3. Cosa ci fai nel mio letto e la piccola Buffon.

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Helena's POV

Il mio sonno viene prontamente interrotto da due mani che mi scuotono dolcemente.
Emetto dei versi indecifrabili di lamento e apro gli occhi, realizzando che le mie braccia stanno stringendo qualcosa di solido. Non è il cuscino, ma una persona.
Presa dal panico mi raddrizzo istantaneamente e caccio un urlo, ma non riesco a vedere niente poiché è ancora tutto buio. Accendo la luce con l'interruttore al di sopra del letto e vedo il numero 10 della Juventus accanto a me, senza maglia e con un'espressione a metà tra la confusione e lo spavento.
Mi alzo in piedi velocemente allontanandomi dal letto.

"Cosa ci fai nel mio letto?!" grido, ancora scossa da ciò che era appena successo.

"Okay, ora calma, non sono uno stupratore e niente del genere," mi avvisa, alzandosi dal letto e venendo verso di me. "credo che la receptionist mi abbia dato la chiave sbagliata e quindi per errore siamo finiti nella stessa stanza." spiega pacatamente, mostrandomi la chiave, mentre io passeggio avanti e indietro per cercare di calmarmi.

"E p-perché io ti stavo-" biascico dopo minuti di silenzio, ma lui mi interrompe.

"Perché mi stavi abbracciando? Questo non lo so," ridacchia, prendendomi in giro. Cerco di assumere l'espressione più seria possibile, ma non la tengo a lungo poiché il suo sorriso è veramente contagioso.

"Io sono Helena, comunque," dico continuando a sorridergli e porgendogli la mia mano.
L'ex numero 21 afferra la mia mano, stringendola. Il mio cuore tentenna leggermente a quel contatto.

"Paulo Dybala," si presenta, con un sorriso a 32 denti. Dopo interi minuti passati a fissarci, letteralmente, negli occhi, tolgo la mia mano dalla sua e mi dirigo verso la finestra, aprendo le tende per lasciare entrare la luce del sole.
Sento il suo sguardo su di me ad ogni mio movimento e ciò mi mette tremendamente in soggezione.

"Mi sai dire che ore sono?" mi volto nuovamente verso di lui e noto che mi sta ancora fissando, nello stesso punto dove era prima.

"Mh, sono appena le 17," mi dice, guardando l'orologio sul suo polso.

Annuisco e noto il tatuaggio sul suo avambraccio con interesse. Non ho la minima idea di cosa significhi ma esteticamente gli sta molto bene. Mi accorgo di essermi incantata a guardarlo solo quando lo sento ridacchiare.
Scuoto la testa e alzo gli occhi al cielo, prendendo dalla mia valigia un cambio di vestiti.

"Ti piace?" mi chiede con il suo accento argentino. Non nego che lui sia un bellissimo ragazzo, anzi, ciò mi mette ancora di più in soggezione.

"Che cosa?" dico ingenuamente, facendo finta di non sapere di cosa parli. Cerco di concentrarmi sul mobilio della stanza per non guardarlo, ma quando lui si avvicina e mi alza il mento con le dita per far sì che lo guardi in faccia, le mie guance iniziano a scottare. Lui è fin troppo vicino e io non riesco a ragionare.

"Il tatuaggio," dice sorridendo, ormai i suoi occhi nei miei.
Ha dei bellissimi occhi verdi, che sulla sua carnagione olivastra stanno decisamente bene. Noto poi anche un neo sulla guancia, che trovo estremamente elegante e grazioso. Mia madre mi ha sempre detto che i nei in viso sono segni di bellezza, e davanti a me ne ho la prova vivente.

"Mh-mh," mi costringo a dire, distogliendo lo sguardo dal suo. Lo sento ridacchiare ma decido di ignorarlo e di dirigermi verso il bagno. "Io vado a farmi una doccia, se ti serve qualcosa o se mio padre mi cerc-" non faccio in tempo a finire la frase che vengo nuovamente interrotta dal suo fastidioso ed estremamente sexy accento argentino.

"Tuo padre?" mi chiede, costringendomi a girarmi verso di lui ancora una volta.

"Gianluigi Buffon," chiarisco, notando la sua espressione stupefatta. Pensavo lo sapesse, ma evidentemente non ne aveva idea.

"Tu sei la piccola Buffon!" esclama sorridendo, con le braccia in aria e io aggrotto le sopracciglia. "Ho sentito molto parlare di te, non avevo collegato!" continua, ma io mi limito a sorridergli ed annuire.

"Si beh, ad ogni modo io vado," gli dico e lui sorride ancora, per poi annuire.

Entro nel bagno e mi chiudo dietro la porta, pensando a che cazzo è appena successo.

Despacito. || Paulo DybalaWhere stories live. Discover now