Capitolo 11

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< Tiffany? > chiese Melik .
< si chi parla ? > rispose la voce dall'altro capo del cellulare.
Feci cenno di interrompere la telefonata.

Melik era seduto in macchina, mi guardava mentre ero poggiata con le spalle al muro e tamburellavo il piede per terra aspettando che finissero di chiudere il locale.
Mi guardò e mi fece un cenno con la testa, stavano iniziando a chiudere la serranda.

Sentii delle voci femminili provenire dal retro che  chiacchieravano e si salutavano tra di loro .
< è tardi, hai per caso bisogno di un passaggio ? >
Tiffany era appena uscita dal retro, teneva una tracolla stracolma che tendeva a farla pendere da un lato.
< Courtney che ci fai qui ? >
Mi posizionai davanti a lei e la vidi indietreggiare.
Le sorrisi.
< mi trovavo di qui, è tardi per tornare a casa da sola>
Inclinò il capo e ricambio il mio sorriso con una lieve curvatura del labbro.
< tranquilla non è la prima volta> riprese a camminare.
< insisto >
Mosse la mano.
< non vorrei essere di disturbo >
Mi misi al suo fianco e uscì il cellulare.
< assolutamente no, anzi..> la guardai dritta negli occhi mentre le avvicinavo il cellulare, volevo vedere la sua reazione.
< magari potresti aiutarmi a capire a chi appartiene questo numero >
Sospirò, non ebbe la reazione che immaginavo. Alzó lo sguardo.
< è il mio numero di cellulare >
< continua >
Si fermò e riabbassó lo sguardo.
< scusami tanto volevo sentirti, mi fece piacere rincontrarti e solo che.. >
Si grattò la fronte < poi ho avuto paura di rispondere alle tue telefonate, non volevo sembrare invadente o altro >
Spensi il cellulare e lo rimisi in tasca.
< come fai ad averlo? Dopo la sentenza ho cambiato numero di cellulare. In pochi hanno questo numero >
<Una mattina andai a fare colazione con delle mie amiche quando dietro il bancone riconobbi la ragazza che era quel giorno con te, anche lei sembró riconoscermi e gli chiesi il tuo numero di cellulare>
Fece una pausa e sospiró ancora < scusami tanto Courtney io non volevo propio disturbarti o altro >
Annuii, avrei chiesto ad Ashley se quella faccenda fosse vera. Dovevo fidarmi di Tiffany? Mai, a malincuore non potevo fidarmi di nessuno.
" vi fidate davvero gli uni degli altri " recitava quel messaggio.
< no va bene tranquilla. Quando vuoi possiamo sentirci. Scusami tu e solo che è stata una lunga giornata >
Sorrise e notai la somiglianza con la sorella durante quel gesto.
< allora lo vuoi questo passaggio a casa ? > le chiesi dopo.
< se non è di disturbo >
< nessun disturbo, lì c'è la macchina di Melik >
< wow è così strano tutto ciò > disse salutando Melik seduto in auto.
Alzai gli occhi al cielo, mentre le camminavo dietro. Oh non sai quanto!

In quel momento avevo solo bisogno di dormire, dormire come si deve.
Volevo solo tornare a casa, farmi una doccia, accendere il condizionatore e sdraiarmi sul letto.
< ah Courtney> mi chiamó Melik mentre stavo chiudendo lo sportello
Misi la testa all'interno.
< che c'è ? >
si mise le mani nella tasca posteriore e iniziò a cercare.
< hai il mondo in quelle tasche, penso che ti regalerò un borsello per il tuo compleanno >
Rise, mentre sfilava una catenella, con un ciondolo. Era una collana.
< penso sia tua, l'ho trovata a casa mia, l'avrai  dimenticata da me questa notte >
Non risposi, semplicemente gliela sfilai dalle mani.
< si grazie è mia>
< immaginavo appartenesse a te >
Chiusi gli occhi per qualche secondo.
< si appartiene a me. Ci vediamo domani > chiusi lo sportello.
Mi salutò con un colpo di clacson e andò via.

Mi sedetti sulle scale del vialetto chiudendo il cancelletto alle mie spalle.
Poggiai la testa di lato sul muro caldo e guardai la collana che facevo scivolare tra le dita.
Con il cuore che mi batteva forte, aprì il ciondolo a forma di cuore e vidi quella foto, di me e lui.
L'aveva conservata, e l'aveva lasciata a casa di Melik sapendo che sarebbe finita tra le mie mani.
Avevo un nodo allo stomaco.
Strinsi la collana tra le mani. Stupido, stupito Ethan !

Non so quanto tempo rimasi lì seduta, a pensare a tutto, prima di decidere di alzarmi.
Inserì la chiave nella serratura notando che non c'erano tic alla porta.
Girai il pomello ed entrai.
Il mio istinto mi diceva che sarebbe stato meglio non accendere la luce.
Sentì un filo di vento solleticarmi il volto.

Accesi la luce, la casa era in perfetto ordine.
Feci qualche passo, andando a chiudere la vetrata che portava sulla veranda.
Controllai tutte le stanze, erano tutte in ordine, ma qualcosa mi diceva che c'era qualcosa che non andava.
Non lasciavo mai la vetrata aperta e né tantomeno dimenticavo di chiudere a chiave la porta.
Camminai per il soggiorno guardandomi attorno, tutto era lì al propio posto.
Forse ero paranoica.

Lasciai la borsa sul tavolo in soggiorno ed andai in bagno. Aprì l'acqua che iniziò a scorrere nella vasca. Preferivo un bel bagno.
Nel frattempo andai nella mia stanza, levai la collana dalla tasca dei jeans e la poggiai in un portagioie sul comodino, sfilandomi i pantaloni e la canotta.
Spinsi le scarpe in un angolo e con gli occhi chiusi mi gettai sul letto godendomi ogni singolo momento e ogni singola sensazione di morbidezza sul mio corpo nel frattempo che la vasca si riempiva. Ero stanca!

Rimasi lì fino a quando non mi decisi ad andare a controllare, altrimenti mi sarei addormentata e avrei allagato l'appartamento.
Aprì gli occhi mentre continuavo a stare sdraiata.
Rossa, in stampatello, incentrata con la vernice sul mio soffitto.
"TIC TOC, così te ne ricorderai prima di addormentarti "
Mi alzai di scatto crogiolante di sudore.
Corsi in soggiorno ed iniziai a cercare il cellulare nella borsa per chiamare la polizia, ma rimasi lì ferma in ginocchio con le mani nella borsa coperta solo dal mio intimo.
Lentamente mi alzai e andai in bagno, non avrei chiamato la polizia, avrei chiamato un pittore.
Non sarei stata al loro gioco, infrangere la mia privacy così da chiamare la polizia, era stato questo il loro intento. Dimostrare l'innocenza di Rachel!

Slacciai il reggiseno e sfilai le mutandine e lentamente entrai nella vasca.

Secret Memories ( Secret Silence 2)Where stories live. Discover now