capitolo 3

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Non aveva un ottimo rapporto con la sorella, erano molto distanti e in disaccordo su qualsiasi cosa, dalla più futile alla più importante.

Ma continuò a pensare Jane, era comunque sua sorella, e vederla così le faceva male.

Si chiese se avesse esagerato con le parole ma per la prima volta si era fatta sentire, aveva imposto la sua voce e replicato.

Si guardò allo specchio, aveva le guance arrossate, ma non le importava, si sistemò una ciocca di capelli fuori
posto e si voltò ancora una volta verso la luna.

La Jane che era davvero in lei le suggeriva di continuare a sognare alla luce delle stelle ma di contro il suo buonsenso le intimava di scendere giù, chiedere scusa ad Elizabeth e presentarsi a suo padre che la stava cercando.

In tale circostanza vinse il buonsenso.

Si affrettò a scendere i tanti scaloni che collegavano il piano superiore della sua camera alla sala dove si teneva il ballo e
finalmente trovò suo padre.

“Cara, dov’eri finita?”

“Oh padre, mi dispiace di essermi assentata ma avevo
urgente bisogno di cambiare aria, ero nella mia stanza. Avete visto Elizabeth per caso?” 

“Si, Jane. Aveva
un volto turbato e tristezza negli occhi, cose le è successo, è da tanto che non la vedo così”.

A quelle parole Jane si sentì molto in colpa e ancora più triste, doveva assolutamente raggiungere Elizabeth e chiederle scusa ma continuare a confermare la sua posizione.

“Vado a cercarla, poi vi spiegherò tutto. Con permesso padre”.

Con un inchino si congedò e prese ad andare nel salotto accanto.

Sua sorella era seduta su una
poltrona di seta, piangeva.

Jane lentamente si accomodò vicino a lei e con un abbraccio la strinse forte.

Si scusò per ciò che aveva detto ma fu subito bloccata da Elizabeth che asciugando le lacrime dagli occhi rossi
le si rivolse in un modo che la sorprese molto.

“Sei tu che devi scusarmi, sorella. Per tutto questo tempo non ho mai cercato di capirti, ma ora voglio cambiare, starti vicino”.

Fu fatta finalmente pace tra le due e la serata continuò serenamente nonostante, si disse Jane, la presenza di quel Smith che la infastidiva tremendamente.

Era notte fonda, la villa era ormai vuota e l’unico rumore proveniva dall’infrangersi delle onde sugli scogli.

Tutto dormiva, regnava la quiete più assoluta, solo Jane, svegliatasi improvvisamente, aveva gli occhi aperti.

Sentiva qualcosa di strano in cuor suo, qualcosa che le mancava e che non la faceva sentir completa, tranquilla.

Decise così di scender giù e passeggiare in riva al mare.

DIFFERENT. ||Wattys 2017|| Where stories live. Discover now