54. Che lo scontro abbia inizio

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«Chelsea sta cercando di rompere i nostri legami» sussurrò Edward. «Ma non riesce a trovarli. Non ci sente...» spostò lo sguardo su Bella. «Sei tu con il tuo scudo?».
La vampira sorrise risoluta. «Sto dominando tutta la situazione».
Improvvisamente Edward si staccò da Bella e si avvicinò a Carlisle. «Carlisle? Tutto bene?» gli chiese angosciato.
«Sì. Perché?».
«Jane» rispose Edward.
Sentii dai pensieri della vampira in questione che ci stava continuando ad attaccare, ma non riusciva a colpire nessuno.
«Incredibile» disse Edward.
«Ma perché non aspettano che decidano?» sibilò Tanya.
«È la loro procedura normale» rispose brusco Edward. «Di solito rendono inoffensive le persone sotto processo, in modo che non possano fuggire».
Guardai dalla parte di Jane che fissava il nostro gruppo furiosa e incredula. Sapevo dai suoi pensieri che nessuno, a parte Bella, aveva mai resistito ad un suo attacco e il fatto che tutti noi non subissimo danni la irritava altamente.
Bella guardò Jane e le sorrise compiaciuta.
La vampira strinse gli occhi e provò ad attaccarci di nuovo.
Bella le mostrò i denti.
Jane si fece sfuggire un grido acuto misto ad un ringhio. Tutti sussultarono, persino il disciplinato corpo di guardia. Ma non gli anziani, che non si distolsero minimamente dal loro conciliabolo. Alec trattenne la gemella per il braccio mentre si accucciava, pronta a balzare.
I rumeni cominciarono a sghignazzare maligni, pregustando quello che sarebbe successo.
«Te l'ho detto che questo era il nostro momento» disse Vladimir a Stefan.
«Guarda un po' che faccia fa quella strega» ridacchiò Stefan.
Alec confortò la sorella con una pacca sulla spalla, poi la prese sottobraccio. Si girò verso di noi, imperturbato, con aria angelica.
«Tutto bene?» sentii chiedere a Edward da Bella.
«Sì» sussurrò Edward.
«Alec ci sta provando?».
Edward annuì «Il suo dono è più lento di quello di Jane. Avanza strisciando. Ci raggiungerà fra qualche secondo».
Sapevo già dove cercare; guardai a terra. Sopra la neve fluiva lentamente una strana foschia nera.
Ringhiai. Sfortunatamente me la ricordavo abbastanza bene in seguito alla "spedizione" a Volterra per salvare Edward.
Un brontolio basso attraversò la terra sotto i nostri piedi e una folata di vento soffiò via la neve in turbini improvvisi nello spazio fra la nostra postazione e quella dei Volturi. Benjamin aveva visto la minaccia strisciante e stava cercando di dirottare la foschia lontano da noi. La neve rendeva facile vedere in che direzione lui scagliava il vento, ma la nebbia non reagiva in alcun modo. Era come l'aria che soffia senza lasciare traccia attraverso un'ombra: l'ombra era immune.
La formazione triangolare degli anziani finalmente si separò quando, con un atroce cigolio, in mezzo alla radura si aprì una faglia profonda e stretta, una lunga linea a zigzag. Per un attimo la terra mi tremò sotto le zampe. Le folate di neve precipitarono nel buco, ma la foschia ci passò sopra, immune alla gravità come lo era al vento.
Aro e Caius spalancarono gli occhi a vedere la terra che si apriva. Marcus, invece, non tardiva alcuna emozione.
Tacquero, in evidente attesa che la foschia ci raggiungesse.
Il vento sibilava più forte, ma non cambiava il percorso della foschia. Ora Jane sorrideva.
Poi la nebbia nera si scontrò contro un muro. Si arricciò verso l'alto, cercando una falla, un punto debole. Non ne trovò. Le dita della foschia perlustrarono in alto e intorno a sé, cercando un modo per entrare, e nel farlo evidenziavano le proporzioni incredibili dello scudo di Bella.
Spalancai gli occhi, stupita.
Da entrambi i lati dello squarcio creato da Benjamin, la gente rimase a bocca aperta.
«Bel colpo, Bella!» esultò lo stesso Benjamin a bassa voce.
Sorrisi internamente. Finché Bella avesse resistito, loro non avrebbero potuto usare nessun talento. Avevamo un notevole vantaggio.
«Dovrò assolutamente concentrarmi» sussurrò Bella ad Edward «Quando arriveremo al corpo a corpo, sarà più difficile mantenere lo scudo intorno alle persone giuste».
«Te li terrò lontani» rispose Edward.
«No. Tu devi assolutamente occuparti di Demetri. Sarà Zafrina a tenermeli lontani».
Zafrina annuì seria. «Nessuno toccherà questa ragazza».
«Mi occuperei io di Jane e Alec, ma sono più utile qui» disse Bella.
«Jane è mia» sibilò Kate. «Ha bisogno di essere ripagata con la sua stessa moneta».
«E Alec è in debito di varie vite con me, ma posso accontentarmi della sua» ruggì Vladimir dall'altra parte. «È tutto mio».
«Io voglio solo Caius» disse pacata Tanya.
Gli altri cominciarono a spartirsi gli avversari a loro volta, ma in breve vennero interrotti.
Aro, fissando calmo la foschia inutile di Alec, finalmente parlò.
«Prima che votiamo» esordì «Lasciate che vi ricordi che, qualunque sia la decisione del consiglio, non occorre che ne consegua alcuna violenza qui».
Edward proruppe in una risata tetra.
Aro lo fissò triste. «Sarebbe uno spreco deplorevole per la nostra specie perdere qualcuno di voi. Specialmente tu, giovane Edward, e la tua compagna neonata. I Volturi sarebbero felici di accogliere molti di voi fra le loro schiere. Bella, Chiara, Benjamin, Zafrina, Kate. Avete molte possibilità di scelta davanti a voi. Prendetele in considerazione».
Ringhiai disgustata. Non sarei mai entrata nei Volturi, mai!
Chelsea provò di nuovo a distruggere i legami che ci tenevano uniti, ma non ci riuscì.
Aro passò in rassegna con lo sguardo i nostri occhi inflessibili, in cerca di qualsiasi segnale di esitazione. A giudicare dalla sua espressione e dai suoi pensieri, non ne trovò.
«Votiamo, dunque» disse con evidente riluttanza.
Caius parlò in fretta, impaziente «La bambina è una variabile impazzita. Non ci sono motivi per permettere che esita un rischio del genere. Deve essere distrutta insieme a tutti quelli che la proteggono». Sorrise speranzoso.
Marcus alzò gli occhi indifferenti, con l'aria di guardare qualcosa al di là di noi mentre votava. «Non vedo rischi nell'immediato. La bambina per ora non rappresenta un pericolo. Possiamo sempre giudicarla in seguito. Viviamo in pace».
Alle sue parole, discordanti da quelle di Caius, nessuno nel corpo di guardia abbandonò la posizione di allerta e il ghigno di Caius non si spense: era come se Marcus non avesse nemmeno parlato.
«A quanto pare il voto decisivo spetta a me» disse Aro fra sé.
Improvvisamente Edward si irrigidì al nostro fianco. «Sì!» esultò a bassa voce.
Lo guardai confusa. Aro non avrebbe mai salvato Renesmee, doveva avere la scusa perfetta per scatenare una guerra e prendere quelli che voleva con sé.
Edward aveva una strana espressione trionfale stampata in volto.
Ci fu una tenue reazione da parte del corpo di guardia, un mormorio di disagio.
Edward, cosa succede? Gli chiesi.
"Ascolta i pensieri intorno a noi" mi rispose sbrigativo "Tutti i pensieri" aggiunse prima di chiamare Aro, con una sfumatura malcelata di vittoria nella voce.
Non capivo. Io stavo già ascoltando tutti i pensieri -e, infatti, avevo un gran vorticare di rumori nella mia testa- ma non capivo cosa altro dovessi ascoltare.
«Sì, Edward?» chiese Aro dopo aver esitato per un attimo a causa di questo nuovo umore nella voce di mio fratello. «Hai qualcos'altro da...».
«Forse» disse Edward a mezza voce, controllando la sua esaltazione inspiegabile. «Prima di tutto, posso chiarire un punto?».
«Ma certo» rispose Aro, inarcando le sopracciglia, e ora il suo tono non tardiva nient'altro che un gentile interessamento.
«Il pericolo che vedi rappresentato da mia figlia nasce soltanto dalla nostra capacità di prevedere la sua crescita? È questo il nodo della questione?».
«Sì, amico Edward» convenne Aro «Se potessimo solo essere certi... essere davvero sicuri che, quando cresce, sarà capace di restare celata al mondo umano, senza mettere in pericolo la sicurezza del nostro mondo segreto...». La voce gli si affievolì e lui si strinse nelle spalle.
«Quindi, se potessimo sapere con certezza cosa diventerà...» insinuò Edward «Non ci sarebbe alcun bisogno di un ulteriore consiglio?».
«Se ci fosse un qualche modo di essere certi al cento per cento» convenne Aro, la voce morbida e più stridula. Non capiva dove volesse arrivare Edward. «In questo caso, sì: non ci sarebbero più problemi su cui discutere».
In quell'istante, grazie ai pensieri di Edward, capii dove volesse arrivare. Dovevo ascoltare i pensieri non solo delle persone attorno a noi, ma anche di quelle più lontane. Mi trattenni dallo scondizolare ed uggiolare gioiosa, solo per non rovinare il piano di Edward.
Erano finalmente tornati.
«E noi ci saluteremo in pace e saremo di nuovo buoni amici?» chiese Edward ad Aro, con una punta d'ironia.
Il vampiro rispose con una voce ancora più acuta «Ma certo, mio giovane amico, niente potrebbe farmi più piacere».
Edward ridacchiò esaltante «Allora ho davvero qualcos'altro da offrirti».
Aro affilò lo sguardo «Lei è assolutamente unica. Il suo futuro si può solo indovinare».
«Non è assolutamente unica» dissentì Edward «È rara, di sicuro, ma non propriamente unica».
Ci fu un attimo di silenzio e di shock generale.
«Aro, puoi chiedere a Jane di smettere di attaccare mia moglie?» chiese gentilmente Edward interrompendo il silenzio. «Stiamo ancora discutendo delle prove».
Aro alzò una mano «Pace, miei cari. Ascoltiamolo».
Jane mostrò i denti a Bella che li scoprì di rimando.
«Perché non ci raggiungi, Alice?» chiamò forte Edward.
Scodinzolai.
«Alice» sussurrò Esme, sconvolta.
«Alice!» «Alice!» mormoravano altre voci intorno a noi.
C'è anche Jasper, però. Pensai lievemente infastidita dal fatto che non lo menzionassero.
«Alice» bisbigliò Aro.
Li sentimmo correre nella foresta, volando, coprendo la distanza nel modo più rapido possibile, senza badare a rallentare per non creare rumore.
Le fazioni erano immobili in attesa. I testimoni dei Volturi aspettavano torvi, confusi e perplessi.
Poi Alice entrò danzando dalla radura a sud-ovest. Jasper la seguiva a pochi centimetri di distanza, lo sguardo fiero e penetrante.
Quando si furono avvicinati abbastanza, Alice spiccò un balzo leggero per superare i confini della foschia sparsa che lambiva lo scudo di Bella e si fermò sinuosa al fianco di Edward.
Jasper si avvicinò a me e quando lo guardai scondizolando, mi diede una veloce carezza sulla testa. Non c'era tempo per altri convenevoli tipi di benvenuto.
Tutto il corpo di guardia osservo con occhi pieni di congetture i nuovi arrivati, che attraversavano senza alcuna difficoltà il confine invisibile. I più robusti, Felix e gli altri come lui, concentrarono lo sguardo improvvisamente speranzoso su di Bella. Non erano sicuri di cosa il suo scudo sapesse respingere, ma ora era chiaro che non avrebbe fermato un assalto fisico.
Non appena Aro avrebbe dato il segnale, si sarebbe scatenato l'attacco, con Bella come unico obiettivo.
Edward si irrigidì furioso in reazione dei loro pensieri.
Alice fece un cenno a Jasper ed i due si allontanarono da noi, a passi lunghi e misurati, per raggiungere Aro.
Quando si trovarono ad una distanza di circa dieci metri, Demetri avanzò con altri due vampiri della guardia e li bloccò bruscamente.
«Mia cara, cara Alice, non sai quanto siamo felici di vederti finalmente qui» disse Aro gentilmente, sorridendo felice.
«Ho la prova che lei non sarà un pericolo per la nostra razza» disse Alice.
Aro la guardò dubbioso ed incuriosito allo stesso tempo.
Alice allungò la mano, per quanto i vampiri vestiti di nero le permettessero. «Voglio mostrartela».
«Fratello» mormorò Caius quando Aro fece un passo avanti.
Aro fece un cenno ai tre vampiri vestiti di nero e Demetri, con riluttanza, si scansò per lasciar passare Alice.
Jasper provò a seguirla, ma fu tenuto fermo dai due vampiri a me sconosciuti. Demetri gli tirò uno schiaffo. Jasper gli ringhiò contro provando ad attaccarlo, ma i due vampiri ai suoi lati erano troppo forti.
Ringhiai e feci un passo avanti, ma Jacob mi intimò di stare zitta e buona.
Demetri seguì Alice, che ormai si trovava a pochi passi da Aro.
Il vampiro dai lunghi capelli corvini raggiunse mia sorella e le prese la mano, voglioso di sapere la verità.
«Chiara, se puoi, mostra la visione a tutti» mi disse Edward sbrigativo.
A tutti?! No, è impossibile... non ce la farò mai.
«Allora solo ai nostri e a Caius e Marcus. Magari comprendendo anche qualcuno della guardia, se ci riesci».
Perché?
«Devono sapere che cosa diventerà Renesmee».
La mostro anche a Nessie?
«Sì».
Annuii e feci come mi aveva detto. Cercai di proiettare la visione di Alice in quante più menti possibili: la mostrai a tutti i nostri alleati -tralasciando i licantropi che l'avrebbero direttamente vista dai miei pensieri ed Edward-, a Marcus, a Caius ed anche a Jane, Alec, Felix e Demetri.
Avvertii lo stupore di tutti quanti non appena si trovarono di fronte ai pensieri di Alice che scaturirono in una visione, ma lasciai perdere senza sconcentrarmi.

I Cullen e i Quileutes 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora