10-Harley? Suona bene...

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"Non sei più sola. Da oggi hai un nuovo amico."
Quelle parole continuarono ad echeggiare nella mia testa per l'intera giornata. Erano le 19.00 ed ero appena entrata nel mio studio al piano di sotto della struttura. Dovevo sistemare dei documenti riguardanti i progressi di alcuni pazienti. Tra i quali vi era anche un fascicolo dedicato a Joker; mi resi però conto che quel giorno non presi nessun appunto.
"Non è stato un colloquio professionale, ma che diamine mi è preso? Ti sei messa pure a ridere, a dargli retta... Ma come ti è saltato in mente?" pensai nervosamente mentre pulivo la scrivania da cartacce varie e altri oggetti inutili, come temperamatite vecchi e post-it usati.
Ero delusa, però quella delusione durò ben poco poiché le parole del mio paziente s'infiltrarono nuovamente nella mia testa, limitando lo spazio agli altri pensieri.
"Ti posso chiamare Harley? Ti piace?"
Era la prima volta che qualcuno mi dava un nomignolo -al di fuori della mia famiglia- e soprattutto era la prima volta che qualcuno si proponeva di diventare mio amico.
Non me lo aspettavo, per niente.
Mi dovetti sedere un attimo in quel momento perché l'emozione si fece sempre più forte. Era la prima volta che qualcuno voleva essere mio amico, che mi dava un nomignolo, che mi ascoltava. Che mi faceva sorridere...
Rimasi un ora nel mio studio a sfogliare il suo fascicolo e, man mano che andavo avanti nella lettura non potei far a meno di soffermarmi a guardare la sua foto, allegata al documento di presentazione del paziente.
I suoi occhi erano veramente belli. Erano azzurri come i miei, forse un po' più chiari.
Nonostante l'espressione apparentemente cattiva sul suo volto nel momento in cui la foto venne scattata, percepivo che c'era qualcosa di più. Che nascondeva.
Saranno state le storie della sua infanzia, le sue sofferenze e il suo modo di preoccuparsi così tanto per me ma, percepii che c'era una strana umanità in lui. Strana. Ma c'era. Ma soprattutto c'era qualcosa che mi attirava di lui. I suoi occhi, i suoi modi di fare; eccentrici, maliziosi, allusivi e bizzarri. O forse il suo sorriso. Non era regolare ma si distingueva. Certo per un motivo triste, molto triste e spregevole ma quel sorriso non me lo riuscii a levare dalla testa. Come anche la sua risata. Pensai a lui costantemente quella sera. Non tornai a casa; rimasi nello studio all'ospedale.
Sfogliai quelle pagine per ore. Arrivai a sforzare eccessivamente la vista fino al punto di dovermi levare gli occhiali e di smettere. Smisi di leggere, ma la foto la continuai a guardare e continuai a pensare a lui.
Non vedevo l'ora di rivederlo.
"Harleen, sii professionale e non fare la sciocca. Devi mantenere le distanze!"
"Ti posso chiamare Harley, ti piace?"
"Si,si mi piace Harley..."
Harley
Harley
Harley
Suonava molto bene ...
Harley e Joker
La mia mano automaticamente cominciò a prendere appunti su quello che mi passava per la testa:
"Harley&Joker"
"Ma cosa ti salta in testa?!"
Presi il foglio e lo buttai, insieme agli altri scarti. Rimasi impietrita per qualche minuto, confusa ed eccitata, a riflettere su quella relazione professionale che si stava tramutando in un'infatuazione per il mio paziente; paziente che tra l'altro è un noto e pericoloso criminale.
"Però Harley suona bene... Harley&Joker.. Anche questo suona bene"

Birth of a Queen: The OriginsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora