Lo sento sospirare per poi allontanarsi da me.

"Dove vai?" Chiedo preoccupata. Ho bisogno di parlare con lui.

"Voglio stare da solo ora." Dice, rivolto di spalle, senza guardarmi in faccia.

"Non puoi andartene così senza nemmeno avermi fatto parlare."

Non dice niente, il che mi metto ancora più in agitazione. Mi va bene tutto, ma l’indifferenza no ti prego.

"Parliamone più tardi. Voglio stare solo." Ripete in tono troppo tranquillo per poi uscire dall'edificio.

Mi sento vuota non appena scompare dalla mia visuale.

Forse ha ragione, dovrei dargli un po' di spazio. Però non vorrei nemmeno che si facesse tante paranoie inutili per un bacio che è stato più che insignificante per me.
Non so cosa fare; se andargli dietro oppure rispettare la sua decisione. E' veramente così difficile...

Cerco di calmarmi facendo una serie di respiri per poi concludere mentalmente con l'idea di lasciarlo nei suoi spazi. Gli scrivo stasera se proprio necessario.
Vado in camera e trovo per mia fortuna solo Bella e Lola che smettono di parlare non appena entro.

"Sto disturbando?" Domando, quando mi accorgo che non riprendono proprio a causa della mia presenza.

"Hanno spostato definitivamente Jenna dalla nostra stanza."
Resto zitta perché non sono sorpresa più di tanto ma loro mi guardano come in attesa di una risposta.

"Cosa c'è?" Chiedo dopo essermi un po' rotta di essere fissata insistentemente.

"Si stava pensando che potresti chiedere alla direttrice di non farlo."

"Scusate?" Domando scettica.

Dalle loro espressioni, direi che sono anche serie.

"Bella, c'eri pure tu quando mi ha attaccato."

Si guardando per un attimo. "Sì, però è nostra amica." Dice Lola.

"E quindi?" Chiedo stupefatta.

Al loro silenzio, mi alzo e mi avvio verso la porta. "Dove vai?" Domanda Bella.

"A chiedere se posso io traslocare da qualche altra parte in questa prigione." Rispondo completamente delusa.
Più passo tempo qui dentro e più non vedo l'ora di andarmene. Pensavo di essermi comunque fatta delle amiche ma loro preferiscono continuare a difenderla, per ogni cosa sbagliata che fa.

E' ingiusto il loro atteggiamento, specialmente quando nemmeno se ne rendono conto.

Arrivo di fronte alla porta della direttrice e busso prima di entrare. Fortunatamente la segretaria fastidiosa non c'è quindi non devo iniziare a discutere.
La direttrice che prima guardava un foglio, rivolge lo sguardo verso di me con un'espressione neutrale.

"Salve." Saluto, cercando di suonare educata e gentile. Con i nervi a fior di pelle ma cerco di sembrare per lo meno rilassata.
"Mi dica." Risponde, togliendosi gli occhiali.

"So che avete intenzione di cambiare di stanza Jenna per quello che è successo. Vorrei chiedere se invece posso io essere cambiata di postazione."

La sua reazione sembra stupita ma dissimulo il mio tono come se lo volessi da fare.

"Quello che è successo è ignobile nei confronti di tutti. Questa comunità è stata fondata non solo per offrirvi una casa, ma anche per instaurare tra di voi il rispetto. Dirigo da anni questo posto e mai mi è capitato di dover assistere a cotanta mancanza di disciplina." Inizia a parlare e già sento la pazienza scivolarmi dalle mani.

"Già dal millenovecentottantacinque, che un sacco di ragazzi..." Ho già un tic all'occhio mentre si perde in una profondo monologo di come questa comunità è stata perfetta, le persone che la frequentavano erano sotto disciplina e ora le cose sono cambiate.

Insomma, mi sono pentita di entrare.
Quando finisce di parlare con tanto dei miei "sì sì" per accompagnare la sua conversazione, parlo io.
"Allora posso cambiare stanza?" Vado al succo della situazione.

"Assolutamente no. La decisione è già stata presa. Anzi, mi congratulo con lei per non aver reagito a sua volta, ne terrò conto."
Non ho reagito perché non ne ho avuto il tempo. Penso tra me e me.

"Non è possibile cambiare questa decisone?" La imploro.

Adesso non si tratta solo di Jenna, ma anche delle altre due. Non avrei mai pensato che anche dinanzi ad una cosa del genere abbiano preso le sue difese.

Jenna avrebbe potuto farmi davvero male, sono caduta di testa e sono mezza svenuta.
Tutto questo per un fraintendimento, poi.
"No, non insista. Adesso vada, ho un sacco di lavora da portare avanti."

Mi manda praticamente a quel paese invitando ad uscire.

Sospiro ed esco più incazzata di prima. Mezz'ora sprecata per nulla. Ho già troppi problemi, e a volte quasi mi sembra di trascurare il più importante, mia sorella e quel pazzo di mio padre. E’ un ago fisso nel mio cervello, ma adesso devo concentrarmi su altro.

Mi avvio verso le scale ma una mano mi tira indietro facendomi prendere uno spavento enorme.

Lucky è di fronte a me ed ha una faccia dispiaciuta. "Dobbiamo parlare, Ally."

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