Capitolo 15

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Giorno dopo giorno le cose sembravano tornare, seppur molto lentamente, alla normalità. Luna aveva cominciato ad uscire sempre più spesso dalla sua stanza, e Daniel aveva finalmente capito che le servivano i suoi spazi per recuperare al meglio, e passava molto tempo fuori casa, anche nelle giornate in cui non aveva in programma allenamenti o sessioni al simulatore. In quei giorni Lex lo vedeva rientrare sempre con i vestiti chiazzati da grosse macchie nere e oleose, ma non osava chiedergli cosa stesse combinando, anche perché non era sicura di volerlo sapere.

Lex avrebbe ricominciato a lavorare durante il weekend di Monza. Nonostante Luna non fosse più un pilota titolare, era comunque la sua gara di casa, e la sua assenza avrebbe suscitato parecchio scalpore, soprattutto dopo l'assoluto silenzio che aveva seguito il comunicato rilasciato dalla Red Bull sul suo incidente d'auto. Il compito di Lex era quello di imbastire una storia credibile che giustificasse la mancata presenza della pilota italiana e propinarla ai giornalisti che avrebbero assalito l'hospitality Red Bull per tutto il weekend.

Christian aveva insistito perché Lex rimanesse accanto all'amica pilota per tutto il tempo necessario al suo recupero, senza preoccuparsi del lavoro, ma Luna era stata irremovibile e l'aveva convinta a partire.

In quei giorni in cui Daniel e Lex si erano praticamente trasferiti a casa sua Luna si era sentita più sicura, ma avvertiva comunque un senso di oppressione che non se ne andava. Sapeva che per ritrovare se stessa aveva bisogno di un po' di tempo sola, e non appena le si presentò l'occasione la colse al volo, costringendo anche Lex a tornare al lavoro.

Quel finesettimana le sembrò di tornare ai tempi del liceo; trascorse ogni giorno in leggins e felpe oversize, mangiando tutto ciò che le capitava a tiro mentre seguiva le prove e le qualifiche seduta sul pavimento.

La domenica mattina si svegliò con una sensazione di sicurezza che non provava da tempo. Un pallido sole d'inizio autunno filtrava dalle tende, e le venne improvvisamente voglia di uscire di casa; decise di assecondare quell'impulso prima che qualcosa le facesse cambiare idea e indossò in tutta fretta un paio di jeans e le scarpe da ginnastica. Inforcò gli occhiali da sole, infilò in tasca cellulare e chiavi di casa e uscì senza voltarsi.

L'aria frizzante del primo mattino le solleticò il viso; non lasciava il suo appartamento dalla sera dell'incidente, quasi un mese prima, e la sensazione del sole sulla pelle la fece sentire ancora meglio di quando si era svegliata. A quell'ora di domenica non c'era nessuno in giro, e decise che per cominciare avrebbe fatto il giro dell'isolato. Il pensiero di avventurarsi di nuovo a Campbell Park la fece rabbrividire.

Camminò a passo svelto per circa dieci minuti, prima di incontrare un uomo che faceva jogging. Non appena lo vide svoltare l'angolo e venire verso di lei le si gelò il sangue nelle vene, mentre il suo cervello proiettò le immagini confuse della sera in cui era stata aggredita, talmente veloci e sfocate che le fecero girare la testa. Rimase immobile, al centro del marciapiede, sentendosi totalmente incapace di muoversi; era come se i suoi arti si rifiutassero di obbedirle, e il respiro le accelerava sempre di più man mano che l'uomo si avvicinava.

Lo sconosciuto le passò a meno di un centimetro dalla spalla e proseguì la sua corsa con la musica a tutto volume che fuoriusciva dagli auricolari, senza accorgersi minimamente del caos che aveva provocato nella ragazza che aveva appena superato.

Luna si appoggiò alla cancellata alle sue spalle e cercò di riportare il respiro e il battito cardiaco a un ritmo normale. Chiuse gli occhi e respirò profondamente, imponendosi di non cedere al panico. Non si rese conto di quanto tempo passò, se secondi, minuti o ore, quando finalmente sentì che le gambe smettevano di tremarle, il cuore rallentava e il corpo ricominciava a rispondere al cervello. Si voltò e percorse la poca strada che aveva fatto a ritroso, quasi correndo. Riprese a respirare normalmente soltanto quando si fu chiusa la porta del suo appartamento alle spalle.

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