La Luna ed il Buco nero

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"Perchè odi così tanto la vita?" mi chiese un giorno.
"Perchè trovo inutile sforzarsi per un qualcosa che è comunque destinato a finire."
Lui corruciò le sopracciglia per qualche istante prima di scrivere.
"Non è proprio questo il bello? Il fatto di poter dire,alla fine della propria vita,lunga o corta che sia,ho vissuto veramente?"
Scrollai le spalle.
"Forse tu non te ne rendi conto Yuu-chan,ma la tua vita è un dono prezioso,ci sono persone che pagherebbero miliardi per poterla anche solo pensare come te,ma hanno un tempo limitato,più degli altri,e devono sforzarsi di rendere la loro vita,anche se di poco,un po' più degna di essere vissuta." scrisse,poi,con velocità si alzò e si diresse verso l'uscita,fermandosi solo per un istante davanti alla porta.
"Dovresti essere grato della vita che hai." disse prima di uscire,lasciandomi spiazzato.
Quello fu il giorno in cui mi innamorai di lui,anche se inconsapevolmente,mi resi conto che lo stare con lui non era più un fastidio come agli inizi o una piacevole compagnia.
Era diventata una necessità.
Il vederlo,lo stare con lui,anche in silenzio ad osservarlo di nascosto era improvvisamente diventata una cosa di cui non potevo più fare a meno.
Compresi il perchè non riuscissi a categorizzarlo,Mika è in una categoria a parte.
Lui era una luna,non emetteva luce propria eppure era luminosa,ma non accecante come il Sole,puoi rimanere a fissarla per ore ricavando solo tranquillità.
Ma la Luna possiede anche un lato buio.
E questo lo imparai a mie spese.

Sapevo non fosse propriamente in salute ma il massimo che mi ero immaginato era una piccola anemia.
Fu quando cominciò a sputare sangue che mi resi conto che il "problemino di salute" che mi aveva accennato il preside era qualcosa di molto più grave.
Lo accompagnai in infermeria e poi in ospedale,standogli accanto in ambulanza fino a che non entrò in sala operatoria.
Rimasi li ore,ad aspettare insieme a sua sorella maggiore il suo risveglio e dopo qualche ora i medici vennero a dirci che stava meglio ma che la sua condizione era peggiorata e che avrebbe dovuto rincominciare le cure da capo.
Non avevo la minima idea di che cosa stesse parlano,non sapevo neanche che cosa avesse! La sorella,pallida in volto lo ringraziò e chiese di poterlo vedere.
Tornai al mio posto,più confuso che mai.
La paura di perderlo mi aveva dilaniato il cuore e sembrava aver fatto un animale di palloncini con il mio intestino,gonfiandolo con l'aria dei miei polmoni che si permisero un grande sospiro sollevato.
Almeno era vivo.
La sorella mi raggiunse sorridendomi debolmente,dichiarando che se volevo potevo andarlo a salutare.
Fu quando lo vidi sul lettino la prima volta,prima fra le tante che sarebbero seguite,circondato da tubi e macchine rumorose,pallido e stanco come mai prima lo avevo visto che capii definitivamente di essermi innamorato di lui.

~∆~

Come ho già detto prima,quella non fu l'ultima volta in cui lo vidi in un lettino d'ospedale.
La sindrome del QT lungo.
Una rara anomalia cardiaca caratterizzata da una ritardata ripolarizzazione delle cellule miocardiche ed associata a sincope.
Una sindrome che nel suo pacchetto contiene,svenimenti,tachicardia,stachezza,anoressia,anemia e,
nei peggiori,ma non rari,casi l'arresto cardiaco.
Gli fu diagnosticata quando Mika aveva sei anni e da allora,ogni minima emozione troppo forte o il più piccolo sforzo,può significare una fine prematura della sua,già corta,vita.
Compresi il perchè mi disse di tenermi stretta la mia vita.
Perchè lui lo faceva con la sua.
Un giorno mi disse che le cose brevi sono le più preziose. Ed aveva ragione.
La sua vita benché corta era la cosa più preziosa che mi fosse mai capitata ed ora rischiavo di vedermela scomparire davanti ai miei occhi.
Mi attaccai a lui e mi feci nominare suo tutor a scuola per fare in modo che potessi sempre sapere in che condizioni si trovava,feci pure dei corsi specializzati di primo soccorso per i problemi cardiaci e mi piazzai a casa sua quasi al punto di trasferirmici.
A mio fratello Guren non ha dato fastidio,anzi,fece anche lui i corsi assieme a me perchè quando non era a scuola o a casa sua,Mika si ritrovava sempre a casa nostra.
E i nostri genitori erano sempre troppo lontani da casa per rendersi effettivamente conto della mia mancanza a casa.
Non lo lasciavo quasi mai da solo e con il tempo finimmo per metterci assieme.
Anche se i miei amici sapevano sarebbe finita così sin dall'inizio,facendo scommesse e dando pure dei nomi alla nostra "ship".
Mikayuu fu la più quotata e per quanto mi desse fastidio alla fine lo accettai.
Amare un malato terminale è difficile,mette a dura prova la resistenza e l'amore stesso di entrambi,ma Mika me lo ha sempre detto,sin dal principio che sarebbe stato difficile,che lo stare con lui,che amarlo,è come stare attaccato ad una bomba ad orologeria pronta ad esplodere in ogni momento.
Ed io,nonostante la paura,ho accettato di amarlo e di stargli accanto,di non farlo mai sentire solo e mostrandogli il mio amore e la mia presenza ogni volta ne avrebbe avuto il bisogno.
Cambiai molto durante quegli anni,la vita aveva assunto un significato molto importante per me,stando vicino a Mika capivo cosa realmente significasse vivere e fare tesoro dei momenti con lui.
Ogni risata,ogni bacio ed ogni carezza,sono gesti di cui bisogna fare tesoro.
Iniziai anche a pregare ogni tanto,nonostante non credessi poi così tanto ma cominciai a capire il perchè la gente riponesse le sue speranze in un dio. L'idea che ci fosse qualcuno lassù,anche solo disposto ad ascoltare le mie preghiere singhiozzanti durante i ricoveri di Mika mi faceva sentire,anche se solo di poco,sollevato.
Io ero con lui e lui era con me.
L'importante era questo,solo questo.

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⏰ Dernière mise à jour : Aug 09, 2017 ⏰

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Owari No Seraph||One ShotOù les histoires vivent. Découvrez maintenant