CAPITOLO 3

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Il fine settimana si prospetta piuttosto intenso. La mia amica mi accenna qualcosa a proposito di una partita ed un paio di feste, ma sono poco lucida per seguirla, così mi limito a fingere di ascoltarla. È venerdì mattina ed io ed Abigail ci siamo appena svegliate. Ieri notte ci siamo dimenticate di chiudere la finestra ed ecco il risultato: sono le 6:00 del mattino e siamo già in piedi. Non sapendo che pesci prendere e completamente annoiate decidiamo di andare in lavanderia a fare il bucato. L'ambiente è deserto, ma accogliente e anche molto pulito, ci saranno all'incirca una decina di lavatrici a gettone. Malgrado avessimo molto sonno, sono contenta che abbiamo scelto quest'orario per venire qui, tra un paio d'ore ci sarà il delirio tra queste quattro mura. Mi accorgo che la mia compagna guarda angosciata la lavatrice, così le chiedo: «tutto bene?»
«No, per niente. Mi vergogno anche a dirlo, ma non so fare il bucato» mi confessa con voce amareggiata, la fa sembrare una tragedia. Il suo viso ha assunto un'espressione così delusa ed imbarazzata, che un po' mi fa pena. Purtroppo, però, non riesco a trattenermi dallo scoppiare in una fragorosa risata. Mi trafigge con lo sguardo e smetto di ridere. Vedendo un'espressione così sconsolata sul suo bel viso le dico: «non preoccuparti, te lo insegno io. Non è mica morto qualcuno e non voglio più rivedere il tuo bel viso così corrucciato per una banale questione.»
«Grazie, sei il mio angelo.» mi ringrazia abbracciandomi calorosamente. Inizio a spiegarle la divisione dei capi, i gradi e l'uso della lavatrice. Mi segue attentamente e poco dopo mi dice di aver capito, così le lascio fare un po' di pratica. Nell'attesa che le lavatrici compiano il loro miracolo, usciamo dalla sala e ci dirigiamo alle macchinette del seminterrato, non molto distanti dalla lavanderia. Abigail che è una persona molto cordiale ed educata continua a ringraziarmi fino allo sfinimento e mi chiede: «come hai imparato a fare le faccende di casa? L'hai fatto di tua volontà o sei stata costretta?»
«Tre anni fa i miei hanno divorziato, io avevo appena compiuto sedici anni e non riuscivo ancora a comprendere il perchè di tutta quella situazione, col tempo poi ci ho fatto l'abitudine. Io e mio fratello andammo a vivere con mia madre, lui aveva un anno in più di me. Mia madre per mantenerci fu costretta a cercare un lavoro a tempo pieno, così io iniziai ad occuparmi delle faccende di casa per aiutarla, poiché quando tornava dall'ufficio era stanchissima.» le rispondo in tutta sincerità.
«Mi dispiace Bea, non volevo crearti problemi con la mia domanda.» mi dice con voce triste, seriamente dispiaciuta.
«Macché, nessun problema, ormai è acqua passata.» affermo chiudendo la questione in modo non curante. Ripensare a tre anni fa mi ha fatto venire un nodo in gola grosso come un macigno, fa male, troppo.
«Vado a controllare il bucato!» esclama Abby allontanandosi. Annuisco e mi siedo a terra, cercando invano di ricacciare indietro le lacrime che solcano le mie guance indisturbate. Tre anni fa era tutto così bello, così armonioso, così pieno di vita. Eravamo la famiglia perfetta, quella con i figli bravi a scuola e due astri nascenti del basket, quella presente ad ogni evento importante della città, quella che ogni estate faceva il viaggio della famiglia felice. Un anno dopo cambiò tutto. Mi alzo in piedi e mi asciugo le lacrime, pronta a raggiungere la mia amica, pronta a fingere che tutto vada bene. Quando sono quasi arrivata alla sala sento Abby strillare in preda al panico. Corro per raggiungerla e la lavanderia è un completo disastro, c'è schiuma ovunque e le nostre robe sono sparse sul pavimento. «Oddio, oddio, oddio!» esclama allarmata. «Cazzo, cazzo, cazzo!» la seguo a ruota io. Recuperiamo in fretta le nostre cose, ci dirigiamo verso l'ascensore e ce la diamo a gambe, dirette verso la stanza venticinque. Raggiunto il secondo piano una ragazza ci squadra disgustata, molto probabilmente per i nostri vestiti ricoperti dalla schiuma. La superiamo non curanti ed entriamo nella nostra stanza. Abigail tra le risate e le lacrime esclama «e menomale che lo sapevi fare il bucato!» Non so davvero come sia potuto accadere e non trovando niente da dire in mia difesa, mi unisco a lei e ridiamo come due matte, quelle risate di cuore, spontanee e sincere. Senza pensare a niente, godendoci il momento.

L'oceano per dimenticareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora