Kiss me under the light of a thousand stars {3}

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Hermione era sola, nel bagno della Tana. Aveva posto un incantesimo silenziante sull'ambiente siccome l'orologio di casa Weasley aveva appena fatto presente che era mezzanotte: tutti dormivano, tranne lei.

Fleur era partita quella mattina presto, siccome una settimana dopo ci sarebbe stato il matrimonio, e lei doveva allontanarsi da Bill; tuttavia la sua assenza sarebbe stata presto rimpiazzata dai suoi genitori, ospitati dalla famiglia dello sposo in occasione della lieta cerimonia.

Hermione era lì, rannicchiata contro il muro e seduta sulle piastrelle gelide nonostante la stagione, a piangere. Secondo la sua vena critica, lo faceva troppo spesso di quegli ultimi tempi, crollava in dei singhiozzi disperati mentre avrebbe dovuto essere forte e prepararsi alla guerra imminente; eppure non riusciva ad impedire alle lacrime di uscire: ogni giorno qualcosa di diverso la preoccupava, e man mano che le preoccupazioni si accumulavano, Hermione si sentiva sempre più emotivamente distrutta.

Era turbata, perché quel particolar giorno Ronald aveva cercato di evitarla, comportandosi in modo nervoso ogni volta che si trovavano nella stessa stanza; la cosa più brutta ? Era così evidente che la ragazza si chiedeva che diavolo avesse fatto, se per caso avesse detto qualcosa di sbagliato, ma non trovava niente.

Il crollo emotivo era arrivato, tuttavia, quando frugando nel suo baule aveva trovato una sua foto con i genitori, scattata il primo anno di scuola. Aveva sentito le lacrime rigargli il viso e, prima di scoppiare in rumorosi singhiozzi, si era rinchiusa in bagno con quell'incantesimo di silenzio.

Ancora non riusciva a credere a quello che di lì a poco avrebbe dovuto affrontare: sarebbe dovuta partire con Harry e Ron, entrando in clandestinità, avrebbe dovuto girare con loro il Regno Unito e trovare i pezzi dell'anima di Voldemort,  gli Horcrux, per distruggerli e vincere quella maledetta guerra. Avrebbe dovuto lasciare tutto, tutti quelli che amava, lasciare a casa la sicurezza di un pasto caldo e di un letto comodo dove dormire, avrebbe dovuto rischiare la vita; certo, con Harry Potter come migliore amico ogni anno di scuola era stato una sfida, ma quella volta era diverso, molto diverso: Voldemort era più potente che mai, e loro dovevano prepararsi per lo scontro finale. 

Proprio mentre un'altro singhiozzo le sfuggiva dalle labbra, la porta del bagno ,che lei aveva scordato di chiudere a chiave, si aprì. 

Un assonnato Ronald Weasley varcò la soglia, ma sgranò gli occhi sorpreso non appena notò la figura accovacciata in un angolo, accanto al water. 

"Hermione! Che cosa stai facendo qui?" Domandò avvicinandosi a lei. 

La ragazza sciolse l'incantesimo silenziante e si schiarì la voce, non volendo risultare distrutta davanti a lui. 

"Io... niente. Sto bene." Disse, parlando più a se stessa che al rosso. 

Ron si inginocchiò davanti a lei ed avvicinò il viso al suo. Portò una mano sulla guancia di Hermione e catturò su un dito una lacrima che stava scendendo proprio in quell'istante. 

"Non è questo che ti ho chiesto, 'Mione, e comunque non è vero, non stai bene. Cos'è successo?" 

Lei non rispose, il suo sguardo che sfuggiva da quello del ragazzo. Le prese allora una mano, e stringendola delicatamente le richiese qual'era il problema. 

Hermione scosse la testa, con un groppo che le bloccava la gola, mentre altre lacrime cadevano dai suoi occhioni nocciola. 

Ronald la guardò per qualche minuto: aveva gli occhi rossi e gonfi di pianto, le labbra ancora le tremavano, e come se non bastasse aveva le mani gelate. Era mezzanotte passata ed era evidente che lei non aveva dormito nemmeno dieci minuti quella sera. Stava palesemente male. 

Attention   /Romione/Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora