Caffè. Appena varcata la soglia fui invasa da un odore intenso di caffè e cannella, il calore del locale mi fece arrossare subito le guance e sentii la pelle pizzicare in reazione al cambio repentino di temperatura. Mi guardai intorno con cautela, spaventata dal viso effettivo che andavo cercando. Finchè lo vidi. Seduto ad uno dei tavolini del soppalco. Indossava il maglione blu che gli avevo regalato il primo Natale che passammo insieme. I capelli neri erano tagliati corti, lasciando il viso totalmente scoperto. La barba era leggermente più lunga dell'ultima volta che l'avevo visto. Stava bene. E io sentii un pugno nello stomaco. Mi vide e fece un cenno per richiamare la mia attenzione. Mi sorrise. Io mi diressi verso di lui, ma non ricambiai il sorriso. Avevo acconsentito a vederlo, ma questo non implicava che ne fossi felice. Mi diressi verso di lui mantenendo lo sguardo basso. In silenzio assoluto spostai la sedia rimasta libera, vi appoggiai la giacca con la sciarpa e poi mi sedetti, alzando finalmente lo sguardo.

"Ciao" fu lui a rompere il silenzio. Sorrise nuovamente, facendomi solo arrabbiare maggiormente.

"Ciao" risposi, inespressiva e atona.

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⏰ Last updated: Oct 02, 2017 ⏰

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