"È uscito il sole, fortunatamente" iniziò, volgendo lo sguardo al cielo e strizzando gli occhi per via del fastidio provocato dai raggi.

"Già..." rispose mio padre, incapace di aggiungere altro. Sembrava quasi come se non capisse il perché di quelle affermazioni.

"Brutta morte quella di oggi. Però non è la sola, in tutto il Paese sono decedute tantissime persone" continuò il pastore, aspettando che uno dei miei genitori aggiungesse qualcosa per continuare il discorso.

Era una conversazione così imbarazzante, che non riuscivo a comprendere come mai si stesse realizzando, fino a quando non sentii qualcuno afferrami la mano e tirarmi. Mi voltai e vidi Jeremiah che, con quegli occhi profondi come il mare, mi stava supplicando di seguirlo.

Rimasi incantata a fissarlo e sentii crescermi dentro quella voglia di andare con lui in ogni dove. Desideravo poter intrecciare quelle dita con le mie e fuggire ovunque, purché con lui e lontano da tutto ciò che ci circondava.

Spostai lo sguardo verso mio padre e vidi la rabbia nei suoi occhi. Dovevo zittire tutti quei miei desideri e rispettarlo, ma nel momento in cui udii Jeremiah pronunciare la frase: "Ti prego, vieni con me", ogni mio tormento scomparve; era lui quello da seguire.

Mio padre non avrebbe mai fatto una scenata davanti a tutti, specie al pastore Michaelson. Perciò, misi da parte ogni mia paura e, dopo aver deglutito con forza, chiusi gli occhi e trassi un profondo respiro. 

Mossi un piccolo passo nella sua direzione e, in quell'attimo, vidi il suo volto illuminarsi. Annuii lievemente guardandolo, perché avevo deciso di seguire il mio cuore, incurante di tutto ciò che sarebbe potuto accadere. La scelta migliore era andare con lui, ovunque mi volesse portare, perché non sapevo se avrei avuto un'altra occasione per averlo con me anche solo per un istante.

Cominciammo a camminare prima a passo svelto, poi man mano iniziammo ad accelerare, fino a quando non ci trovammo a correre. Muovevo le gambe più veloce che mai e non mi voltai indietro una sola volta, perché facendolo ero consapevole che mi sarei pentita di ogni mia azione. Continuai a correre, cercando di stargli al passo e ringraziai di aver indossato scarpe comode quel giorno.

Non appena superammo il retro della chiesa, lo vidi avanzare verso una sorta di rimessa e, una volta arrivato lì davanti, tirò fuori un mazzo di chiavi con il quale poter aprire la porta.

Nel farlo sembrava agitato, come se temesse che qualcuno potesse raggiungerci e impedirci di stare tranquilli per tutto il tempo necessario. Quel timore che percepivo, si riversò anche su di me e iniziai a guardarmi intorno, scrutando con attenzione ogni singolo punto.

Non appena riuscì a far entrare la chiave nella toppa, girò la maniglia e si fiondò all'interno.

"Possiamo stare poco tempo perché poi devo andare con gli altri a portare la salma al cimitero" affermò, passandosi la mano tra quei ricci che avevo tanta voglia di toccare nuovamente.

Io, in risposta, annuii. Speravo potessimo stare assieme più tempo, ma la mia mente era così annebbiata che, per un attimo, avevo scordato tutto ciò che era accaduto e il luogo nel quale ci trovavamo. Dopotutto, quella era la conseguenza dello stare con Jeremiah: mi portava ad annullare tutto ciò mi stava attorno.

Si voltò per chiudere la porta a chiave, così da evitare che chiunque potesse entrare dentro. Lo osservai da dietro e, per la prima volta in quella giornata, mi accorsi di come anche lui avesse perso molto peso. Il busto si era assottigliato e le braccia, già asciutte di loro, sembravano ancor più magre.

Feci un passo nella sua direzione allungando la mano, ma la ritirai immediatamente perché non avevo il coraggio di chiedergli quanto avesse sofferto in quell'ultimo periodo.

Eternity - Un amore senza fine |COMPLETA|Where stories live. Discover now