Capitolo II - L'arrivo in ospedale

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-Sono Fabien Blanchard, un medico specializzato in chirurgia.- lo guardo stupefatta, ha un accento particolare e sembra essere anche molto giovane. 

-Ehm... io... Io mi chiamo Abigail Doyle e la mia specializzazione è la neuropsicologia, piacere di conoscerla Dr. Blanchard!- sfoggio il mio miglior sorriso, o almeno credo.

-S'il vous plaît, mi chiami Fabien, mademoiselle.- okay, è ufficiale. È francese.
Mi guarda con aria interrogativa, "ho qualcosa fra i denti?" penso. Non ho mangiato quindi non saprei, nel dubbio ho appena smesso di sorridere così tanto.

-Aspetti un attimo, ma lei non è l'autrice del libro "Sol Lucet Omnibus"? L'insieme di racconti tratti dalle sue esperienze in campo medico?- oddio, qualcuno ha seriamente letto il mio libro?

-Beh, si. L'ho scritto durante il dottorato, le è piaciuto?- chiedo con umiltà.

-Oh, ma certo, è uno dei miei libri preferiti! L'ho pure portato con me in questo viaggio, anzi se mi permette, madame, avrei delle domande da farle riguardo alcuni capitoli-

Per il resto del viaggio parliamo ininterrottamente del libro, anche insieme a Tara, che si era svegliata poco dopo. Mi hanno fatto domande su domande e ho scoperto che il mio libro in Francia è molto richiesto. Chi l'avrebbe immaginato?

Il tempo passa talmente in fretta che senza rendercene conto sentiamo il pilota darci l'annuncio dell'atterraggio. L'aereo atterra e dal finestrino riesco a vedere una distesa infinita di acqua, avevo quasi dimenticato che eravamo diretti su un'isola.

Ci fanno scendere dicendoci che non sarebbe stato necessario prendere le nostre valigie poiché le avrebbero fatte recapitare direttamente nelle nostre camere. Da fuori la struttura è davvero imponente: il palazzo è di dieci piani, circondato da ettari di giardini e aree ricreative probabilmente per i pazienti, il tutto racchiuso nelle mura di cemento alte almeno una decina di metri. Questa vista mi mette leggermente in soggezione, ma dimentico tutto man mano che la nostra guida ci fa entrare e inizia a descriverci le diverse aree dell'ospedale. Ascolto con attenzione, tengo molto a questo lavoro e voglio imparare tutto. Dopo la visita guidata ci congedano e ci portano a vedere le nostre stanze. Abbiamo un piano interamente dedicato alle camere, mensa e aree di studio e ricreative per i dipendenti. La mia camera è accanto a quella di Tara mentre quella di Fabian è ad un corridoio di distanza. Ognuno nella propria stanza possiede sia un bagno che un cucinino, tutto estremamente lussuoso.

Saluto i miei colleghi e vado nella mia stanza, sono felicemente sorpresa di trovare la valigia sul letto. Comincio a disfarla e sistemare tutto nell'armadio e nei cassetti. Questa è la mia casa adesso.

Squilla il telefono della camera mentre sono in bagno a posare le medicine e mi precipito per rispondere prima che riattacchino.

-Dott.ssa Doyle, chi parla?- rispondo cercando di darmi un tono.

-Ma che professionalità, vedo con piacere che sei già entrata nell'ottica lavorativa!- sorrido riconoscendo la voce della dottoressa Tara. La invito in camera mia e parliamo per un po', lei mi confessa la sua attrazione per il chirurgo francese, davvero entusiasmante anche se me l'aspettavo già.

Guardo l'orologio appeso al muro e noto che sono circa le 23:50.

-Ascolta Abigail, ho appena ricevuto un messaggio da Fab cioè dal dottor Blanchard e chiede se vogliamo raggiungerlo in sala mensa per conoscere gli altri specialisti davanti a qualcosa da bere..- mi chiede entusiasta Tara, io non so dirle di no.

Ci sistemiamo leggermente e ci dirigiamo insieme in sala mensa, che è sempre aperta a qualsiasi ora del giorno o della notte. Entriamo e salutiamo gli altri colleghi che man mano si presentano.

Vengono da ogni parte del mondo e ognuno è specializzato in qualcosa nel campo della medicina. Parlando si scopre che l'ideatore di questo incontro non è altri che il vicino di camera del dottor Blanchard, il dottor Watanabe specializzato in ortopedia. I colleghi sono molto simpatici e disponibili, solo uno manca all'appello: il dottor Anderson, medico legale.

-Il dottor Anderson ha già iniziato il suo turno, l'hanno chiamato d'urgenza perché un paziente si è suicidato qualche ora fa, in questo momento si trova in obitorio ad eseguire l'autopsia- risponde il dottor Torres, il cardiologo. Mi sento triste al pensiero di trovarmi nella stessa struttura in cui ogni anno decine di pazienti tentano il suicidio, ma decido di scacciare via questo pensiero.

Verso le 03:45 decidiamo che si è fatta l'ora di andare a riposare, alcuni che iniziavano il turno di mattina come per esempio il dottor Kelly che fa il medico generico, sono già andati via da un pezzo. Quelli di noi rimasti hanno il turno di pomeriggio e siamo io, Tara, Fabian, il dottor Heizo Watanabe e il dottor Galo Torres.

Saluto tutti e mi dirigo in camera insieme a Tara, nel tragitto spettegoliamo su alcuni colleghi ma niente di offensivo. Ci diamo la buonanotte ed entriamo ognuna nella propria camera.

Chiudo la porta a chiave e mi distendo sul letto, i miei pensieri variano da cosa dovrò affrontare all'inizio del mio turno a come saranno i miei pazienti. Mi trovo pur sempre in una struttura di detenzione per criminali giudicati malati di mente, la maggior parte di loro è gente violenta, dovrò fare attenzione a come mi approccio con loro.

Mi alzo per fare una doccia, non mi cambio da un giorno in effetti, mi rilasso sotto l'acqua tiepida e quando finisco entro nella mia camicia da notte. Torno di là e mi rimetto a letto per leggere uno dei miei libri di medicina. Senza accorgermene mi viene immediatamente sonno così spengo la lampada, poggio il libro sul comodino preoccupandomi di usare il segnalibro e mi addormento tranquillamente, entusiasta di quello che mi aspetterà tra qualche ora.

Spazietto dell'autrice:

Bene gente questa era la seconda parte, spero vi piaccia e fatemelo sapere nei commenti! Come al solito se trovate qualche errore di battitura avvertitemi e lo correggerò. Buona lettura!

Dieci attimi di FolliaWhere stories live. Discover now